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BIENNALE DI VENEZIA 2011.

BIENNALE DI VENEZIA 2011.
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Tra critiche e proteste anche quest’anno l’arte diventa spettacolo. Si sono aperti il 4 giugno i cancelli dei Giardini e dell’Arsenale di Venezia che ogni due anni ospitano la storica Biennale, manifestazione di arte, musica, cinema, danza, architettura e teatro, istituita nel 1893 per opera del sindaco di Venezia, Riccardo Selvatico e da allora vetrina internazionale della cultura contemporanea e delle nuove tendenze artistiche. Siamo giunti quest’anno alla 54ª edizione della Biennale dell’Arte intitolata ‘ILLUMInazioni’ e curata da Bice Curiger, storica dell’arte, critica e fondatrice della rivista ‘Parkett’. Come suggerisce il nome della mostra, la Curiger ha voluto valorizzare il tema della luce, concetto tanto caro all’arte. Ma con il gioco di parole, ILLUMInazioni, la direttrice pone l’accento anche sull’importanza della nazione quale senso di appartenenza che va al di là dei confini posti dall’essere umano, ed evoca, non a caso, il movimento filosofico – culturale dell’Illuminismo settecentesco che fu definito dalla stesso Kant come l’uscita dell’uomo dalla minorità culturale servendosi della propria intelligenza. La Biennale ospita ai Giardini e all’Arsenale i padiglioni storici, ognuno dei quali dedicato ad un paese con i propri artisti e curatori, ma sono stati allestiti anche dei parapadiglioni all’interno degli spazi espositivi ed eventi collaterali sono diffusi nella città di Venezia, contando il numero record di 89 partecipazioni nazionali con la presenza di alcuni paesi assenti da anni e di 4 nazioni che per la prima volta partecipano alla Biennale: Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh e Haiti.

 

 

Insomma, grandi aspettative per la Biennale di Venezia e molti sono i protagonisti dell’arte internazionale. Il leone d’oro della giuria per la migliore partecipazione nazionale è andato alla Germania che espone la performance dell’artista Christoph Schlingensief, morto lo scorso anno e noto anche in ambito teatrale e cinematografico. Il premio come migliore artista è stato conferito con grande consenso di critica e di pubblico, all’artista statunitense Christian Marclay presente  alla Biennale con il lungometraggio The Clock, opera molto suggestiva composta da numerose scene di film cult in cui domina la presenza degli orologi mostrando una società ossessionata dal tempo che passa o che non passa!

I leoni alla carriera sono andati agli artisti Sturtevant e a Franz West, mentre il leone d’argento è stato consegnato al giovane e promettente artista Haroon Mirza, rappresentante del padiglione inglese che con le sue installazioni riesce ad affascinare lo spettatore mediante la manipolazione del linguaggio musicale e l’assemblaggio di oggetti e di luci.

Non sono mancate le polemiche e le critiche come ogni edizione della Biennale che si rispetti!

A partire dalla scelta del curatore del padiglione Italia, quest’anno affidato a Vittorio Sgarbi che ha deciso di delegare la selezione degli artisti partecipanti, ad intellettuali, registi, manager, stilisti e scrittori outsider dal sistema dell’arte contemporaneo. Intitolando la mostra ‘L’arte non è cosa nostra’, Sgarbi ha voluto restituire l’arte contemporanea ad un pubblico di non addetti ai lavori coinvolgendo personalità non appartenenti al monopolio di gallerie e istituzioni culturali. Idea questa, sicuramente interessante se non fosse che la maggior parte degli intellettuali chiamati a scegliere gli artisti Italiani più rappresentativi delle tendenze attuali, si sono rivelati del tutto all’oscuro della situazione artistica italiana” come ha dichiarato Gillo Dorfles, uno dei maggiori critici d’arte contemporanea, docente e commissario in diverse edizioni della Biennale.

Il padiglione Italia è risultato un cocktail di tendenze, di generi e di stili in cui le opere di artisti di dubbio valore qualitativo sono state addossate ai lavori firmati da nomi storici riconosciuti dalla critica internazionale, che altro non hanno potuto fare che prendere il largo dalla Biennale.

In difesa del padiglione Italia, Sgarbi non ha esitato a rispondere alle critiche e con suo solito fervore, ha attaccato collezionisti, critici, istituzioni e mondo della moda (praticamente tutti!) che a suo avviso, mercificano l’arte e creano artisti star sulla base di poderose strategie di marketing.

Ma le critiche non sono riservate solo al bellicoso Vittorio Sgarbi. Fortemente contestata è stata anche l’installazione del celebre artista padovano Maurizio Cattelan che ha cosparso il padiglione centrale della Biennale di circa 2.000 piccioni imbalsamati generando l’indignazione e il dissenso di un gruppo di animalisti stanziatisi all’entrata della manifestazione con cartelli e magliette di protesta.

Ma Cattelan non ha risposto alle accuse; forse perché le sue opere nascono deliberatamente per provocare disapprovazione o forse perché lui ha capito che le critiche sono parte integrante dell’arte e che tutti noi siamo spettatori ma anche attori dello spettacolo dell’arte.

Michela Cella

redazioneBonVivre

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