MILANO – Greenpeace in azione contro quindici case d’Alta moda, chiede di intraprendere un percorso di pulizia delle loro filiere produttive. Durante la notte tra il 18 e il 19 febbraio, alcuni attivisti hanno ricoperto i marciapiedi della città che ospita la settimana della moda, con dei clean grafiti, una tecnica artistica che utilizza la sporcizia raccolta dalle stesse strade per costruire figure e scrivere messaggi. Il tutto eliminabile semplicemente lavando. Questa è stata solo una parte dell’attività dell’associazione pro ambiente, che nella mattinata dell’inaugurazione della settimana della moda al Castello Sforzesco, ha srotolato un green carpet da una delle torri mentre una delle loro attiviste si esibiva nella prima sfilata della storia, in verticale.
Quello che sta facendo Greenpeace è lanciare una sfida, con tanto di guanto simbolico (categoricamente verde), a quindici case d’Alta moda, nello specifico: Valentino, Armani, Dior, Gucci, Louis Vitton, Ermenegildo Zegna, Versace, Salvatore Ferragamo, Cavalli, Alberta Ferretti, Chanel, Dolce & Gabbana, Hermes, Prada, Trussardi.
Greenpeace ha sottoposto a questi marchi un questionario per valutare la loro posizione attuale e il loro impegno futuro per perseguire due obiettivi: Scarichi Zero che vuole fermare l’inquinamento dovuto all’impiego e allo smaltimento di sostanze tossiche utilizzate durante le fasi di produzione entro il 2020, e l’altrettanto ambizioso e corretto Deforestazione Zero, che riguarda invece il packaging di queste e molte altre case di produzione.
Finora soltanto Valentino Fashion Group si è aggiudicato un bollino verde nella loro classifica “The Fashion Duel” per la strada che ha dichiarato di voler intraprendere.
Alcuni dei marchi indicati stanno facendo ancora troppo poco e altri hanno snobbato a piè pari la sfida di Greenpeace.
Già nell’aprile 2012 Greenpeace era entrata in azione analizzando i prodotti chimici contenuti in 141 capi di vestiario di diverse aziende d’abbigliamento, acquistati in paesi differenti. Il risultato dell’inchiesta aveva rilevato la presenza di nonilfenoli etossilati (NPE), ftalati, coloranti azoici, metalli pesanti come piombo, mercurio e cromo e altre sostanze tossiche, in un numero preoccupante dei capi controllati. Queste sostanze oltre a poter provocare dermatiti, eritemi, problemi ormonali, rischio di cancro, sono difficilmente smaltibili ed entrando a contatto con le acque semplicemente dagli scarichi delle lavatrici, possono facilmente diffondersi nella catena alimentare e portare a conseguenze molto gravi.
Sul sito http://it.thefashionduel.com si può firmare la petizione per contribuire a lanciare la sfida a queste case d’Alta moda, nella speranza che facendoci sentire in molti, anche questi produttori di lusso si adeguino alle politiche ambientali sostenibili, per il bene del futuro del pianeta, delle popolazioni che vivono nelle zone produttive, e dei nostri figli.
Aristide Capuzzo








