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Intervista al critico Fabrizio Biferali

Intervista al critico Fabrizio Biferali
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“L’Arte nasce dalla Storia e si spiega solo con la Storia.”

biferali

Devo la conoscenza del brillante e serio storico d’arte Fabrizio Biferali a mio cugino Nicola De Palo, il quale gli ha sottoposto il suo saggio sulla “scomparsa” di mia sorella, la giornalista Graziella De Palo e del suo collega Italo Toni. Infatti Fabrizio ha lavorato part time presso l’Armando Curcio Editore dal 2001 all’anno scorso. Ed è appunto lui l’editor del libro, uscito nella primavera 2012, che ha coraggiosamente voluto intitolare Omicidio di Stato / Storia dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni. Fu lui a spiegarmi di essere in realtà un “cinquecentista”. Fabrizio svolgeva con gentilezza, efficienza e competenza questo suo lavoro, ma il suo stipendio fisso gli serviva in realtà per sovvenzionare la sua vera passione: la storia dell’arte.

“Lo storico dell’arte purtroppo non può contare su uno stipendio fisso”, mi spiega adesso a casa sua a Roma, nel quartiere Prati, in uno spazio di tempo ritagliato a fatica tra i suoi impegni di studioso e gli accompagnamenti all’asilodella luce dei suoi occhi: il figlio Giulio, di due anni e mezzo. Giulio gli ha riempito la vita quando si è licenziato dalla Curcio per rimettersi in gioco, a 41 anni suonati, sul difficilissimo mercato del lavoro intellettuale italiano.

Così ricordo anche a lui l’indimenticabile scena del film La meglio gioventù, nella quale il vecchio professore universitario, accorgendosi del talento del suo giovane esaminando, dopo averlo premiato con il trenta e lode gli consiglia di proseguire la sua formazione all’estero, perché l’Italia è un paese decrepito che sta morendo.

“Non ho mai pensato di andarmene dall’Italia – replica Fabrizio senza fare una grinza – perché l’oggetto dei miei studi è qui. Ho studiato l’arte italiana, e d’altra parte credo molto in me stesso, e sono sicuro che chi vale emerge, anche se da noi in ritardo rispetto ad altri. Io il successo e la visibilità me li sto conquistando poco a poco. In Italia esiste uno zoccolo duro di persone colte, che leggono e che sanno che suolo stanno calpestando. La missione di chi fa cultura e si rivolge al pubblico è dunque qui: perché devo andarmene io e non i subumani che ci governano?

La mia passione per la storia dell’arte è maturata negli anni del liceo scientifico, e mi sono orientato sùbito sul Cinquecento veneto. Quelle sono le radici  dei miei recenti saggi su Tiziano e Tintoretto.

La mia professoressa era mediocre, ma per me ebbe il merito di assegnarci una ricerca su una chiesa di Roma: io scelsi Santa Maria in Ara Coeli. Riuscii a vedere e studiare ambienti di solito chiusi, testimonianti l’arte medievale e rinascimentale…

Presa la maturità, mi iscrissi a Lettere con indirizzo Storia dell’Arte ed ebbi la fortuna di svolgere il programma con il professor Augusto Gentili, con il quale concordai un piano di studi organico, con gli otto esami fondamentali e tutti gli altri concentrati sul Cinquecento, ed in particolare su studi di taglio iconologico: quella che Gentili chiama iconografia contestuale, documento di un ‘arte, adottando un approccio ben diverso da quelli ben noti di Roberto Longhi o Giulio Carlo Argan.  Gentili è uno studioso marxista, il quale privilegia lo studio della struttura. Mi sono quindi laureato con lui in Storia dell’Arte veneta. Attualmente Gentili si è giustamente trasferito proprio a Ca’ Foscari. Il periodo di cui è specialista, che coincide con il mio, va dalla pittura della metà del Quattrocento a tutto il Cinquecento, da Bellini a Tintoretto e Tiziano tardo.

Così nel 1997 ho discusso la mia tesi su Lorenzo Lotto, che è appunto un grande maestro veneziano del Cinquecento. La mia tesi verteva sul suo periodo marchigiano degli anni Venti-Trenta, cercando di inserire il personaggio nel suo contesto storico.

Io appartengo alla scuola di Panofsky e di Aby Varburg, fondatore della scuola di iconologia. Secondp questo filone varburgheriano di studi, l’opera d’arte va analizzata introducendola nel suo contesto storico: una committenza ed un pubblico in grado o meno di recepirla. Il genio romantico assoluto non esiste: tutti i grandi artisti infatti obbediscono a delle committenze, altrimenti non lavorano. Il significato acquista pregnanza a seconda dell’artista che vi si applica. Io ritengo di essere una persona molto vicina alla teoria marxista. Sono un lettore di Marx e di Gramsci: il metodo di analizzare la realtà di Marx rimane validissimo. Più dell’Arte mi interessa la Storia dell’arte. L’opera d’arte è un documento come un altro, anche se è più piacevole studiare un Tiziano

Anche le mie letture sono tutte orientate nel senso marxiano. E’ impossibile scindere l’aspetto formale da quello storico. Conoscere il milieu storico consente di decrittare l’arte stessa.

L’arte del Quattro-Cinquecento è ancora legata al Medio Evo e intrisa di simbolismo: non è ancora l’epoca delle scoperte scientifiche (Galileo Galilei), anche se quella dei Comuni e delle Signorie medievali è ormai tramontata per sempre.

Io sono stato iniziato alla Storia dell’Arte solo all’Università, proprio dai corsi sul  Rinascimento del professor Giulio Carlo Argan, anche lui marxista…

“Argan era marxista, ma il suo è un approccio che io non prediligo, perché guarda molto all’estetica e alla filosofia, ma è poco attento al dato storico contestuale. Per lui le opere, a cominciare da quelle del sommo Michelangelo, rimangono un po’ astratte e metafisiche. Gli artisti italiani visti nella sua prospettiva sono giganti sullo sfondo della Storia, mentre secondo me la prospettiva va rovesciata: bisogna prima conoscere la microstoria, e poi passare allo studio dell’opera. Invece loro sono legati ad una visione crociana, hegeliana.

L’iconologia contestuale, secondo la definizione di Gentili, della quale sono appunto seguace, nasce ad Amburgo, in Germania, appunto con Aby Warburg., primogenito di una famiglia di banchieri tedeschi ebrei. Sebbene fosse destinato a divenire a sua volta banchiere, egli decide invece di lasciare tutto al suo fratello più piccolo e chiede solo un vitalizio per mantenere i propri studi. Fonda la propria scuola ad Amburgo, per trasferirsi poi a Londra, ma con l’avvento del nazismo in Germania, espatria anche lui come gli altri ebrei tedeschi che riescono a sfuggire alla Shoah negli Stati Uniti.

La scuola crociana è invece legata ai miti romantici hegeliani. Essa cerca il significato dell’opera studiando l’opera.

Io ho cominciato a scrivere con articoli sull’arte del Novecento, perseguendo sempre il fine di trovare la Storia.

Dopo essermi laureato nel 1997, ho partecipato ad un concorso di specializzazione, al quale sono arrivato secondo ex aequo, vincendo una borsa di studio triennale. La mia nuova tesi, discussa nel 2001 con il professor Alessandro Zuccari, era su un chiostro con capitelli figurati di fine Quattrocento, che si trova a Sant’Oliva a Cori, in provincia di Latina, opera di Antonio da Como.

E veniamo al tuo nuovo, prestigioso incarico…

Dal dicembre 2013 sono assegnista di ricerca presso la classe di Lettere e Filosofia della Scuola Normale di Pisa, per un progetto triennale su Michelangelo. Svolgerò i miei studi con il professore di Storia moderna Massimo Firpo, uno dei massimi esperti della storia religiosa del Cinquecento.. Egli ha la tendenza a misurarsi con i problemi visivi ed iconografici. Ci siamo conosciuti nel 2005 all’Accademia dei Lincei, dove io facevo una visita guidata. Con lui ho pubblicato nel 2009 Navicula Petri. L’arte dei Papi nel Cinquecento.

Questo progetto su Michelangelo è ancora in fieri, vedremo che strada prenderà: come dice un mio amico storico, il documento è il suo nemico, perché spesso confuta il punto di partenza sul quale avevi basato il tuo progetto di ricerca: ti può infatti capitare di trovare proprio un documento che ti confuta.

Il lavoro che faccio con Michelangelo è in chiave storico-contestuale. Prendere il più grande artista di sempre e inserirlo nel contesto storico nel quale si muoveva. Ho cercato di perseguire l’idea di rendere questo personaggio “divino” più alla portata degli altri umani.

Cosa pensi della famosa biografia romanzata di Michelangelo, Il tormento e l’estasi, il capolavoro di Irving Stone?

Il tormento e l’estasi,  da cui hanno tratto un film più bello del libro stesso, anche se è una biografia romanzata di Michelangelo, riesce però a restituire in maniera verosimile il sentimento di un ‘epoca, ma strizzando l’occhio al pubblico. E’ lontano da me: per me i documenti devono essere alla base di tutto. La scrittura piacevole e romanzata consente la lettura a tutti, ma non si può prescindere dall’approccio storico. C’è infatti il rischio di un eccesso di interpretazione dei documenti, quando questi vengono letti in maniera parossistica.

Michelangelo da giovane era vissuto nel neoplatonismo della corte di Lorenzo il Magnifico, ma dall’altra parte ci sarà l’influsso di Savonarola. Per questo non si può dare un’interpretazione solo medicea o solo savonaroliana. Inoltre lui era affascinato da Alessandro VI Borgia, Papa libertino e corrotto.

Si deve essere equilibrati nel tentativo di dare risposte. Un libro che pone una domanda è più utile di uno che dà una risposta.”

Che uso fai di Internet e di Wikipedia nel tuo lavoro?

“Uso Internet, ma soprattutto vado molto alle fonti: archivi e biblioteche. Mi capita quindi spesso di leggere manoscritti mai stampati. Quanto a Wikipedia, è uno strumento utile, ma da usare con cautela: le fonti non sono sempre affidabilissime, anche se sugli argomenti specifici scrivono persone competenti.”

Passiamo alle altre tue attività ed hobby…

“Scrivo recensioni per il Giornale dell’Arte, la più prestigiosa rivista d’arte italiana.

Quanto alle letture, preferisco la saggistica, che mi torna utile per il lavoro. Mi piace molto andare al cinema, vedere le mostre. Sono tifoso della Roma, unica vera fede che non mi abbandonerà mai.

I miei registi preferiti sono Sorrentino e Tornatore. Poi mi piacciono moltissimo Tarantino, i fratelli Coen, Scorsese, Coppola, i grandi del neorealismo italiano.”

 

Giancarlo De Palo
(rubrica: nuovi talenti)

redazione

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