L’uomo che ha fatto grande il nostro cinema nel mondo.
Quando si parla di “spaghetti-western” è impossibile non ricordare lui, il romano doc, il regista che ha fatto grande il nostro cinema nel mondo. Stiamo parlando del grande Sergio Leone e del suo strepitoso successo oltre oceano tra gli anni Sessanta e Settanta. Famosissima la trilogia dei cosiddetti “verdoni”: “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto e il cattivo” che – tra gli altri – ha lanciato il personaggio Clint Eastwood, prima di allora praticamente poco conosciuto. Ma anche capolavori come “Giù la testa” e negli anni Ottanta il celeberrimo “C’era una volta in America”, con un giovane Robert De Niro. Dopo il successo stratosferico negli USA torna in Italia anche per produrre e sceneggiare Carlo Verdone, nei due deliziosi movie “Un sacco bello” e “Bianco, rosso e verdone”. Entusiasmante, idilliaca e solidale l’accoppiata con il compositore e amico Ennio Morricone che, con le sue melodie immortali, impreziosisce i suoi già meravigliosi capolavori.
Colleghi del calibro di Quentin Tarantino, Martin Scorsese, Brian De Palma e Stanley Kubrick crescono e si formano grazie alla sua tecnica, della quale rimangono non solo colpiti ma profondamente segnati. A lui infatti si ispirano, ed è sempre a lui che fanno riferimento quando vengono tirati in ballo sulla questione di chi sia stato il più grande cineasta italiano a Hollywood. Già perché lui non è il solito nostro emigrato, come tanti altri diventati poi famosi; lui è nato in Italia (il 3 gennaio del ’29 a Roma) ed è in Italia che ha deciso poi di tornare, prima di salutare questo mondo proprio 26 anni fa, il 30 aprile 1989. Uomo poliedrico poiché non solo grandioso dietro la macchina da presa ma anche come co-regista, sceneggiatore e produttore esecutivo.
A parte i Nastri d’argento o i David di Donatello (vinti nel ’72 e nell’85) e i pochi lungometraggi da lui diretti, quel che conta di questo nostro eccezionale connazionale è ciò che è riuscito a lasciare; ai suo colleghi, al comparto cinematografico e soprattutto al pubblico che ancora oggi rivede, a distanza di quasi mezzo secolo, i suoi film e fischietta quelle armoniose colonne sonore divenute intramontabili. Addio Sergio!
Mirko Crocoli









