“ROMEO E GIULIETTA” in scena a Bergamo


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“ROMEO E GIULIETTA”, balletto in due atti tratto dall’omonima tragedia di W. Shakespeare, andrà in scena il 18 febbraio al Teatro  Greberg di Bergamo.

La messa in scena di un classico pone sempre l’autore (il regista, coreografo, sceneggiatore) nell’arduo dilemma se riproporre il soggetto seguendo fedelmente l’originale o se reinterpretarlo. Nel primo caso egli asseconda l’aspettativa del vasto pubblico ma rischia l’appiattimento della mera esposizione; nel secondo può azzardare una forma critica, offrendo la sua personale interpretazione che rischia di deludere il pubblico interessato ad una scontata storia originale ma non ad una opinione su di essa.

 

 

Nella creazione degli spettacoli ho sempre dato spazio alla mia fantasia sottraendomi  a formule teatrali definite.

Tuttavia in Romeo e Giulietta mi affascinava l’opera originale: testo e rappresentazione scenica. Ho cercato quindi una terza via.

Il linguaggio della danza, come diceva Béjart, non deve esprimere concetti molto complicati ma solo i più semplici:  vita, morte, guerra, amore, tristezza e gioia.

Il dramma di Romeo e Giulietta, come nell’immaginario collettivo, è per me l’archetipo, l’icona, dell’amore perfetto anche se (o proprio perché) in contrasto con la società e con il mondo.

Quindi la chiave della mia interpretazione ha richiesto, seppur nel tradizione del testo, la ricomposizione temporale degli eventi: una  storia che parte dal culmine del dramma e si snoda con lo scopo di enfatizzare l’icona.

I contrasti di vita e morte, amore e guerra, giorno e notte, sono evocati dai colori bianco e nero in uno scenario che, secondo la semplicità del teatro elisabettiano e shakespeariano, rinuncia a pesanti strutture scenografiche e si avvale di pochi attori interpreti nei diversi ruoli. (Giorgio Madia)

Note musicologiche

Pëtr Il’ič Čajkovskij compose l’Ouverture-Fantasie Romeo e Giulietta, ispirata all’omonima tragedia shakespeariana, nel 1869, la modificò profondamente nel 1870 (riscrivendone intere parti) e la rielaborò ulteriormente nel 1880 (modificandone la parte finale). Per questo nuovo balletto, di cui l’Ouverture –Fantasie è punto di partenza e fulcro musicale, non ci si è avvalsi solo della celebre versione definitiva, ma anche delle altre due, dando allo spettatore l’occasione – che al momento neanche il mercato discografico sembra offrire – di conoscere praticamente tutto il contenuto (qui presentato sotto forma di quattro frammenti) dei manoscritti di Romeo e Giulietta lasciatici da Čajkovskij e custoditi a Mosca. Gli altri brani scelti per questo balletto, tutti di Čajkovskij, sono tratti dalle musiche di scena per La fanciulla di neve di A.N. Ostrovskij, op.12, dalle musiche di scena per Amleto di Shakespeare, op. 67a, dalla Terza Sinfonia, op. 29, e dalla Suite Nr. 1 per orchestra, Op. 43.

Non pochi di questi brani ebbero in sorte il distacco dal contesto originario (o l’ inserimento in un nuovo contesto) già per opera del loro stesso autore: la Marche miniature, in un primo momento esclusa dalla Suite Nr. 1 (e pubblicata separatamente), vi fu poi reintegrata; anche l’Intermezzo dalla stessa Suite fu candidato all’esclusione. Gli entr’acte dell’atto III, IV e II di Amleto sono rispettivamente: la riorchestrazione di un mélodrame (melologo) per La fanciulla di neve; l’Elegia in memoria di Ivan V. Samarin; una versione abbreviata del secondo movimento (“alla tedesca”) della Terza Sinfonia, della quale in questo balletto viene eseguito anche il terzo movimento.

Si può dire che anche la musica di Romeo e Giulietta, nata per la sala da concerto, sia in parte diventata musica teatrale già per opera di Čajkovskij: in un duetto operistico che egli lasciò incompiuto si ritrova infatti – a cominciare dalle parole “O Romeo!” – materiale musicale evinto dall’Ouverture-Fantasie. Il duetto sarebbe potuto diventare parte di un più ampio progetto che non fu mai realizzato, poiché Čajkovskij aveva deciso di comporre un’opera basata su Romeo e Giulietta di Shakespeare. Si legge in una sua lettera del 1878: “mi par strano non aver visto fino ad ora come fossi predestinato a musicare questo dramma. Non ci sono imperatori, né marce […]: c’è amore, amore, e amore”; e in un testo del 1881: “la mia decisione è definitiva – scriverò un’opera su questo soggetto”. (Michele Rovetta).



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