Considerazioni sulla Pop Art


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Pop_art - Andy WarholIl termine Pop Art non ha un’origine del tutto chiara. Alcune notizie indicano che Pop Art, abbreviazione di Popular Art, fu coniato tra il 1954 e il 1955 dagli inglesi Leslie Fielder e Reyner Banham, al fine di designare l’universo massmediale che il mondo si avvicinava a vivere: cartellonistica pubblicitaria, televisione, cinema, cartoons, musica leggera, settimanali, fumetti, moda ecc. ecc. ecc. Insomma, la società odierna.

La Pop Art, tuttavia, non ha mai costituito un movimento ma un fenomeno che non ha mai trovato una realistica corrispondenza neppure con il nome con cui è passata alla storia. La parola stessa Popolare è impropria: la Pop Art non ha mai espresso la creatività del popolo, ma, piuttosto,  l’impossibilità della massa di essere creativa.

Certamente ha manifestato il disagio dell’individuo uniformato e inglobato nel sistema ma senza mai intraprendere il percorso delle ideologie. Insomma, la Pop Art è l’arte in assoluto che meglio di ogni altra ha identificato e amplificato le immagini prodotte dalla società senza giudicarle, ma semplicemente riproducendole.

La Pop Art, nel suo apparente o reale disimpegno etico, sociale, politico o religioso, ha saputo riprodurre una arte grafico-pittorica di tipo piatto, con colori uniformi e accesi simili a quelli della cartellonistica pubblicitaria coeva, dalla totale mancanza d’ironia, di denuncia volontaria di proclami o di messaggi di alcun tipo. Questa è la realtà che ci comunicano le opere di Andy Warhol o di Roy Lichtenstein, due artisti e intellettuali, apparentemente in opposizione, tra i più celebri di questo “fenomeno artistico”. Lichtenstein analizza nelle sue creazioni la parabola ascendente e formativa dell’immagine di massa, mentre Warhol ne coglie il suo aspetto discendente analizzando il rapporto psicologico di quella società consumistica e disperata che si andava via via formandosi.

Né Warhol né Lichtnstein si interessano più di tanto ai contenuti dei loro messaggi, bensì al modo con cui essi vengono comunicati anticipando il teorico dell’informazione H. Marshall Mc Luhan, che ha sintetizzato il concetto nell’indimenticabile frase “il mezzo è il messaggio”.

Così le immagini dei due artisti trasmettono e non esprimono altro che se stesse. Ma, se l’arte è divenuta merce, qual è il suo valore? Ha lo stesso valore della società dei consumi in cui abbiamo vissuto per decenni. L’arte e i consumi sono tutt’uno e noi siamo stati e, forse, per molti versi, ancora siamo quello che consumiamo.

Concludiamo con una delle battute storiche di Warhol: “Far soldi è un’arte e fare buoni affari è la migliore forma d’arte che esista”.

Questa è la Pop Art e questa è la società in cui abbiamo vissuto esattamente fino all’11 settembre 2001… Poi qualcosa è cambiato!



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