L’arte del Décollage di Mimmo Rotella


Add to Flipboard Magazine.

È stata inaugurata da Vittorio Sgarbi la mostra in omaggio al maestro del Novecento italiano, Mimmo Rotella, che si è conclusa il  27 Marzo 2011 alla Galleria Cavour di Padova. L’esposizione ‘Mimmo Rotella, opere 1958-1996’, è stata fortemente promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e si colloca nell’ambito del grande progetto, Universi Diversi, che propone un confronto tra sacro e profano nell’arte attraverso una serie di eventi espositivi.

Morto nel 2006 a ottantasette anni, Mimmo Rotella incarna il padre del Décollage, tecnica che consiste nello strappo materiale e fisico di manifesti pubblicitari e locandine cinematografiche che venivano poi applicate sulla tela subendo ulteriori lacerazioni, molteplici stratificazioni o talvolta, combinati con materiali diversi.

Siamo agli inizi degli anni ’50 quando a seguito di un viaggio-studi condotto in America, Rotella torna in Italia e vive una profonda crisi di identità artistica. Diviso tra i fondamenti della pittura astratto-geometrica che fino a quel momento aveva perseguito e la nascente Pop Art che aveva conosciuto negli Stati Uniti e che rispettava ma giudicava mistificatrice, si decide a cambiare radicalmente direzione un giorno in cui, passeggiando per  Roma, viene folgorato dalla visione di un manifesto pubblicitario strappato e si rende conto che si trovava davanti al nuovo messaggio artistico che stava cercando.

Compie il passo decisivo della sua carriera artistica e porta allora, sulla tela le immagini della cultura massmediatica. I manifesti pubblicitari diventano espressione artistica, particelle della civiltà contemporanea, testimonianza delle città, dei desideri della gente, e come tanti pezzi di puzzle di una realtà vissuta, vanno a comporre un’opera d’arte.

Nascono così i Décollage che si elevano a simbolo di un mondo reale sottratto alla strada per aderire alla tela dell’artista e per rappresentare, allo stesso tempo, il gesto di ribellione dell’autore che, ai limiti della legalità, se ne andava in giro, di notte, per Roma a strappare furtivamente cartelloni pubblicitari e qualche volta anche pezzi di lamiera delle intelaiature delle affissioni che potevano servire da complemento all’opera d’arte.

Tra le immagini cult proposte da Rotella troviamo inevitabilmente i divi che creano i miti degli anni ’50 e ‘60 come Marylin Monroe proposta in diverse versioni e Marcello Mastroianni con Anita Ekberg, cristallizzati nella locandina originale, strappata e ricomposta, del film che ha segnato la storia e la società italiana, La Dolce Vita di Federico Fellini.

Nella produzione di Rotella non si incontrano soltanto i volti dei divi; l’artista si appropria di scritte promozionali, titoli di film, figure femminili, loghi, animali, automobili, di tutto ciò che appartiene alle icone delle città in cui opera, facendone una raccolta di memorie visive.

A partire dagli anni ’80 l’intervento sulla tela di Rotella diventa ancora più incisivo. Al Décollage sovrappone disegni realizzati in pittura, scritte o segni dal tratto infantile che risentono dell’influsso del Graffitismo e dell’arte Informale che in quegli anni si andavano diffondendo tra l’Europa e l’America. Ma ancora una volta il gesto pittorico essenziale, rapido e spontaneo che per tanti artisti è il risultato di una tecnica distintiva, per Mimmo Rotella diventa il modo per accedere, o meglio, per partecipare al dialogo tra la cultura urbana e la pittura.

Riconosciuto e commemorato nelle più importanti istituzioni nazionali ed internazionali, Mimmo Rotella è sicuramente l’artefice di una linguaggio universale, un linguaggio che si riconosce immediatamente perché è senza tempo. Del resto, tutte le volte che passeggiando per strada rivolgeremo uno sguardo veloce ai manifesti pubblicitari spezzettati, stratificati, dilaniati dalla pioggia e marchiati dalle scritte, non ci troveremo forse davanti ad un opera di Mimmo Rotella?

Michela Cella



Devi essere registrato per inviare un commento Entra o registrati