“Arrivederci” autentica Liguria!


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Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo: ecco la Liguria chic, quella dei vip e delle barche dalle dimensioni di navi da crociera. Questo tratto di costa è effettivamente bellissimo: il cuore gongola alla vista della splendida piazzetta di Portofino, il “piatto piange” dopo aver realizzato che il costo di qualsiasi cosa, dal parcheggio al caffè, è effettivamente esorbitante. Vale certamente la pena passeggiare nelle viuzze percorse da Humphrey Bogart e Lauren Bacall  o bagnarsi nelle acque in cui si immerse la magnifica Grace Kelly, ma poi, senza troppi rimpianti, si può pensare di iniziare la scoperta di “un’altra Liguria”, poco più a Sud eppure lontana anni luce dalla mondanità aristocratica di Portofino e dintorni. Direzione La Spezia, destinazione Portovenere e Isola di Palmaria.

Portovenere e le sue casette colorate, tipiche dei paesi liguri che si affacciano sul mare: pare venissero dipinte di colori diversi per essere riconosciute dai pescatori ed agevolarne il ritorno a casa. Ogni paesino una diversa tavolozza di colori, a dare una riconoscibile unicità. Portovenere e la sua chiesa di San Pietro, a picco sul mare, meraviglia tale da essere stata, per lungo tempo, culla dei pensieri del poeta inglese Lord Byron. D’altra parte, tutta l’area che va da Portovenere fino al Parco Naturale delle Cinque Terre è patrimonio dell’Unesco e la valutazione non è stata fatta certo a casaccio. Portovenere e Iseo, un ristoratore che è un’istituzione, marinaio nell’aspetto ed anche un po’ nei modi. Suo il ristorante che guarda il mare (da Iseo, Calata Doria 9, telefono 0187 790610), a pochi metri dalla chiesa di San Pietro ma, soprattutto, sua la deliziosa Locanda Lorena (http://www.locandalorena.com/), nell’isola di Palmaria. Un servizio di “taxi veneziano”, messo a disposizione dalla Locanda, vi accompagna, in un battito di ciglia, da Portovenere alla paradisiaca Palmaria: ex territorio militare, si tratta di un’isola incontaminata e pura, praticamente priva di strutture turistiche. La Locanda Lorena, dove mangiare molto bene ed eventualmente passare la notte (dispone di pochissime camere), il ristorante il Pozzale (Loc. Il Pozzale, telefono 328 7355412), sul versante opposto dell’isola e La Maiella (http://www.locandalorena.com/residenza-la-maiella.html), residenza a picco sul mare ricavata da un ex fortino militare, sono le uniche alternative sull’isola per dormire e mangiare. La Maiella è sempre di proprietà di Iseo, all’anagrafe Giuspeppe Basso. Iseo racconta di averla comprata all’asta anni fa, “un’asta partita da un prezzo bassissimo per poi arrivare a ottocentomila euro” e a sentirlo dire così viene voglia di offrirgli subito quella cifra, a costo di impegnare tutto, consapevoli che un posto come quello non ha prezzo. Dal grande terrazzo fiorito de La Maiella si gode dell’impagabile vista sull’isola di Tino ed oltre, fino alla Versilia. Cinque camere di charme (ognuna con un piccolo terrazzo privato dove fare comodamente colazione) e accesso diretto al mare,  attraverso un percorso nel verde. Godersi un massaggio guardando l’Isola di Tino è un’esperienza che riconcilia con il mondo e che, quasi quasi, fa dimenticare i sei euro del caffè di Portofino. Per girare l’isola, La Maiella mette a disposizione deliziose auto elettriche da golf oppure un pulmino Fiat “vintage”. Lasciata Palmaria, luogo senza tempo e senza compromessi, si risale la costa per visitare il parco nazionale delle Cinque Terre. Percorrendo la litoranea delle Cinque Terre (anche se è certamente consigliato il treno), che collega Monterosso a Riomaggiore, si arriva a Vernazza, ottima base per un tour del parco.     A patto di riuscire a staccare gli occhi dalla carreggiata (è molto stretta e per di più a strapiombo sul mare: superfluo aggiungere altro), la litoranea offre panorami incredibili e una volta arrivati a Vernazza, ci si rimpossessa della sensazione di “fuga dalla realtà” provata a Palmaria. La Malà (http://www.lamala.it/index.html), quattro camere, due delle quali vista mare, è un delizioso agriturismo dal design contemporaneo: sarà un piacere tornare “a casa” la sera, dopo lunghissime camminate. Sono, infatti, i numerosi sentieri dislocati tra terra e cielo il modo migliore per godersi le Cinque Terre: da Vernazza, con un paio d’ore di camminata, è possibile raggiungere Monterosso oppure Corniglia. Se poi superate le quattro ore di camminata le gambe decidono di entrare in sciopero non c’è da perdersi d’animo: ci sono treni comodissimi, quasi ad ogni ora. Da non perdere una cena al ristorante Belforte (http://www.ristorantebelforte.it/), vista straordinaria sul mare oppure al ristorante Gambero Rosso (http://www.ristorantegamberorosso.net/), nella piazzetta principale di Vernazza (tra l’altro, il Belforte è stato fondato da Iseo, proprio quel tizio dell’asta di prima e adesso i due ristoranti sono di suo nipote: come dire “una famiglia radicata nel territorio”). Per i gourmet vale certamente la pena una sosta al ristorante Cappun Magru, località Groppo: la specialità del posto, naturalmente il cappun magro, fa da “apertura” ad una cena magistralmente preparata dallo chef Maurizio Bordoni. Un brindisi con un bicchiere di “sciacchetrà” (vino dolce da fine pasto, tipico della zona), per dire “arrivederci” ad una parte di Liguria anzi, di Italia, che conserva l’inarrivabile bellezza dell’autenticità.

Claudia Rossi



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