Anastasia, Genoveffa e Cenerentola


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«La palazzina dove vive Cenerentola si trova nel centro di Rodìo Miliciò, un paesino del sud della Sicilia, circondato da cave di tufo e alberi di melograno. La palazzina era di un vecchio barone decaduto, padre di Cenerentola, che rimasto vedovo si era risposato con la sua donna di servizio, Ignazia, madre di due figlie Genoveffa e Anastasia. Alla morte del padre Cenerentola era stata defraudata di tutti i suoi averi, cacciata persino dalla sua stanza da letto e segregata dalla matrigna in uno sgabuzzino buio e angusto… Cenerentola non se lo ricorda più il suo vero nome, troppo tempo è passato da quando suo padre la chiamava: «picciridda mia»…È domenica pomeriggio, le tapparelle sono chiuse anche se fuori c’è il sole. Dal soggiorno arrivano le voci della televisione accesa a volume sostenuto e nella penombra del corridoio la matrigna e le figlie, in camicia da notte, vestaglia e tappine, passeggiano annoiate e stanche. avanti e indietro, avanti e indietro, in fila. Sembrano tre pazze.» Emma Dante

La favola di Cenerentola, completamente illustrata e rivisitata da una grande regista del teatro. Un’esplorazione della famiglia e dell’emarginazione attraverso una poetica di tensione e follia in cui non manca una punta di umorismo. Cenerentola fa da sguattera alla matrigna e alle due sorellastre che passano le giornate a vomitare malignità e pettegolezzi. Dentro le quattro mura di casa le tre streghe sono sciatte, trasandate e comunicano tra loro in un dialetto ricco di parole ed espressioni accese. Quando entrano in contatto con l’alta società i loro modi diventano raffinati, la matrigna si riempie la bocca di francesismi e le due orribili sorelle rispettano le regole del galateo. Cenerentola non ha niente da nascondere: la sua disperazione è alla luce del giorno e la sua indole è nobile sia all’interno che all’esterno della casa. Ciò che non si vede è magico, ciò che è alla portata degli occhi è reale. La morale? i cattivi non saranno mai degli eroi né tanto meno rimarranno impuniti.

 

Emma Dante (Palermo, 1967), drammaturga e regista, nel 1999 costituisce a Palermo la compagnia Sud Costa occidentale con la quale vince il premio scenario 2001 per il progetto mPalermu e il premio Ubu 2002come novità italiana. Nel 2001 vince il premio Lo Straniero, assegnato da Goffredo Fofi, come giovane regista emergente; nel 2003 il premio Ubu con lo spettacolo Carnezzeria come migliore novità italiana; nel 2004 il premio «Gassman» come migliore regista italiana e il premio della critica (associazione nazionale Critici Del Teatro) per la drammaturgia e la regia. del 2005 è il premio Golden Graal come migliore regista per lo spettacolo Medea. Nel 2009 le viene assegnato il premio Sinopoli per la cultura. Ha pubblicato Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana (2007); via Castellana Bandiera (Premio Vittorini 2008 e super Vittorini 2009). nel 2009 inaugura la stagione del teatro alla scala con la regia di Carmen di Bizet diretta da Daniel Barenboim. dal 2000 al 2010 sono stati rappresentati in Italia e all’estero: mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, Mishelle di Sant’Oliva, Medea, Il festino, Cani di bancata, Le pulle e Anastasia, Genoveffa e Cenerentola. Debutterà a Napoli il 25 gennaio 2011 la trilogia degli occhiali che girerà in Italia e all’estero nelle prossime stagioni.



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