Una visione romantica per una città romantica


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Dopo il grande successo all’Hermitage di San Pietroburgo, il Museo M di Leuven ospita dal 24 giugno al 4 settembre il meglio della pittura fiamminga e olandese del XIX secolo. Epoca di grandi cambiamenti, la prima parte del XIX secolo: spazzate via le secolari certezze dell’ancien régime, l’Europa si trova infiammata dalle guerre napoleoniche, mentre borghesia e proletariato si affermano sulla scena politica e sociale e il liberalismo comincia a definire i contorni di una società moderna ormai –ove più ove meno pienamente- entrante nella sua fase industriale.
Nemmeno la sensibilità artistica del periodo rimane immune ai venti del cambiamento: in risposta al razionalismo illuminista del XVIII secolo si sviluppa un gusto sensibile all’emozione, al mistero, alla natura; in una parola: romantico.
Non solo Turner, Friedrich e un pugno di altri grandi -ma soliti noti- come Constable, Gericault, Delacroix esprimono sulla tela il sentimento del momento, per la verità: tutta l’Europa vi si cimenta, con alterni risultati. Certo è che i pennelli dell’area fiamminga e olandese non diventano celebri per questo periodo, occultato agli occhi dei posteri nel cono d’ombra proiettato dai più imponenti e rinomati antecedenti del Quattro e Cinquecento.

E in effetti i nomi dei suoi esponenti di spicco (Barend Cornelis Koekkoek, Andreas Schelfhout, David de Noter, Fredrik Marinus Kruseman, Jacob Abels, Basile de Loose, Petrus van Schendel) probabilmente non dicono molto ai più. Eppure varrebbe la pena di (ri)scoprirla, quest’anima Romantica, non foss’altro che per apprezzarne la tecnica, grandemente ammirata già dai contemporanei, e per riappropriarsi di categorie di pittoresco e di sublime che tanto hanno pesato sulla cultura, non solo figurativa, dell’Europa di quel tempo.
Dopo il grande successo riscosso all’Hermitage di San Pietroburgo, la collezione del produttore televisivo Jef Rademakers -una settantina di pezzi- (ri)approda sui lidi più prossimi ai natii e viene esposta, da fine giugno a inizio settembre, al museo M di Leuven.
Cinque le sezioni, che abbracciano il grosso delle varianti espressive in voga all’epoca: si va dalla pittura di genere alla composizione architettonica, passando per l’immancabile paesaggio, per le scene marinaresche tanto care ai commercianti della zona e per i notturni.
Ma divagando un po’, l’occasione è ghiotta anche per chi, incuriosito da un percorso artistico qualitativamente interessante e non scontato, volesse perdersi per qualche giorno tra le strade e le campagne di una delle perle urbane delle Fiandre: Leuven svetta tra le città di medie dimensioni della regione per un patrimonio architettonico e paesaggistico che solo la discrezione dei locali preserva dal turismo di massa.
Eppure il beghinaggio, uno dei maggiori per estensione nella zona, è ancora tutto lì com’era una volta, nonostante faccia parte (vivente) delle strutture che la lungimirante e rinomata università cittadina affida agli studenti perché vi alloggino e studino; ilmunicipio e gli edifici sulla piazza sono considerati tra gli archetipi del sinuoso gotico fiammeggiante; le abbazie del circondario si nascondono nel verde e invitano pochi curiosi alla volta a farsi raggiungere, preferibilmente attraverso piste ciclabili e stradine bianche…
Forse non sono diventati famosi, i Romantici della zona. E forse proprio per questo possono offrire a chi li incontrasse oggi al Museo M più di un’occasione per scoprire arte e territori ancora da esplorare. Con piacere e con ritmi d’altri tempi.

 



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