I castelli di Montecchio, come raccontati da Shakespeare.


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Ancora oggi Montecchio conserva un’atmosfera suggestiva data dalla presenza dei castelli che si ergono sui due colli sovrastanti la città. I Castelli di Giulietta e Romeo sono diventati negli anni il simbolo del paese, riconosciuto in tutto il mondo.  Vi sono  notizie sulla presenza di un castello a  Montecchio fin da tempi antichissimi: fonti medioevali tramandano che popolazioni celtiche abbiano per prime fortificato il paese; i Romani avrebbero successivamente utilizzato la stessa sommità del monte come punto di vedetta e di controllo sulla vallata dell’Agno, che apriva uno sbocco importante verso valichi alpini della zona trentina, ma soprattutto sulla Postumia. L’utilizzo del sito per scopi militari anche nel periodo delle invasioni barbariche e durante la dominazione longobarda è probabile.

Il castello sorto in epoca medioevale nella sua tipica concezione di fortezza medioevale sembra sia stato fondato dalla famiglia  dei Bongiudei nei primi anni del Mille e in seguito ai Pilei, nel Duecento, momento in cui il castello vive le torbide lotte tra le fazioni cittadine, la città di Vicenza, gli Ezzelini e Federico II. Il castello , con la sconfitta dei Pilei , verrà distrutto nel 1243. Con il Trecento e il passaggio di Montecchio alla dominazione scaligera di Cangrande i castelli verranno potenziati nel loro ruolo difensivo, non solo con l’erezione delle due rocche attualmente visibili, ma anche con una cinta formata da sbarramenti naturali e strapiombi naturali. Dopo la dominazione scaligera, dopo breve parentesi viscontea, i castelli passano nel 1404 alla repubblica di Venezia, e nel 1514, ancora una volta subiscono una terribile distruzione preventiva, per evitare che l’esercito imperiale, avanzando contro la Lega di Cambrai, li occupasse. Non ne segue un recupero delle fortificazioni fino al 1742, quando il Comune di Montecchio Maggiore acquista dalla repubblica Veneta il sito per la somma di 200 ducati. Solo nell’Ottocento e poi nella prima metà del Novecento, i castelli diventano oggetto di interesse culturale  e turistico e di  conseguente recupero e valorizzazione. Il Castello della Villa, detto il Castello di Romeo, oggi conserva il Mastio, la torre principale con una base di ben 100 m q e un’altezza di 22 mt. Il sentiero esterno, che segue un tratto delle mura, offre la possibilità di cogliere il fascino dell’intera costruzione che sembra seguire fedelmente il perimetro del piccolo pianoro su cui è collocato .il castello. Il Castello di Bellaguardia, detto il Castello di Giulietta, occupa la parte più elevata del colle ed è caratterizzato da una pianta sensibilmente allungata: una specie di rettangolo con una rientranza su uno dei lati maggiori, in corrispondenza della torre sulla quale è collocato l’ingresso.

 

Il nome è di origine longobarda e significa “luogo di osservazione” con finalità militari. Dalla terrazza ricavata durante gli anni ’30 si può oggi godere di una stupenda panoramica da Vicenza alla pianura Padana, dai Colli Berici alle Piccole Dolomiti. Nel primo piano del salone del ristorante sono collocati i pannelli che costituiscono il ciclo di affreschi di Pino Casarini, si tratta di 12 scene e 2 ritratti.

L’amore infelice ed eterno di Giulietta  e Romeo nasce da una novella di un vicentino, Luigi Da Porto, nobile soldato al servizio della Serenissima, rifugiatosi a Montorso dopo una grave ferita subita in battaglia. Infatti, da alcune finestre della sua villa, il poeta poteva ammirare la bellezza della veduta dei Castelli e da lì nacque la novella Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti, ambientata a Verona agli inizi del ’300, magistralmente resa eterna poi da W. Shakespeare.

I due castelli, oltre che per il loro valore storico, sono sempre stati punto di riferimento per moltissime persone, a causa della singolare vicenda d’amore che i due edifici ricordano. Vinti dalla vicenda di tanto infelice amore, visitatori e innamorati salgono la terrazza e la torre, e  complice  un impagabile paesaggio che generoso si offre alla vista, si lasciano affascinare da sentimenti che non fanno dimenticare la visita a Montecchio.

 



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