Vicenza: la culla del Palladio


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La provincia di Vicenza spesso viene menzionata per la caratteristica del suo “pil”, tra i più alti in Italia, e per la densità dei suoi insediamenti produttivi. Ma nonostante la marcata presenza dell’industria, gode di paradisi ambientali straordinari e di un patrimonio artistico invidiabile. Il Vicentino rimane il fulcro dell’attività artistica di Palladio, il più  importante, famoso, amato o criticato architetto della Repubblica di Venezia, che nel cinquecento grazie al ricco Patriziato, edificò decine di magnifiche ville e di sontuosi edifici, il testamento imperituro del suo genio architettonico. Sono trentanove tra edifici, religiosi, civili, pubblici e privati, oggi considerati “patrimonio dell’umanità” dove di volta in volta la sua concezione artistica rileva nuovi aspetti, coniugando l’idea rinascimentale dell’utile e del dilettevole con il rapporto uomo e natura, architettura e territorio. Proprio a Vicenza si tiene l’ultimo atto della sua carriera che ha come oggetto l’architettura più densa di significati: il teatro Olimpico.

Oltre a Quest’ultimo, nel cuore della città, si possono visitare le numerose altre opere, in ognuna di queste  si nota l’evoluzione della sua arte e il rapporto stretto con la personalità dei committenti. Ma la vera e rivoluzionaria novità si riscontra nelle dimore palladiane in campagna, dove la “villa” viene inserita nel contesto agricolo in un modo armonioso e funzionale nel medesimo tempo. Quindi il corpo centrale dedicato alla residenza viene collegato a delle appendici laterali a portico, chiamate “barchesse” che hanno la funzione di deposito agricolo. Basterà inoltrarsi nei colli Berici per vedere una delle prime opere commissionate al Palladio, da Biagio Saraceno da cui prende il nome la villa. Non bisogna perdere l’occasione prendendo la strada panoramica e andando verso Monte Berico, di visitare dei paesini veramente deliziosi che riservano dei patrimoni artistici e naturalistici affascinanti ed esclusivi. E’ il caso di citare Castegnero che oltre ad avere delle opere che si rifanno all’architettura rurale ispirati ai modelli palladiani come Villa Bonomo Carretta, vanta dei percorsi paesaggistici davvero piacevoli e alla portata di tutti. Assolutamente da non perdere è il Covolo di Fontecchio,una grotta molto particolare, dove sorge anche una fontana. Continuando il percorso si incontrano i boschi dove regna il Carpino Nero (Ostrya Carpinifolia), la Rovella (Quescus pubescens), l’albero di Giuda (Cercis Siliquastrum) e tappeti di pungitopo. Una tappa obbligatoria è la visita al “rocolo”, un osservatorio naturalistico, chiamato “aula verde”. Dal comune di Castegnero passa l’antica linea ferroviaria Treviso – Ostiglia, ora dimessa. Era considerata la linea più lunga d’Italia, 118 km, toccava quattro province venete e per un breve tratto anche quella di Mantova. Questa linea ferroviaria è un patrimonio storico–culturale e paesaggistico di notevole interesse. Il Comune ha aderito all’iniziativa per la realizzazione di un itinerario cicloturistico sul vecchio tracciato ferroviario, la “Via verde”.

 

Tornando verso Vicenza prendendo la strada panoramica e seguendo la dorsale Berica, si arriva ad Arcugnano. Un Comune che riserva mille sorprese. Pur essendo un insediamento produttivo, è di notevole interesse ecologico, ambientale, storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico. Infatti poco distante dal centro di Arcugnano si arriva al lago Fimon, uno specchio d’acqua immerso in un contesto naturale ricchissimo. La strada ciclopedonale che circonda il lago permette una piacevole passeggiata. Un vecchio imbarcadero invita ad un giro in barca fra ninfee, canneti e gallinelle acquatiche. Ma non solo. Questa zona è di grande interesse archeologico dovuto al ritrovamento di resti di insediamenti risalenti ad almeno due epoche differenti: uno al neolitico – IV millennio a.C. – ed uno all’età del bronzo. Pioniere nell’analisi e nella catalogazione dei resti archeologici provenienti dalla zona fu il naturalista vicentino Paolo Lioy. Interessante è anche la via degli antichi mulini e una visita anche a Villa Nordera e la chiesa di Santa Margherita. Il complesso ora è una casa di cura, ma nel XVI secolo era sede della Compagnia dei Fratelli della Croce, fondata da padre Pagani, chiamati Margheritoni, dall’antica chiesa di Santa Margherita accanto alla quale costruirono il loro convento. Bellissima anche la neoclassica Villa Salasco, realizzata nel 1770 dall’architetto Bertotti Scamozzi, fervente ammiratore e seguace di Palladio, curatore della monumentale edizione critica della sua opera Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio, 1776-83, in quattro tomi. Fu il principale esponente del Neoclassicismo a Vicenza e in provincia.

 



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