Il SIMBOLISMO IN ITALIA


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Chi  vive nel sogno è un essere superiore, chi vive nella realtà uno schiavo infelice’. Queste poche parole dell’artista Alberto Martini, esprimono a pieno l’essenza della mostra presentata il 1 ottobre al palazzo Zabarella di Padova dal titolo  Il Simbolismo in Italia.  In corso fino al 12 Febbraio 2012, l’esposizione propone uno sguardo di respiro europeo su uno dei movimenti più importanti, il Simbolismo, cha a cavallo tra il 1880 e la prima guerra mondiale, ha saputo interpretare le inquietudini ma anche le ambizioni e le speranze della Belle Epoque.  Anticipando il Futurismo e ponendo le basi per l’avanguardia Surrealista, il Simbolismo agisce in maniera incisiva sul modo di fare pittura analizzando il mondo dell’inconscio, i valori umani e il mistero del sogno, della vita e della morte.  In quest’ avventura senza precedenti, si distinguono artisti italiani di straordinaria capacità pittorico – stilistica come Previati e Segantini che diventano protagonisti assoluti del movimento, ma non meno importanti sono le presenze di Pellizza da Volpedo e Morbelli che invece si cimentano in un’ardua prova della tecnica del Divisionismo, raggiungendo risultati degni dei più importanti colleghi francesi. L’evento padovano pone l’accento sul clima italiano dell’epoca ma non manca il rapporto con i grandi maestri europei, in primis Von Stuck e Gustav Klimt che domina la scena con l’affascinante tela Giuditta II (Salomè) , espressione massima di raffinatezza ed erotismo contrapposta alla figura aggressiva ed emblematica della protagonista che incarna quella forza femminile creativa e allo stesso tempo distruttiva, carica di tensione e turbamento.  Nel percorso espositivo hanno notevole impatto visivo due grandi tele di Gaetano Previati: Il giorno che sveglia la notte del 1905 e Il Sogno del 1912. I due dipinti irradiano una straordinaria luminosità e intensità pittorica scandita dai colori caldi e brillanti che esaltano il tema della visione onirica trasportandoci in una dimensione immaginaria e di sospensione eterea.

Perla di tutta la mostra è il capolavoro di Giacomo Balla, Affetti, che testimonia l’adesione dell’artista al movimento simbolista pur essendo di lì a poco uno dei fondatori del Futurismo. Il dipinto di Balla realizzato come trittico, rappresenta un momento intimo di rara bellezza: la moglie del pittore che accoglie teneramente sulle proprie ginocchia la piccola figlia intenta a leggere una pagina scritta. L’atmosfera di familiarità e i gesti affettuosi delle due figure velate da una luce in chiaro-scuro che ricordano il Caravaggio, rendono la composizione di un realismo tale da calamitare lo sguardo dello spettatore con una forza eccezionale. Se da un lato il realismo è di superba innovazione stilistica, dall’altro la magia conferita al dipinto dal Balla fa pensare alle Madonne con Bambino dell’iconografia classica le cui tele non a caso, erano composte generalmente da trittici. Il tema della maternità tanto caro ai pittori simbolisti per mano di Giacomo Balla viene rielaborato in una luce suggestiva ed emozionante piena di sensazioni profonde ed inconsce, piena di amore e intimità. Se qualcosa si può criticare alla quasi impeccabile esposizione del Palazzo Zabarella, è l’impianto luci che in alcuni casi, sparato in maniera diretta sulle tele produce dei fastidiosi riflessi che impediscono una visione chiara dei dipinti. Di certo anche questo piccolo ostacolo ha favorito la nostra immersione nel mondo onirico e misterioso che i Simbolisti hanno saputo tramandarci, liberandoci dalla schiavitù della realtà e rendendoci per qualche ora, esseri superiori.

Michela Cella



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