Il cancro ‘segreto’


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Se la parola ‘cancro’ non è più un tabù grazie alla maggiore educazione medica della popolazione media avvenuta negli ultimi 20 anni, quando colpisce gli organi genitali torna a diventare un argomento del quale non parlare, che fa emergere lo stigma, il sospetto di pratiche sessuali particolari e un pudore che in alcuni casi ritarda la diagnosi.

In particolare si riscontra una profonda ignoranza sui temi della salute sessuale da parte dei giovani maschi italiani. Basti pensare che il 79% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni non si è mai sottoposto ad una visita andrologica. Del proprio apparato riproduttivo gli uomini non parlano e conoscono molto poco anche il tema delle malattie sessualmente trasmesse. La loro prevenzione sembra delegata quasi in tutto alle donne.

E’ la sconcertante fotografia del dossier Libertiamo associazione di cultura politica presieduta da Benedetto Della Vedova, appena presentato a Roma dove è stato illustrato il focus sulla vaccinazione contro il virus HPV.

 

 

Nonostante l’ampia diffusione del virus e la campagna di vaccinazione attivata nel 2008, l’informazione relativa all’HPV, nella popolazione, è ancora scarsa. Secondo un’indagine del CENSIS, i cui risultati sono stati resi noti il 3 novembre 2011, il 67,8% delle donne intervistate crede che il papilloma virus colpisca solo le persone di sesso femminile. Ebbene, l’HPV è un virus ubiquitario, che colpisce sia gli uomini che le donne. Si riscontra sulla cute e nelle mucose sia nel tratto anogenitale che a livello orofaringeo. È un virus molto resistente e diffuso nell’ambiente. La modalità di trasmissione più frequente è quella sessuale e l’uso del preservativo dimezza la probabilità del contagio ma non la elimina.

Di recente si è prestata maggior attenzione alla prevalenza del virus nella popolazione maschile, che sembra più consistente ed uniforme nelle diverse fasce di età, attestandosi tra il 50% (tra i 18 e i 19 anni) e il 70% (tra i 30 e i 34 anni). Molte patologie HPV-correlate si manifestano in entrambi i sessi e spesso più frequentemente negli uomini. Altre colpiscono solo questi ultimi. Per questo i danni alla salute procurati dall’HPV alla popolazione maschile cominciano ad essere oggetto di studi più approfonditi.

La diffusione dell’HPV dipende grandemente da variabili geografiche e  anagrafiche. La maggior parte degli studi effettuati sinora sono relativi alla diffusione dell’infezione nella popolazione femminile. Si calcola che circa il 75%- 85% della popolazione femminile contragga il virus nel periodo fertile e, in circa il 40% dei casi, questo avviene nei primi anni in cui la donna è sessualmente attiva.

Ben più gravi sono i casi di cancro HPV-correlato nella popolazione maschile: all’HPV sono attribuibili il 40% dei casi di carcinomi del pene, il 90% dei casi di carcinomi all’ano, il 3% dei casi di carcinomi alla bocca e il 12% dei carcinomi all’orofaringe. Il cancro dell’ano colpisce nel mondo 99 mila persone ogni anno. Il 40% sono uomini, il 60% donne. Per entrambi i sessi il carcinoma è spesso attribuibile all’HPV e in particolare, nel 92% dei casi, al tipo 16 (80%) e 18 (12%). Uno studio condotto negli USA ha rilevato che dal 1970 al 2000 l’incidenza di cancro dell’ano è cresciuta del 60% negli uomini e del 78% nelle donne.Nello scorso decennio la presenza di tipi oncogeni di HPV (in primis il tipo 16) era prevalente nel 60% dei cancri dell’orofaringe.il 26 ottobre 2011, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), una commissione consultiva del governo federale statunitense, hanno raccomandato che il vaccino quadrivalente contro il papilloma virus sia erogato di routine ai maschi di 11 e 12 anni. Hanno raccomandato altresì che la vaccinazione possa cominciare dall’età di 9 anni.

Considerando che l’HPV è così diffuso e per la maggior parte dei casi “invisibile”, l’unica forma di prevenzione alternativa al vaccino può essere considerata la completa astinenza sessuale. Una campagna di vaccinazione rivolta ai dodicenni maschi potrebbe rivelarsi anche l’occasione per accrescere il livello generale di sensibilità nei confronti della salute sessuale degli uomini, che rappresenta oggi un argomento sottovalutato nelle sue implicazioni mediche, anche in virtù di una serie di fattori psicologici e culturali. Quando ancora esisteva la visita di leva, al 70% dei ragazzi sottoposti al controllo veniva rilevata una qualche patologia genitale più o meno grave. Con il venir meno di questo screening di massa, di fatto, oggi il controllo della salute riproduttiva dei giovani maschi risulta nella pratica ancora più sporadico. Il valore aggiunto della vaccinazione maschile contro l’HPV è ancora maggiore per i soggetti omosessuali, per i quali risulta sensibilmente più alto il rischio di contrarre il cancro all’ano, in quanto tale patologia appare correlata con la pratica di rapporti sessuali anali. Secondo le statistiche, gli uomini che hanno relazioni con altri uomini hanno una probabilità di contrarre il cancro all’ano 17 volte maggiore rispetto a quelli praticano esclusivamente rapporti eterosessuali.se nella popolazione complessiva di uomini e donne il cancro anale ha un’incidenza di 2 casi su 100.000 ogni anno, presso gli omosessuali maschi si verifica in 40 casi su 100.000, cioè una percentuale venti volte più alta – oltre che cinque volte più alta dell’incidenza del cancro al collo dell’utero presso le donne.   L’aumento del numero di persone sottoposte al vaccino comporta un beneficio indiretto per coloro che non sono stati sottoposti alla vaccinazione. Si parla in questo caso di herd immunity.

In effetti, poiché le malattie contagiose sono trasmesse da individuo a individuo, la presenza di un numero significativo di persone immunizzate può consentire di spezzare le catene di infezione. Più sono gli individui vaccinati, meno è probabile che un individuo non vaccinato possa entrare in contatto con un individuo infetto.

Johann Rossi Mason

 



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