Citarsi addosso (cit.)


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I tempi moderni sembrano dirci, a proposito della promozione su vasta scala dei film in uscita nelle sale, che non è più tempo di flani, brochure, inserti di giornale e cartelloni vari. Il pubblico giovane vuole campagne virali su internet, vuole trailer, vuole teaser trailer (versione ridotte e precedenti al trailer stesso), e ultimamente vuole anche preview dei trailer veri e propri. Messa così, la situazione potrebbe apparire un po’caotica, parossistica e ai limiti, sempre sottili, del ridicolo involontario, invece per il momento per fortuna, ad esaminare meglio la situazione sotto il frastuono mediatico delle trovate più chiassose e appariscenti, parrebbe esserci ancora una sana convivenza tra metodi tradizionali nella loro rodata funzionalità e il nuovo che avanza. Fulcro di tutto rimane ancora il classico trailer, a cambiare sono invece i mezzi con cui è diffuso, o meglio, se ne affiancano di inediti a quelli abituali. Ultimamente, uno dei trailer più attesi, quello capace di generare più hype (ovvero attesa con aspettative in positivo), è stato quello di Django Unchained, nuovo progetto del regista di culto Quentin Tarantino.

Si prospetta come una sua personalissima rivisitazione in duplice chiave di dissacrante compendio smitizzato e sentito omaggio pieno di passione a un genere estremamente amato dall’autore, il nostro spesso bistrattato e solo recentemente rivalutato spaghetti western. È emblematico dell’era culturale postmoderna in cui ci troviamo a vivere che il prodotto più agognato è un manifesto derivato di un filone d’imitazione che era a sua volta una palese ripresa semi-abusiva di un genere fiorito in ben altro contesto e con ben altre intenzioni (qualcuno, magari un po’maligno, potrebbe aggiungere: e con ben altri risultati). Eppure è così che funziona una percentuale non trascurabile della produzione multimediale contemporanea, in una fittissima rete di collegamenti testuali in cui tutto sembra rimandare a qualcosa di Altro, preesistente, che sia molto precedente o anche solo coevo. E non si parla più di mera parodia come si poteva fino a un certo punto nei decenni trascorsi, quando Frankenstein Junior e Alta tensione di Mel Brooks erano considerati omaggi molto complessi; no, ormai si è andati ben oltre tutto ciò, tanto con omaggi filologici fino al perfezionismo di generi ritenuti scomparsi e riportati in auge, come il gangster movie e, appunto, il western; quanto, in modo diametralmente opposto ma non per questo non altrettanto incisivo, con frullati di citazioni di cultura pop sparsi tanto in televisione quanto al cinema, come capita alle creature del geniale ma fin troppo osannato Joss Whedon, ideatore di serie cult come Buffy ma ora regista del grande successo The Avengers.

Come al solito, nulla di nuovo sotto il sole, in quanto ad esempio negli anni ’70 lo stesso Woody Allen, ora a sua volta spesso e volentieri omaggiato/scopiazzato, aveva realizzato col suo frainteso Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai avuto il coraggio di chiedere, ben oltre le licenziose promesse del beffardo titolo, una rielaborazione molto personale di varie correnti cinematografiche a lui care, dalla commedia boccaccesca al cinema dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni. Quello che è mutato, nell’era di internet e dei social network, è la pervasività di un fenomeno con cui non si può più rinunciare a fare i conti.

Gabriele Corrao



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