L’evoluzione del jeans


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2E’ una lunga storia quella del jeans, che affonda le sue origini già nel XV secolo, si vocifera, non a caso nella terra d’Italia, culla di mode e novità. Si dice infatti che sia a Genova che i primi teloni blu (da cui il nome Blue Jeans, Bleu de Génes) fecero la loro comparsa sulle navi, per confezionare le vele e per coprire le merci. Questo tessuto particolarmente resistente, veniva fabbricato nella città francese di Nimes, da qui la parola denim (De Nimes). Secondo altre fonti, invece, i calzoni da lavoro erano in tempi passati, cuciti con tela di Nimes di color indaco ed erano indossati dai marinai genovesi.

La storia diviene poi nota a tutti quando il 20 maggio 1873, il commerciante tedesco Levi Strauss e il sarto lituano Jacob Davis brevettano negli Stati Uniti i pantaloni di cotone robusto con rivetti metallici chiamati semplicemente “overalls”. Utilizzati da cercatori d’oro, minatori, mandriani, contadini, gli overalls sono ampi e pesanti e servono a coprire gli indumenti quando si è al lavoro. Costano 3 dollari l’uno, la paga media di tre giorni di un operaio, e sono fatti in denim.

ImmagineIn Europa il jeans arriva alla fine della Guerra: i primi Levi’s vengono commercializzati nel 1959. Eppure qualche jeans autenticamente europeo era in circolazione già da tempo. In Francia, la giovane imprenditrice Rica Levy aveva fondato nel 1928 quella che sarebbe diventata poi la Rica Lewis. All’inizio nella sua azienda venivano confezionati capi d’abbigliamento (anche in denim) per le Forze Armate, poi, dal 1945, si fecero anche i jeans. In Inghilterra i Lee Cooper sono comparsi invece nel 1937, ma il marchio è nato addirittura nel 1908. A dare un aiuto alla diffusione del jeans fu paradossalmente proprio la penuria di stoffe che si era verificata nel corso della Seconda Guerra Mondiale, e nei tempi immediatamente successivi. Come altri beni, i tessuti erano razionati e potevano essere acquistati grazie a particolari «buoni». Ogni inglese aveva a disposizione 30 coupon all’anno per vestirsi, ma correva il rischio di esaurirli in fretta: per un abito da uomo ci volevano infatti 26 tagliandi, per un vestito da donna 16. Ma gli abiti da lavoro e i jeans si potevano avere in cambio di un solo coupon.

 

3E’ a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, allorché alcuni miti del cinema americano come James Dean e, in seguito, la gioventù “hippy” californiana ne fecero una divisa per gli spiriti anticonformisti simbolo di una gioventù ribelle, che i jeans iniziano una nuova fase che li portò a essere un indumento del tempo libero. Vi è poi, tra gli anni 1975-1985, un periodo di oblio che coincide con il crollo dei valori che avevano accompagnato le rivolte studentesche. Ma nel 1989, con la crisi del sistema sovietico, il mercato dei paesi dell’est si apre in maniera ufficiale al jeans insieme con i mercati asiatici e africani.

Unisex, trasversale a tutti le classi sociali e a ogni età,  il jeans è ormai il primo capo globalizzato.



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