Racconti di vita di un lupo di mare


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MARE2Ho già scritto sul mare, questo liquido amniotico, salato, che ci circonda e contribuisce in modo prevalente allo svilupparsi della nostra vita.

Infatti, l’evaporazione del mare, surriscaldato dal calore del sole, ci fornisce le nuvole che portano la pioggia. Questa irrora il terreno e permette ai semi di germogliare, fornendoci così tutti i prodotti della terra su cui viviamo.

Il mare, con le sue creature, non solo ci fornisce un ottimo cibo sempre abbondante, ma anche l’importantissimo sale, ottimi fertilizzanti, e anche energia elettrica tramite le maree. Nel passato, prima che la chimica facesse grandi passi avanti, il mare, tramite le balene, forniva anche il grasso animale e l’olio per illuminazione.

Ma il mare è qualcosa di più che una cabina di trasformazione meteorologica o una enorme cambusa, il mare per primo ha permesso il commercio tra Paesi diversi, per mezzo di navi che a basso costo trasportavano le merci, ha permesso il diffondersi della cultura, la comprensione tra popoli diversi.

Tutto questo è avvenuto con il sacrificio della componente terrestre del popolo del mare: i marinai.

Oggi andiamo in crociera su navi che sono condomini di lusso galleggianti: stabili, silenziose, comode, sicure, dove il problema è come farti passare il tempo di navigazione divertendoti, ma spesso dimentichiamo come ci si è arrivati a queste comodità.

Nei giorni nostri solo pochi ricordano il significato di “quaranta ruggenti” e “cinquanta urlanti”, di origine britannica, che indicavano nell’emisfero australe le latitudini in cui il vento aveva una forza tale da sembrare un ruggito, passando tra le sartie e le vele delle navi, oppure di un urlo.

MAREQuand’ero studente, oltre mezzo secolo fa, andavo a passare qualche pomeriggio alla “Casa di riposo” dei Comandanti e marinai a Camogli. Un poco per tenere loro compagnia, ma anche per ascoltare i loro affascinanti racconti. Erano ancora in vita gli ultimi “caphornier”, come venivano chiamati i marinai che avevano passato Cape Horn su navi a vela, un’avventura, sentirla raccontare dalla viva voce, un poco tremolante per l’età, era coinvolgente. Per uno studente dell’Istituto Nautico, quei racconti erano una fabbrica di sogni.

Ancora oggi, quando qualche amico generoso m’invita a fare qualche giro sulla barca a vela, purtroppo a causa dell’età mi trovo a mio agio solo su barche grandi, si risveglia in me la mistica del mare, quello stato di estasi controllata che ti fa guardare l’orizzonte, ti fa ascoltare il fischio del vento e lo sciacquio dell’onda sul mascone di prora; una raffica viene inconsciamente bilanciata inclinando il busto sopravvento e, se in piedi, il rollio viene corretto piegando alternativamente le ginocchia.

Nessuno mi ha mai insegnato questi “trucchi” che si sono sviluppati dentro il mio giroscopio interno da soli, forse l’auto installazione ebbe inizio quando avevo 18 mesi: mio papà mi gettò in mare e nuotai sott’acqua, poi in superficie, ma quel poco d’acqua salata che ingurgitai, andò in circolo con il sangue, che mai fu depurato.

Mi sento di far parte della “popolazione del mare”.

Sandro Emanuelli



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