“Mudànde e fanèle” come l’intimo racconta ciò che siamo stati


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mutanteMutande, mutandoni e maglie di varie fogge per raccontare quattro secoli di storia delle genti alpine. E’ quanto propone il volume “Mudànde e fanèle”, fresco di stampa per Edizioni DBS. 192 pagine a colori scritte a più mani che trascinano il lettore in un viaggio avvolgente attraverso glutei, cosce e schiene, raccontando una cultura del vestire intimo su cui esistono pochissime testimonianze.

Che si guardi al popolano o al nobile infatti, su mutande e affini usati un tempo si conosce ben poco. Il lavoro degli autori è stato dunque direttamente sul campo, tra vecchi comò e cassapanche impolverate che hanno restituito capi di biancheria talvolta secolari e sempre sorprendenti, antesignani di una moda oggi radicalmente diversa. Il lettore sorriderà guardando le mutande con lo spacco sotto per permettere l’evacuazione anche senza denudarsi, e potrà stupirsi a scoprire che – ancora nel XIX secolo – c’era chi identificava le mutande come segno di classe e trovava sconveniente e segno di “pericolosa” emancipazione che anche i contadini le vestissero: “I giovani, altra conseguenza della leva militare, assunsero mutande, il che prima non fu mai negli usi dei nostri contadini, e perfino portano ora mutande molte delle loro tose e donne maritate” (M. Bazolle)

mutande2Raccontare di mutande è per gli autori anche occasione per indagare sull’igiene personale, strettamente correlata all’aspetto simbolico del vestire sotto gli abiti. E si scopre così che l’intimo doveva essere il più possibile candido per indicare la purezza della pelle sottostante. Niente capi colorati dunque, e pazienza se si ci si lavava più per evitare di sporcare le mutande che per tenersi puliti davvero, in linea con il pensiero che i bagni erano deleteri per la salute e la sporcizia andava tolta tramite frizioni alcoliche o similia, mascherandola con ciprie e profumi.

Anche i tessuti su cui l’intimo era realizzato hanno una storia a sé: canapa e lana sono occasione per indagare produzione, tecniche e strumenti di lavorazione in un excursus tutto popolare tra antichi saperi artigiani e gràmole,spàdole, spìgole, corléte, navesèle, telèr. Anche l’infanzia ne è coinvolta, con le testimonianze delle balie e di levatrici come Maria Pollacci, in un percorso che si conclude con le musiche popolari sul tema. Ilarità e leggerezza senza ipocrisie di canti e stornelli accompagnano il lettore nel suo accomiatarsi da un mondo di mutandoni e ciripà la cui storia, al di là del costume, fa da scenario a grandi questioni come le rivendicazioni sociali e l’emancipazione femminile.

 

Scheda libro

Lois Bernard, Serena Turrin (a cura di), Mudànde e fanèle, Edizioni DBS, 2016. € 13, EAN 9788899369583. Scritti di Carlo Zoldan, Marco Zasio, Lois Bernard, Sandro Maoret, Serena Turrin, Anna De Paoli, Laura Maoret, Martina Stach, Andrea Bona, Pio Sagrillo.



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