L’imbarcadero per Mozia


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Mozia era un’antica città fenicia, situata sull’isola di San Pantaleo, vicino alla costa occidentale della Sicilia, nei pressi di Marsala. Un luogo archeologico importante, un meraviglioso angolo di Sicilia, dove la giornalista palermitana Sabrina Sciabica ha scelto di ambientare il suo primo romanzo che verrà presentato martedì 10 ottobre 2017 a Roma, presso il caffè letterario LAB 116 in via dei Volsci 116.

Una storia d’amore che sa di salsedine per questa giovane autrice, sorta di Camilleri in gonnella e in versione romantica che, come il grandissimo autore “inventore” della saga di Montalbano, sceglie di ambientare la sua storia con il mare sullo sfondo, le saline di Marsala di contorno e il calore del sole siciliano a rendere il tutto più magico. Sabrina vive a Roma da anni per lavoro, ma – come detto – è nata a Palermo e si reca spesso a Marsala, e la sua sicilianità è essenza della sua stessa personalità.

Qualche accenno alla storia de «L’imbarcadero per Mozia»:

Mozia, città fenicia, nel IV secolo avanti Cristo, al largo della costa occidentale della Sicilia,  si combatte una lotta spietata per il controllo del Mediterraneo. Fenici e Cartaginesi lottano una battaglia senza esclusione di colpi per difendere la loro isola dall’invasione dei Siracusani.

Mozia, oggi. Dalla banchina Antonio osserva il mare plumbeo accarezzare il profilo antico dell’isola e, stagliata sull’orizzonte, la bellezza eterea di Gisella. Inizia un lungo Corteggiamento, fatto di brevi ma intensi incontri, finché i due intrecciano una vera e propria relazione. Tutto è felice, perfetto e insieme all’amore anche la vena poetica di Antonio sembra vivere una nuova stagione. Ma un’ombra si affaccia all’orizzonte, minacciosa come la prima vela siracusana nei placidi mari moziesi.



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