Robinson Crusoe compie oggi trecento anni: il capostipite del romanzo moderno


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The Life and Strange  Surprising Adventures of Robinson Crusoe non è solo uno dei più celebri romanzi che siano mai stati scritti; è anche, per molti versi, il capostipite stesso del romanzo moderno. Uscì in Inghilterra il 25 Aprile 1719 e compie quindi proprio o25ggi 300 anni. L’avventuroso Daniel Defoe, saggista, giornalista, romanziere e spia, lo pubblicò all’età di 59 o 60 anni.

Nato nel 1632 a York, Robinson disattende le aspettative del padre che lo vorrebbe avvocato, cercando la fortuna imbarcandosi. Dopo varie disavventure nel Mediterraneo, riesce a varcare l’Atlantico e a stabilirsi in Brasile, dove diventa proprietario di una piantagione di canna da zucchero. Imbarcatosi nuovamente alla volta della Guinea per  partecipare alla tratta degli schiavi, fa naufragio al largo del Venezuela, e approda, unico superstite, in un’isola selvaggia sulla foce del fiume Orinoco. Robinson, in mezzo alla tempesta, non si sconvolge più di tanto e usa il relitto per costruirsi delle zattere con le quali trasporta a riva i pezzi utili per costruirsi subito un bel fortino.
L’isola è piena di capre selvatiche, che il nostro eroe addomestica, servendosi delle loro pelli per coprirsi. Costruisce subito una grande Croce, sulla quale incide la data del suo approdo: 30 Settembre 1659. Grazie ad una tacca quotidiana, la Croce si trasformerà nel suo calendario. Ad un certo punto, Robinson riesce anche a catturare un pappagallo al quale insegna a parlare. Fino al luglio 1760, quando esaurisce l’inchiostro, tiene anche un diario sul quale annota tutte le sue disavventure. Si ammala anche gravemente, e, in preda alla febbre altissima e al delirio, vede un uomo in una nuvola nera che procede in mezzo alle fiamme, ricordandogli che la sua vita non è stata mai illuminata dalla luce della fede.
Ed ecco che Robinson, ristabilitosi, riscopre veramente la fede in Dio, che ringrazia per tutto quel che gli fa trovare nell’isola, e comincia a leggere ogni giorno un passo della Sacra Bibbia, che è poi l’unico libro che ha provvidenzialmente portato con sé.
E siamo a quello che per Robert Louis Stevenson è uno dei momenti culminanti della letteratura: Robinson si imbatte sulla spiaggia nell’impronta di un piede umano più grande del suo. Non è solo nell’isola! A dodici anni dal suo arrivo, Robinson fa una scoperta terribile: l’isola è abitata da selvaggi che prendono prigionieri di guerra e se ne nutrono. Lui Interviene in uno di questi abominevoli banchetti e riesce ad uccidere tutti i commensali, liberando la vittima, che fa suo schiavo, dandogli nome Venerdì, dal giorno della settimana in cui l’ha conosciuto, e al quale insegnerà l’inglese e la religione cristiana. Poi Robinson salva dai selvaggi altre due vittime sacrificali: il padre di Venerdì e uno spagnolo, che gli rivela che nell’isola sono dispersi altri suoi connazionali. Mentre il gruppo elabora dei piani per salvarli, approda nell’isola una nave inglese, il cui equipaggio, che si è ammutinato, vuole abbandonare nell’isola il capitano e i due marinai che gli sono rimasti fedeli. Robinson e compagni si scagliano contro gli ammutinati e prendono possesso della nave.
Finiscono così ventotto lunghi anni di esilio. E’ il 19 dicembre 1686 e Robinson salpa nuovamente dall’isola, alla volta di York. Tornerà ad immergersi nella civiltà europea alle soglie del Secolo dei Lumi l’11 giugno 1687, dopo ben 35 anni di assenza. Robinson da lì s’imbarca con Venerdì per Lisbona, dove un capitano portoghese lo informa sulla sua attuale condizione: i suoi genitori e suo fratello sono morti, mentre prosperano le sue piantagioni di canna da zucchero, che gli rendono,  il suo capitale infatti ammonta a 600.000 sterline.
Si crea qui un’alleanza fra il romanziere, che non vorrebbe mai finire di scrivere il suo capolavoro, ed il lettore, che non vorrebbe mai giungere alla parola fine. Infatti non vedremo Robinson morire, e Defoe scriverà due seguiti di questo romanzo.

Vediamo quindi Robinson trasportare le sue ricchezze in Inghilterra, dove vende le sue piantagioni per sposarsi ed avere tre figli. Ma nel suo cuore cova, segreta, la nostalgia dell’isola dove ha imparato a vivere. Così, morta la moglie, nel Dicembre 1694 il nostro eroe torna nell’isola della sua vita e diventa trionfalmente governatore della colonia spagnola che la abita. Dopo altre avventure che, promette il romanzo che non vuol finire, verranno raccontate in un resoconto successivo, il 10 gennaio 1705 Robinson Crusoe sbarca di nuovo in Inghilterra per godersi in pace la sua splendida vecchiaia. L’ingegno della solitudine, in mezzo a pericoli di cui per tanto tempo era rimasto lui stesso ignaro, ed il piacere inesauribile della narrazione e della lettura segnano questo, che è anche un capolavoro della letteratura infantile.
Ma è soprattutto il capolavoro dell’Illuminismo perché un uomo solo vi è completamente arbitro e sovrano delle circostanze e della natura. Robinson sopra di sé riconosce solo Gesù e gli si inginocchia. Tutto il resto lo soggioga e lo sottomette a sé.

Giancarlo De Palo



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