In libreria. Storie straordinarie delle materie prime di Alessandro Giraudo


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Quando si parla di materie prime, pensiamo all’oro, all’argento, al ferro e al petrolio. Eppure anche spezie, cereali, soia e mercurio, torba e granturco, sale e seta, diamanti e lana hanno partecipato a fare e disfare la storia. Un’oncia di seta costava un’oncia d’oro nella Roma imperiale, e lo stesso accadeva per il sale. Il duello nel Mediterraneo fra papiro e pergamena è vinto dalla cartapecora che viene poi sconfitta dall’arrivo della carta. Dietro le quinte del gusto estetico che sceglie il blu o il rosso c’è un violento duello per il controllo delle materie coloranti. La storia dello zucchero di canna è iniziata in Nuova Guinea e Polinesia da dove si diffuse in India, tanto che Greci e Romani lo chiamavano “sale indiano”. L’Olanda vendette Manhattan agli inglesi per ottenere il controllo della noce moscata prodotta sull’isola di Run in Indonesia. La battaglia del pepe fra Venezia e Lisbona è durata un secolo… Quaranta piccole e grandi storie di elementi che hanno preso parte alla costruzione del mondo come lo conosciamo oggi in una sarabanda di guerre, complotti, congiure e misteri.

Il sale
Per molto tempo il sale è stato il principale conservante alimentare. Lo si utilizzava per insaporire i cibi, come integratore per uomini e animali, per disinfettare le ferite, per separare i metalli preziosi dalle impurità o per preparare esplosivi. È utile alla cura della persona: le soluzioni saline a bassa concentrazione decongestionano le mucose infiammate e danno sollievo a sinusiti e faringiti. In Olanda, una delle condanne alla pena capitale consisteva nel somministrare al condannato soltanto alimenti non salati.
I romani lo usavano
come dentifricio,
e nel XVI e XVII
secolo le donne
europee frizionavano i propri amanti con soluzioni saline per aumentarne il vigore.

Il blu Presso gli Egizi, le mummie sono avvolte in sudari tinti di blu (ottenuto con l’indaco o il guado) e nei palazzi dei faraoni e negli edifici religiosi numerosi tessuti sono di questo colore. L’immagine sociale del blu rimarrà a lungo negativa nell’Europa meridionale. Il mondo greco e quello romano non lo amano, e a Roma si pensa che gli uomini e le donne dagli occhi azzurri portino sfortuna; soltanto i poveri e gli schiavi indossano abiti di questa tinta. I celti e i galli si dipingono il volto di blu prima della battaglia, scrive Cesare; sono i cosiddetti pugnaces picti (nemici feroci dal corpo dipinto). Plinio parla del guado come di una «particolarità dei Galli» e segnala che il prezzo dell’indaco (che proviene dall’India) è elevato: venti denari la libbra!

Il ghiaccio
Esistono tavolette dalle scritte cuneiformi risalenti al 2000 a.C. che indicano l’esistenza di ghiacciaie nella regione dell’Eufrate e nell’attuale Iraq. Attorno all’anno 1000 a.C. un testo cinese segnala depositi sotterranei contenenti ghiaccio: inoltre precisa che era diffuso soltanto tra le persone molto ricche. Anche i Greci lo conoscevano. Durante l’assedio di Petra, Alessandro Magno si fa preparare una miscela congelata di frutta e miele; la neve era conservata in una trentina di fosse che il sovrano aveva fatto scavare apposta. Ippocrate condanna l’uso del ghiaccio, pieno di impurità, ma i Greci ne consumano a profusione, come testimoniano i numerosi pozzi per ghiaccio rivenuti

Info
Alessandro Giraudo
Storie straordinarie delle materie prime
traduzione di Sara Prencipe
235 pagine – 16 euro
da mercoledì 5 giugno in libreria

Alessandro Giraudo, economista, ha studiato a Torino, Genova,
Berkeley (con Carlo M. Cipolla) e Salisburgo; ha lavorato a Torino, Milano, New York, Ginevra, Zurigo, Amsterdam e Parigi, dove era Chief Economist del gruppo internazionale Tradition. Insegna Finanza internazionale e Storia Economica della Finanza in una delle Grandes Ecoles di Parigi. È autore di molti saggi di storia economica e di una trilogia di romanzi, La courtisane du Rialto che ha ottenuto il Premio Città
di Pontremoli per il miglior romanzo storico in lingua straniera.



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