Louis Lortie al Teatro la Fenice di Venezia interpreta Chopin


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Lunedì 28 ottobre alle 20.00 il celebre pianista franco-canadese Louis Lortie sarà sul palco del Teatro la Fenice nell’ambito della stagione cameristica 2019 di Musikàmera per un recital dedicato agli Studi di Fryderyk Chopin. Il programma della serata prevede l’esecuzione dei dodici Studi op. 10, composti quando Chopin aveva circa vent’anni, testimonianza della grandezza di un astro nascente: i brani, brevi e concisi, mirano a fondere tecnica e arte, virtuosismo ed espressività poetica, e sono dedicati all’amico Liszt; dei dodici Studi op. 25, dedicati alla contessa Marie d’Agoult, raffinata patrona di uno dei più brillanti salotti parigini dell’Ottocento e grande amore di Liszt e, infine, dei Tre nuovi Studi B. 130 – gli ultimi del musicista polacco – composti da Chopin nel 1839 perché fossero inseriti nella Méthode des Méthodes di François-Joseph Fétis e Ignaz Mocheles.

In occasione dell’appuntamento con Louis Lortie, Musikàmera organizza alle 18.30 HAPPY music HOUR, un aperitivo al Teatro La Fenice, riservato ai giovani dai 18 ai 30 anni che potranno in questo modo acquistare il biglietto, valido per aperitivo + concerto, al vantaggioso prezzo di 10 euro (massimo 2 biglietti a persona, fino a esaurimento posti disponibili. Per effettuare l’acquisto del biglietto speciale è necessario compilare il coupon disponibile nel sito e sulla pagina Facebook di Musikàmera).

 

Il termine “studio” indica generalmente un brano strumentale breve pensato per affrontare e dominare una determinata difficoltà tecnica. In campo pianistico gli esempi sono molti: ci sono studi per le ottave, per gli arpeggi, per le doppie note, ecc. composti da vari autori, fra cui emerge la figura carismatica di Franz Liszt. Gli Studi di Fryderyk Chopin (1810-1849) sono però molto di più, sono pagine chiave ella storia dell’evoluzione del linguaggio pianistico, straordinari saggi di ricerca sul timbro, sul tocco e sull’indipendenza ritmica, e infine manifestazione di una tensione interiore e (come dice Schumann) di una “sfida a tentare l’estremo”. Chopin dedicò gran parte della sua carriera parigina all’insegnamento, non per dovere, ma come manifestazione di un’autentica volontà pedagogica. Prediligeva il lavoro sulla sensibilità tattile e auditiva e diceva spesso agli allievi “Siate morbidi col corpo, fino alla punta dei piedi”.

Gli Studi op.10 (1830-32) nascono quando Chopin ha solo 19 anni e testimoniano la grandezza di un astro nascente. I brani, brevi e concisi, mirano a fondere tecnica e arte, virtuosismo ed espressività poetica, e sono dedicati all’amico Liszt. Ma sullo sfondo c’è anche Paganini, che all’epoca entusiasmava le platee di mezza Europa con le sue acrobatiche esibizioni violinistiche; il primo studio si ispira infatti al primo dei Capricci di Paganini. La struttura dei pezzi, ciascuno dei quali assolve a una determinata finalità didattica, è tripartita (ABA): il problema tecnico è esposto all’inizio, seguito da una specie di elaborazione o da un secondo motivo e infine dalla ripresa. Il primo studio affronta gli arpeggi, il secondo la scala cromatica, il terzo la resa del cantabile, il quarto la sincronizzazione e l’uguaglianza delle mani, il quinto la velocità e la leggerezza, il sesto l’equilibrio polifonico, il settimo le doppie note, l’ottavo e il nono l’arpeggio, il decimo è un moto perpetuo di grande difficoltà, l’undicesimo tratta ancora gli arpeggi. Il dodicesimo è noto come «La caduta di Varsavia», o «Studio della Rivoluzione» o «Il Rivoluzionario», perché Chopin lo compone a Stoccarda alla notizia della presa violenta della capitale polacca da parte delle truppe zariste (1831). Il canto, eroico e dolente, si staglia al di sopra di un movimento incalzante di semicrome ascendenti e discendenti.

Gli Studi op. 25 (1832-36) vengono pubblicati nel 1837 con dedica alla contessa Marie d’Agoult, raffinata patrona di uno dei più brillanti salotti parigini dell’Ottocento e grande amore di Liszt. La struttura è sempre tripartita, con la figurazione musicale (e la relativa difficoltà tecnica) esposta all’inizio, poi trasportata in altre tonalità e infine ripresa, abbreviata, nella tonalità d’impianto. Il primo studio riguarda gli arpeggi, il secondo e il terzo l’indipendenza delle mani, il quarto lo staccato, il quinto (uno dei più ampi) l’agilità e la sonorità pianistica, il sesto le doppie note, il settimo l’uso del pollice sui tasti neri, l’ottavo ancora le doppie note, il nono i tasti neri, il decimo le ottave, l’undicesimo la forza e l’agilità delle dita, il dodicesimo e ultimo ancora gli arpeggi.

Nel 1839 a Chopin (e ad altri musicisti, tra cui Liszt e Mendelssohn) viene chiesto di comporre degli studi da inserire nella Méthode des Méthodes di François-Joseph Fétis e Ignaz Mocheles. Nascono così quelli che oggi chiamiamo i Tre nuovi Studi, gli ultimi composti dal musicista polacco.



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