Hammamet, un film assolutamente da non perdere. Da oggi al cinema


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Sono passati 20 anni dalla scomparsa. Raccontare gli ultimi sei mesi della vita di Bettino Craxi non è facile. Un personaggio da trattare in modo delicato. Difficile e sensibile per l’Italia. Per osservare questo film l’essenziale è cominciare a guardare con il giusto distacco il discusso leader politico socialista. Ma Gianni Amelio, con la complicità di un Pierfrancesco Favino sontuoso, immenso, da Oscar, ci provano.

“Il film è collocato esattamente nell’ultimo anno del 1900, nel 1999. Io racconto sei mesi di vita di un uomo politico importante fino alla sua morte, ma non è un arco narrativo che somiglia a una biografia, tutto il contrario. Racconto gli spasmi di un’agonia”. Gianni Amelio

 

Il film narra degli ultimi mesi di auto esilio in Tunisia. Un uomo che deve combattere contro una malattia come il diabete che lo sta lacerando, e la solitudine di chi padroneggiava in Italia sembrando una gigante e dove non vi può più mettere piede. Amelio non realizza un film sull’uomo politico, ma su l’uomo che Craxi è stato negli ultimi mesi di vita. Un film dove non vi si sentiranno nomi, ad eccezione della figlia “Anita” e dell’antagonista “Fausto”. Nella memoria storica dello spettatore comunque non vi sarà difficoltà ad associarli ad alcuni personaggi presenti nella pellicola alla storia del nostro Paese. Il Presidente (cosi verrà sempre nominato) ha lasciato l’Italia, condannato per corruzione e finanziamento illecito con sentenza passata in giudicato. Accanto a lui ci sono moglie e figlia, mentre il secondogenito è in Italia a combattere per riabilitarne l’immagine e gestirne l’eredità politica. Il racconto degli ultimi giorni di una parabola umana e politica che vedrà il Presidente dibattersi fra malattia, solitudine e rancore: e la sua ultima testimonianza è affidata alle riprese di Fausto, figlio di un suo compagno del partito, suicidatosi dopo essere stato inquisito dal giudice, che nello zaino, oltre alla telecamera, nasconde una pistola. A lui Amelio affida e concentra tutta la suspence e il thriller presente nel film.

“Craxi era un “maleducato, manigoldo, malfattore, malvivente e maligno”, o un uomo dalla statura fisica e politica imponente “circondato da nani”, bersaglio di una “congiura contro la sua persona” più che contro un sistema di cui “tutti facevano parte”?”

Hammamet sembra quasi tenere a non dare un giudizio sul suo protagonista, prova ad umanizzarlo a tutti i costi per sensibilizzare lo spettatore. Un tentativo di svestirlo del mantello e della corona che ha portato per anni. Non vi aspettate di scoprire il Bettino Craxi politico. Il velo opinionista è completamente assente. Per di più con la bravura dello sceneggiatore Alberto Taraglio, Gianni Amelio riesce quasi a farci compatire il personaggio, per il rapporto con la figlia, l’assenza con il figlio che prova a compiacerlo e avvicinarsi a lui con chitarra e voce, per il nonno che vorrebbe essere. Il film rappresenta anche un’operazione di mimesi straordinaria che ha portato Amelio a girare nei luoghi precisi dove si consumarono gli ultimi anni del leader politico. Tanto che uno dei set riguarda proprio la casa tunisina di Craxi.

Una grande, grandissima nota va a  Pierfrancesco Favino. All’interno della storia giganteggia ed incarna un Craxi più vero del vero nella voce, nel gesto, nella postura, e soprattutto nell’essenza drammatica. Un’interpretazione memorabile dove il suo stato di grazia si vede tutto: la camminata, i gesti, il respiro, l’ironia spietata, la caparbietà e la lucidità con cui il suo Craxi prende vita lasciano senza parole. La sua non è semplicemente una metamorfosi incredibile ( Favino è stato sottoposto ogni giorno a cinque ore di trucco al mattino, e due per tornare alla normalità) ma l’interpretazione magistrale di un uomo dominato da emozioni contrapposte: egocentrismo e senso dello Stato, orgoglio e arroganza, pragmatismo politico e assenza di cinismo. Un uomo il cui tempo è scaduto, ma la cui discesa crepuscolare verso la fine non riesce a privarlo della sua visione dall’alto.

Ci sentiamo di dire che questo film possa essere anche un punto di partenza per scoprire ed approfondire la storia politica Italiana.

Piergiorgio Pietrantoni



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