Sanremo: una volta


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Larga parte della stampa nazionale inneggia alla prossima edizione del festival di Sanremo. Io scrivo da modesto concertista di pianoforte e compositore. Il festival di Sanremo dovrebbe rappresentare la massima espressione della musica leggera italiana ma da anni si è trasformato in uno spettacolo commerciale  dove la musica autentica in larga parte è stata archiviata. Se si domanda a qualsiasi cittadino di cantare le musiche dei vincitori degli ultimi Sanremo, il 97 per cento non le ricorda perché la melodia è stata congelata, sepolta viva da armonie accompagnate da rumorose batterie e litanie stucchevoli. Vi sono poi concorrenti che per nascondere la stupidità della loro musica,  per essere ricordati tramutano il loro aspetto in modo ridicolo solo per fare colpo sull’uditorio. Non vi è più una autentica inspirazione, non vi è più la ricerca del bello ma solo di rumori fastidiosi. O la edizione sanremese ritorna alla sua autentica tradizione oppure sarà solo un povero spettacolino di intrattenimento  Se  fossero vivi Puccini, Bellini,  Mascagni, Verdi, Vivaldi,  Cherubini ed altri grandi compositori italiani, scapperebbero dal teatro, sconcertati per la povertà delle composizioni.

Alberto Alessi



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