In principio era utilizzato per la cura dell’isteria che passò da quello che era chiamato ‘trattamento pelvico manuale‘ all’uso di vibratori più o meno rudimentali. Oggi i sex toys vengono riabilitati anche in campo clinico, riconoscendo loro una lunga serie di benefici.
“Il concetto è stato ribadito al recente incontro dell’American Urological Association” sottolinea il Professor Salvatore Sansalone urologo e andrologo “i sex toys quindi non solo entrano in camera da letto dalla porta principale, scrollandosi di dosso il velo di vergogna di cui erano ammantati. Maentrano a far parte anche dell’armamentario terapeutico urologico. In primis perché il piacere sessuale è un diritto e contribuisce al benessere degli individui e in secondo luogo perché è stato accertato che la stimolazione dei tessuti dell’area genitale ha effetti benefici e terapeutici”.
Storicamente le ricerche avevano evidenziato cambiamenti favorevoli nel flusso sanguigno e nel tono muscolare dei tessuti genitali, un miglioramento della soddisfazione sessuale e della risposta orgasmica.
Nelle donne con disfunzione del pavimento pelvico l’uso del vibratore è stato associato ad una diminuzione dell’incontinenza urinaria e ad un miglioramento della forza muscolare pelvica. Mentre in quelle con vulvodinia i vibratori diminuiscono il dolore e migliorano il piacere sessuale.
E’ tornata sull’argomento di recente da Dottoressa Alexandra Dubinskaya del Cedars-Sinai Medical Centre di Los Angeles che ha presentato una metanalisi* che ha sottolineato come i sex toys debbano essere considerati una tecnologia a beneficio dei pazienti anche nella pratica clinica .
La lunga storia del vibratore
Basti pensare che dopo il massaggio pelvico utilizzato nei casi di isteria femminile si è passati a forma di idroterapia con lavande pelviche e rudimentali vibratori elettrici manuali che erano usati per trattare stitichezza, artrite e dolori muscolari e a San Francisco esiste un museo dedicato a questo strumento e alle sue evoluzioni nella storia.
Dopo un lungo periodo di oscurantismo legato all’immagine dei giocattoli sessuali nella pornografia i vibratori moderni hanno un aspetto meno allusivo e maggiormente tecnologico tanto da meritare di nuova considerazione negli ambulatori urologici. La revisione sistematica presentata all’American Urological Association ha selezionato 558 abstract di cui 21 soddisfacevano tutti i criteri di inclusione.
Gli studi sulla disfunzione sessuale hanno mostrato che la stimolazione data dal dispositivo vibrante facilita la vasodilatazione, il flusso sanguigno, la perfusione e il metabolismo dei tessuti con un miglioramento significativo nel punteggio dell’indice di funzione sessuale femminile (P<0,001) oltre ad un aumento dell’eccitazione, e dell’intensità del piacere a cui si aggiunge una riduzione del tempo per raggiungere l’orgasmo e la riduzione dell’ansia.
Negli studi sulla disfunzione del pavimento pelvico l’uso del vibratore è stato associato ad una riduzione significativa (P<0,001) minore incontinenza urinaria da stress, con un marcato miglioramento del tono del pavimento pelvico.
L’unico studio sula vulvodinia, invece, ha mostrato che dopo 4/6 settimane di utilizzo del vibratore, le donne hanno riportato una riduzione del dolore percepito e un aumento del piacere.
“L’uso dei sex toys non deve essere considerato un tabù infatti già qualche anno fa la maggior parte delle donne e oltre il 40% degli uomini dichiarava di averli utilizzati almeno una volta nella vita” conclude Sansalone.
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