Lusso: non sempre è sinonimo di buon gusto


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Il Lusso è l’espressione del “possedere oltre ogni necessità reale” ma non è sinonimo di quei valori che rendono ricco il genere umano. La “classe”, l’eleganza, il “buon gusto” e il “saper vivere” non si possono acquistare e spesso non vengono nemmeno interpretati come ingredienti indispensabili a chi vorrebbe appartenere a una certa classe sociale. Specialmente in questi ultimi anni abbiamo visto la decadenza culturale e interiore del genere umano; la prepotenza del “dire” senza alcun riguardo; la strafottenza del voler dimostrare di “essere” a tutti costi, soprattutto quando “non si è”; l’aberrante esigenza di imporsi con ogni mezzo cercando di essere al centro della scena di una commedia senza alcun valore; il radicarsi di concetti errati di originalità; il voler provocare stupore mostrando ogni sfaccettatura del cattivo gusto e di quel modo di vivere “trash”. Ma ciò che fa la differenza tra gli esseri umani, in realtà non è la banale esibizione dell’opulenza o delle autoingannevoli forme dell’apparire, bensì l’arte del saper vivere, dell’eleganza, del gusto del bello; quell’indefinibile, lieve e misconosciuto stile al di sopra delle imitazioni comuni, tra un’ impercettibile noncuranza, semplicità e dissimulazione di doti pur possedute.

Comunemente si potrebbe definire Bon Ton “la grazia del saper vivere, la semplicità, la leggerezza dell’esistere, la facilità di venire incontro agli altri. Gesti, parole, silenzi, sorrisi, atteggiamenti che ci raccontano nel modo migliore agli altri…”.  Il “saper vivere”, un tempo, era dettato dal galateo, il testo in cui venivano determinate le regole comportamentali con cui si identificava la buona educazione, i codici da osservare per essere piacevoli, discreti e rispettosi. Il primo trattato sull’argomento fu “Galateo overo de’ costumi”, scritto da Giovanni Della Casa, tra il 1550 e il 1552, testo che fu dedicato al Vescovo Galeazzo Florimonte, infatti Galatheus è la forma latina del nome del dedicatario. E risulta incredibile riscontrare che ancora oggi “Galateo overo de’ costumi” resta tra i testi di letteratura italiana più tradotti nel mondo.  Attualmente  possiamo dire che il saper vivere, il Bon Ton, è la capacità di relazionarsi con gli altri con eleganza, qualsiasi siano “gli altri”, secondo gli usi di ogni paese, secondo ogni clima, secondo ogni tradizione, è quell’arte capace di evitare errori che possono guastare o pregiudicare i rapporti o dare un’immagine distorta di se.  L’eleganza dell’essere non si acquista, nasce dall’educazione, dall’ambiente nel quale si è vissuti, dalla cultura, dall’abitudine. Il concetto di eleganza, nella sua più profonda essenza, è indefinibile e riflette la personalità di ciascuno, avvolgendo tutto quanto circonda la propria vita. L’eleganza è un atteggiamento che la moda non condivide, in quanto non è subordinata a fattori esterni e, soprattutto, ad alcun mercato. La differenza tra una persona alla moda e una persona elegante dipende dal numero di etichette e di griffe che ostenta. Una persona elegante lo era a vent’anni in jeans e camicia, a quaranta in abito da sera, a ottanta in tailleur di tweed. Il segreto che rende elegante una persona è Il suo atteggiamento, fatto da poche regole e molta sana ironia.  Se vogliamo scendere in qualche dettaglio, è elegante una donna che ha un modo di camminare con un passo mediamente svelto e confortevole, con il capo alto e un’acconciatura adatta alla sua età; un trucco discreto che non intende nascondere gli anni che si dovrebbero portare orgogliosamente. Decisamente appezzabile è un modo di vestire adatto al corpo, all’età e all’occasione, investendo più sugli accessori che sull’abito griffato. E ancora più pregevole è un tono di voce garbato, senza cadenze dialettali, senza accenti acuti e bassi cavernosi; una gestualità moderata e atteggiamenti non leziosi. Gli Italiani usano il termine chic, per definire una donna elegante. I francesi, più correttamente, dicono che ha “du chic”, riassumendo con questo termine, quell’insieme di atteggiamenti che definiscono una persona elegante: la sua intelligenza, la sua ironia, la sua cultura, il suo modo di essere unica. Casualmente abbiamo citato alcuni esempi che riguardano le donne, ma l’eleganza non ha sesso. Bon Ton è sinonimo di “etiquette”, a sua volta diminutivo di etica – inteso come quel ramo della filosofia che si occupa di ciò che è buono, giusto o moralmente corretto -, si tratta infatti di un’etica “minore”, applicata non ai grandi problemi della vita morale ma ai semplici problemi della vita di ogni giorno. Negli ultimi anni, nella sfera professionale si ricomincia a dare una certa importanza alle regole dell’etichetta che possono essere individuate come valore aggiunto alla propria formazione. Infatti, si tengono corsi di “Business Etiquette” ad Harvard, alla New York University e all’interno del master in Corporate finance all’Università Bocconi di Milano, proprio per preparare i futuri manager a saper superare con eleganza i mille ostacoli che spesso si determinano nella vita professionale. Chi partecipa a questi corsi è tutt’altro che maleducato o rozzo, anzi, spesso sono persone educatissime, con un ottimo background familiare ma che desiderano migliorare la loro capacità di relazionarsi bene con gli altri, specialmente nei casi in cui si ha a che fare con controparti straniere, con culture lontane dalla nostra, in quel caso specifico addirittura entra in gioco il “galateo comparativo” che insegna cosa fare e come muoversi in ogni circostanza di lavoro delicata. In questo portale appena inaugurato, avremo occasione di approfondire meglio tutti gli aspetti del “saper vivere”, in fondo anche l’arte dell’eleganza e del bello possono essere paradossalmente considerati un “Lusso”, come espressione del “possedere qualità sempre più rare e ammirevoli”.

Daniela Russo



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