Scusi, ma perché allora gioca a Golf?


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foto: © Easywebsites.kyE’ come una donna. Ti affascina, ti seduce, s’impossessa di te. E, come solo una femmina può ridurti, ti porta a fare cose che mai avresti immaginato. Perfino a provare davanti allo specchio, nella solitudine del bagno, la mossa migliore per fare bella figura. Ti condiziona a trasformare la routine di una vita costruita negli anni e che per nulla avresti cambiato: week end, vacanze, una giornata “rubata” alla professione, nulla sarà più come prima. Come un’amante, ti costringe a trascurare la famiglia, per stare con lei; a perdere gli amici di sempre, che non potrebbero capire;  a dedicare meno tempo al lavoro, perché non ti interessa più come prima.

Questo è il golf. Sia che si tratti di una conoscenza fortuita o che ci si sia avvicinati con convinzione.

Il colpo di fulmine può arrivare già alla prima lezione, alla prima palla che, magari solo casualmente, s’impenna e vola nel cielo a disegnare un’esaltante parabola. Può anche tardare a manifestarsi con tutta la sua forza, ma è roba comunque di pochi mesi.  Poi inevitabilmente esplode con tutta la sua violenza.

 

E, a quel punto, non c’è più nulla da fare. Diceva un mio vecchio e grandissimo maestro: sei contagiato. E non esiste alcun vaccino che ti possa salvare. Da quel giorno vivrai solo per il golf.  E da quel giorno ti porterai sulla spalla la tua sacca, pesante come una croce. Sì, perché è mica vero che il golf è gioia e allegria. No, è una penitenza, da espiare ogni week end quando, dopo aver sperato per una settimana intera, arriva l’ennesima delusione domenicale nella gara del circolo.
Tornando alla somiglianza con un’amante, è come una donna bellissima che ti fa impazzire dal desiderio, ma che si concede al massimo due o tre volte in un anno. Le altre volte sono solo “no”: dal mal di testa a sono stanca, lungo tutto l’infinito elenco di scuse che ti possono umiliare e scoraggiare. Perché così è il golf, in tutta la sua magnifica complicatezza: solo raramente ti puoi permettere di eseguire un giro di campo sfiorando la perfezione, nel limite delle tue possibilità; normalmente, è invece una sofferta maratona costellata di errori per buona parte delle diciotto buche del campo, in un crescendo di disperazione e scoramento.

Quelli “sani”, che non sono mai stati “contagiati”, hanno la serafica illusione di un gioco rilassante. Vuoi perché si svolge in meravigliosi scenari naturali, vuoi perché immaginano che poi non sia mica così difficile prendere a bastonate una pallina. Che sarà mai… Per essi una partita di golf è poco più di una tranquilla passeggiata su un prato bel rasato dove la mente si perde in piacevoli pensieri. Balle. Solo una stressante concentrazione per quattro o cinque ore, senza un momento di sosta, può permettere di trovare sul campo quelle soddisfazioni che si vanno cercando. Basta un attimo di black out e il risultato che pensavi di raggiungere ti rovina addosso come una frana, coprendo sogni e illusioni. E pure i soldi spesi in costose lezioni nel tentativo di correggere gli errori.

Lo swing, questa parola dal suono così musicale, altro non è che il movimento che permette di lanciare con un bastone la palla lontano lungo una linea retta. Purtroppo, però, questo movimento è l’insieme di tanti gesti, per lo più innaturali, che, se non eseguiti di concerto, fanno volare la pallina beffarda ben lontana da quelle che era la meta prefissata. Mediamente, la malefica piccola sfera finisce direttamente in un laghetto o tra le radici di una grossa pianta sul percorso. La forma e la buona educazione impediscono al giocatore di lasciarsi andare a sfoghi che pure sarebbero ben comprensibili. Questo fa sì che il proprietario della pallina finita nel laghetto di cui sopra, costretto a trattenere le proprie reazioni, sia ancora più arrabbiato… E che per la millesima volta in un pomeriggio maledica questo gioco.

A questo punto è scontato che il lettore che s’è spinto fino al termine di questo articolo domandi incuriosito: “Scusi, ma perché allora gioca a golf?”. Solitamente, io evito di rispondere quello che penso: “Perché è il gioco più bello del mondo!”. Tanto non mi capirebbero.



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