Sfidare Proust


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Quanti di noi conservano nei ricordi più intimi e legati all’infanzia, un sapore delizioso che ogni tanto si scuote rivelandosi prezioso per la sua dolce potenza evocatrice? “Oppresso dalla giornata grigia portai alle labbra un cucchiaino di tè in cui avevo inzuppato un pezzetto di madeleine. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario“.

 

 

Marcel Proust narra così, nel suo “Un amore di Swann”, l’incontro tra il biscotto madaleine, inzuppato di tè, con il suo palato e trasale perché l’attenzione si concentra nella straordinarietà di quanto avviene dentro di sé.

Si risveglia in lui, il ricordo per l’infanzia felice che è stata quell’“isola” sorvegliata da un mare di malinconia. Proust inizia così a navigare con la sua prosa inimitabile e ci conduce agli approdi più belli e inaspettati.

L’autore della monumentale opera “Alla ricerca del tempo perduto” (sette volumi scritti tra il 1909 e il 1922), con la sua eccezionale sensibilità ci offre lo spunto per trasalire, scostare il presente, e farci rituffare in quel piccolo mare dell’infanzia che giace aspettando il venticello che lo scuota.

Non voglio toccare la mielosa corda dei facili sentimentalismi: so bene che la fanciullezza culla le gioie ma anche i dolori. Tuttavia, Proust offre una magica felicità perché rende grande anche quell’attimo dormiente che credevamo non replicabile.

La rievocazione così malinconica e nostalgica, è per il celebre scrittore francese solo uno dei molteplici contenuti della sua ambiziosa opera.

La sua temeraria filosofia è quella “d’incapsulare il tempo”, capirne la “consistenza” e, in un certo senso, dominarlo e fermarlo per ritrovarne i valori che non possono (e non devono) andare perduti.

La prosa proustiana è tra le più articolate: s’inerpica, rimanda, sfugge; sembra talvolta un serpente sinuoso e talora una mantide religiosa pronta a inghiottire anche il lettore più esperto.

La ricchezza di Marcel Proust sta nel piacere che si prova sia nel “decifrarlo”, sia nell’estrapolare da quell’immensa mole tutti quei momenti espressivi così lucidi e indimenticabili.

À la recherche du temps perduè una specie di bibbia del tempo, un’estensione dei ricordi, una formulazione del passato che rimane ancorata al presente. Un must per palati fini. Una guida ai sapori del pensiero più sottile e delicato, per chi accetta la dolce e impervia sfida di volerlo gustare.

 

Danilo Stefani



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