ALÉ CALAIS in scena al Quirinetta


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Da martedì 8 a domenica 13 maggio al Quirinetta di Roma. La più incredibile impresa sportiva all’alba del nuovo secolo: una squadra di dilettanti del profondo Nord della Francia, che prende il nome da Calais, cittadina un tempo florida e famosa come passaggio obbligato per l’attraversamento della Manica ed ora saltata a piè pari da un famigerato tunnel, sfida il 7 maggio del 2000 il grande Nantes allo “Stade de France” per la finale di Coppa di Francia. I più sfigati, negletti e improbabili giocatori di Francia, commessi, operai, elettricisti, battono una dopo l’altra una decina di squadre, tra cui l’eccellenza del calcio mondiale: Strasburgo, Bordeaux, Cannes. Un miracolo: Davide contro Golia, Leonida alle Termopili.

“Calais, siamo nella provincia dimenticata della Francia, ma potrebbe essere una  qualsiasi cittadina italiana, di quelle di cui si sente parlare solo per qualche efferato ma sporadico delitto passionale.

Non accade nulla, nulla sembra poter accadere.  Un vento spietato spazza via desideri e sogni. Una squadra di calcio non professionista ma molto affiatata riesce poco a poco a conquistare punteggi in campionati prima locali poi provinciali fino ad arrivare alla finale, a Parigi. Tutti, dal sindaco, al prete, dalla pasticcera, alla maestra, dimenticando colori politici e vecchie antipatie si ritrovano uniti a fare il tifo, un tifo sempre più caldo, partecipe. Finalmente la gente si parla, unisce le forze, rinasce l’orgoglio d’appartenenza. Migliaia di calesiani  invadono Parigi con pullman e treni speciali. Ragazzini, vecchi, famiglie intere, sotto la pioggia, il freddo, con il pranzo al sacco e un sogno nel cuore: vincere. Vincere la Coppa. Essere primi. Sbaragliare l’avversario famoso, forte, osannato dal pubblico e dalla stampa. Fino all’ultimo la vittoria sembra a portata di mano ma in finale un goal controverso fa vincere ancora una volta i più forti. Eppure qualcosa è successo, qualcosa che va ben oltre il calcio, ben oltre lo sport. Nessuno impreca, nessuno si sfoga sugli altri. Calais in fondo ha vinto, perché è arrivata fino in fondo, a testa alta, compatta.” (Osvaldo Guerrieri)

“In scena la protagonista.   Ha seguito la storia,  se n’è impossessata,  l’ha amata, l’ha fatta sua e ora ce ne restituisce tutte le sfumature, le ragioni e i sentimenti, sostenendo con ironia e tenerezza il

“ vento” nuovo che anima  Calais. È il moderno Omero,  il racconta storie, capace di dar vita a tutti i personaggi. L’epopea di un luogo diventa metafora del nostro destino. Nulla di più teatrale e universale. E anche divertente, che non guasta. Un corpo e un’intelligenza femminile in scena aggiungono sale al racconto, abbattendo la anacronistica  divisione tra “cose” di maschi e “ cose” di femmine per cui le donne raccontano di fatti personali e privati e gli uomini di guerre e di imprese. Sarebbe questo, anche e finalmente, un vento nuovo. In smoking, accompagnata da una piccola orchestra d’archi, affiatatissimi e collaudati, in una scena candida come una scatola luminosa, il racconto prende corpo come una ballata, un’opera musicale  euforizzante e inedita.” (Emanuela Giordano)



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