Pantelleria, straordinaria e impossibile


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Possiamo definirla l’isola dei colori e dei contrasti, in tutto e per tutto, una delle più belle “perle” del mediterraneo.

 

Si trova a 70 km dalla costa africana e a 100 km da quella siciliana, l’isola, è una porzione emersa di un complesso vulcanico di circa 2000mt di altezza. E’composta esclusivamente da roccia vulcanica, una formazione data da un’attività risalente fino a 220.000 anni fa. L’ultima eruzione si è vista 1831 ma ancora oggi il vulcano è attivo, lavora sotto i piedi dei suoi abitanti e si manifesta attraverso le emissioni di acque termali e di gas, le così dette fumarole. All’intero dell’isola esiste un meraviglioso lago turchese, lo “specchio di Venere”, dove sorgono numerose sorgenti termali ricche di silice e carbonato di sodio e sulle rive si deposita il fango ricco di sostanze minerali note per le qualità cosmetiche e terapeutiche. Un contesto naturale unico e straordinario, non di meno della grotta che si affaccia sulla valle del Monastero, profonda una decina di metri, dove al suo interno si sviluppano dei vapori che ne fanno una sauna naturale imparagonabile. Tutto ciò è allo stato naturale, mai sfruttato commercialmente, non esistono stabilimenti ne ticket da pagare. Selvaggia e inquietante, Pantelleria rapisce con il suo contrasto cromatico dato dalle rocce nere e dalla verdissima vegetazione, dalle tinte sgargianti dei fiori, dal blu del mare e del cielo. E i bianchi tetti a cupola dei dammusi, tipiche abitazioni isolane costruite con le pietre estratte localmente e lavorate a mano, lasciano trasparire l’ingegno dell’uomo pantesco nell’escogitare sistemi infallibili per la propria sopravvivenza,  per raccogliere la preziosa acqua piovana in cisterne, per ripararsi dai forti venti e per far fronte ai bisogni quotidiani, conscio della necessità di essere autosufficiente per lunghi periodi, oggi come allora, a causa delle distanze con il resto del mondo e dei collegamenti precari, soprattutto in inverno. Pantelleria è ricca di ritrovamenti archeologici. Già nel 1895 il famoso archeologo Paolo Orsi aveva sondato i vari siti, aveva prodotto le planimetrie di Mursia, catalogato reperti e studiato i Sesi, costruzioni megalitiche, simili ai Nuraghi sardi. Ma solo una decina di anni fa grazie al costante lavoro del prof. Sebastiano Tusa, degli esperti e degli studenti dell’università di Tubinga e Bologna si sono fatti passi importanti in tal senso. Il  primo popolo che abitò l’isola arrivava dall’Africa circa 5000 anni fa. Erano uomini dediti alla caccia, all’agricoltura, alla pastorizia ma sapevano ben sfruttare la favorevole posizione strategica per il commercio fra la Sicilia e il continente africano. Il periodo di maggior splendore arrivò con la dominazione dei Fenici nel x sec a.C. che resero l’isola, a quel tempo chiamata Cossyra, indipendente ed economicamente florida, ne coniarono la moneta, costruirono l’acropoli di San Marco per ripararsi dagli attacchi e strutturarono il porto.  Nei secoli successivi continuò a prosperare sotto l’influenza di Cartagine e addirittura vantava una piccola flotta navale che fu sconfitta nel 255 a.C. durante la prima guerra punica. Quindi passò sotto l’impero romano ma vide la fine del benessere con la sua caduta e diventò preda di vandali e pirati. Dal 450 d.C fu conquistata prima da Genserico poi arrivarono i Bizantini, successivamente furono gli Arabi a colonizzarla nell’850, i Normanni nel 1100, gli Aragonesi nel 1300 e con loro arrivò un periodo di profonda crisi e saccheggi da parte dei pirati del nord africa e turchi. Nel 1845 dopo l’avvento dei Borboni le terre ritornano ad essere dei panteschi  e il 6 giugno del 1860 arrivò sull’isola la bandiera tricolore.  Pantelleria fu coinvolta anche nel secondo conflitto mondiale a causa della sua posizione strategica, basti pensare che Mussolini intendeva trasformarla in una “portaerei inaffondabile”, per usare le medesime parole, e per questo moltissimi vigneti furono spazzati via per lasciare posto a piste e hangar che ospitavano aerei da guerra ed equipaggi. In quel periodo nasce la strada perimetrale dell’isola, la prima strada di Pantelleria. Iniziò un periodo fatto di lacrime e sangue nel ’43 quando gli alleati per circa un mese, scaricarono sull’isola 6300 tonnellate di bombe e minarono tutti gli edifici sopravvissuti al bombardamento. In questa occasione gli americani inaugurarono la cinematografia di guerra e quello di Pantelleria fu uno dei primi attacchi filmati, come si può constatare nei documentari contenuti in “Combat Film – Gli Alleati in Italia”,  il prodotto di cronaca e propaganda realizzato dal governo americano per l’opinione pubblica del proprio Paese.

Oggi ai panteschi non si può parlare di due cose: del vulcano e degli americani. Tutti e due hanno rappresentato la distruzione, il terrore e la morte.

Ma Pantelleria non è tutta qui. E’ circondata da un mare straordinario con dei fondali ricchissimi e intatti. Praterie di posidonia oceanica, gorgonie di  tutte le speci, corallo nero e l’esclusiva alga cistofeira, crescono indisturbati nei fondali isolani fatti di roccia e sabbia. Il pesce regna sovrano, non è difficile incontrare persino cetacei, delfini, balene pilota e ultimamente è stata avvistata persino una foca monaca, uno dei mammiferi più rari al mondo. E’ necessario avere una barca però o essere agili “arrampicatori” perché purtroppo non ci sono comode spiagge ma solo punti di accesso al mare tra le rocce. Indubbiamente vale la pena di fare un po’ di fatica per raggiungere un mare tanto bello ma è indispensabile usare delle precauzioni. Innanzitutto bisogna dotarsi di calzature comode e antiscivolo, portare dell’ acqua, un cappello e poi bisogna prestare particolare attenzione alle condizioni del tempo, quella che normalmente è una tranquilla insenatura in pochi minuti si può trasformare in un inferno di onde violente. Il vento e il sole sono i veri signori dell’isola che esigono rispetto.  Tra i punti più “raggiungibili” e più belli possiamo citare “la Balata dei turchi” in prossimità della quale si trova l’anticha cava di ossidiana, “Punta li Marsi”,”Cala Tramontana”, “ Cala Levante”, “Cala Gadir” uno dei siti archeologici subacquei più importanti dove si trovano reperti risalenti all’epoca punico-romana, “Cala 5 denti” e “Punta Fram”. I panteschi sono persone discrete, di poche parole ma molto disponibili. Gente umile, gente di mare che ben volentieri si presta ad aiutare il turista, ad accompagnarlo con la propria barca nei luoghi più incantevoli e magari, nel frattempo, cucinargli una indimenticabile  pasta con il pesto pantesco da accompagnare a un buon bicchiere di vino locale.  Nonostante che l’economia locale si basi anche sul turismo, Pantelleria non subisce un grosso flusso, ha solo un paio di alberghi, ha pochissimi negozi e per nulla sfarzosi, la vita notturna è praticamente inesistente e senza alcun servizio o punto di ristoro vicino agli accessi al mare. Chi approda sull’isola cerca la quiete, la natura, il mare, l’emozione dei tramonti, il buon cibo e le serate si passano sulla terrazza del proprio dammuso a guardare le spettacolari stellate a cui non siamo più abituati;  a farsi coinvolgere dalla romantica luce delle lampare dei pescatori che si muovono nel buio della notte;  a immergersi in un bagno di luna che sembra quasi possibile toccare.

Daniela Russo

 

 



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