LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME. GIANFRANCO FERRE’


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G Ferre__CLASSIC GLAMOUR autunno_inverno (F_W) 1990 ph L Stoppini

“La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré”  inaugura a Milano (dal 10 marzo 2015 Palazzo Reale Sala delle Cariatidi). L’esposizione, promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata e prodotta da Palazzo Reale e Fondazione Gianfranco Ferré, in collaborazione con la Fondazione Museo del Tessuto di Prato, e curata da Daniela Degl’Innocenti,  è dedicata al talento di una delle figure più significative della moda internazionale.

Concepita con l’intento di mettere in luce la poetica sartoriale e creativa di Gianfranco Ferré, la mostra conduce il visitatore, attraverso diverse forme di lettura, alla scoperta della camicia bianca, vero e proprio paradigma dello stile Ferré, evidenziandone gli elementi progettuali più innovativi e le infinite, affascinanti interpretazioni. Presenza costante  che corre come un fil rouge lungo tutta la sua carriera,  la camicia bianca  è stata definita  dallo stesso stilista “segno del mio stile” oppure “lessico contemporaneo dell’eleganza“.
Pensato per dare forza ai diversi linguaggi figurativi con cui l‘universo camicia è stato letto, scomposto e rimodellato, il percorso espositivo gioca con la suggestione e la valorizzazione di elementi diversi, a corollario dei capi indossati su manichino: disegni, dettagli tecnici, bozzetti, fotografie, immagini pubblicitarie e redazionali, video e istallazioni.
L’incipit della mostra è affidato ad un passaggio attraverso teli di tulle su cui scorrono macro-immagini dei disegni autografi di Ferré che permettono di cogliere  segni che delineano la sua visione creativa e che rappresentano un mezzo per accedere al progetto di ogni capo esposto.
Il cuore della mostra vive nel centro della grande Sala delle Cariatidi, dove  le ventisette camicie bianche, piccolo esercito di capolavori sartoriali, testimoniano  silenziosamente vent’anni di genialità creativa e progettuale.
Esposte rispettando quasi sempre la cronologia della loro nascita, le camicie sono sculture bagnate da luce pensata per consentire al bianco di accendersi in diverse tonalità e alle ombre di fare da contrappunto, per ottenere un suggestivo effetto plastico. Taffetà, crêpe de chine, organza, raso, tulle, stoffe di seta o di cotone, merletti e ricami meccanici, impunture eseguite a mano, macro e micro- elementi si susseguono in un crescendo di maestria ed equilibrio.
Ai lati della grande sala espositiva, sono presenti disegni tecnici, bozzetti, scatti di grandi maestri della fotografia, immagini pubblicitarie  e redazionali provenienti dall’Archivio della Fondazione Ferré. Particolare interesse suscitano i disegni originali che illustrano la  incredibile capacità di dare vita ad ogni creazione, sintetizzando tutti gli elementi necessari alla realizzazione del modello: silhouettes, volumi, dettagli,  leggerezza o corposità  della materia,  sono già descritti nel tratto più o meno marcato, elegante e velocissimo.
A soffitto un insieme di immagini di grande forza onirica: proiezioni fotografiche (simulazioni indagine rx)  offrono una lettura tecnica e suggestiva allo stesso tempo, restituendo l’impalcatura formale e materica di ciascuna camicia e mettendo in evidenza texture e stratificazioni; e, soprattutto, suggeriscono levità, dolcezza, poesiaŠ.  La resa aerea e particolarmente emozionante  di questo linguaggio è frutto di una ricerca sviluppata in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e realizzata dal fiorentino Leonardo Salvini. Questo tipo di restituzione fotografica è presentata per la prima volta come chiave di interpretazione dei contenuti di una mostra di moda.

A chiudere il percorso, un sistema sospeso di immagini realizzate da Luca Stoppini, che sottolinea ancora una volta  come la  leggerezza e il movimento aereo  siano una precisa chiave di lettura  dell’intero progetto.



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