La grande bellezza. Antichi profumi di zagara nel Giardino della Kolymbethra


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Nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, tra il tempio di Castore e Polluce e quello di Vulcano, si estende una vasta area verde nota come il “Giardino della Kolymbethra”. Nel 1999 la Regione Sicilia ha affidato l’area al FAI che si è occupata dei restauri paesaggistici e di ripristinare le antiche colture, trasformando di fatto un covo di rovi nel meraviglioso giardino che dal novembre 2001 fa parte del circuito di visita della Valle dei Templi: “una piccola valle che, per la sua sorprendente fertilità, somiglia alla valle dell’Eden o a un angolo delle terra promessa” (Abate di Saint Non, 1778).

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I cinque ettari della Kolymbethra offrono una notevole varietà arborea e paesaggistica. Nelle zone più scoscese sono presenti tipiche specie della macchia mediterranea, come il mirto, il lentisco, il terebinto, la fillirea, l’euforbia e la ginestra. Nel terreno pianeggiante del fondovalle, al di là del piccolo fiume bordato da canne lungo il quale crescono salici e pioppi bianchi, si estende l’agrumeto che con limoni, mandarini e aranci di antiche varietà, viene irrigato secondo le tecniche della tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, nascono gelsi, carrubi, fichi d’india, mandorli e giganteschi olivi “saraceni”.

kolymbetraLa Kolymbethra rappresenta, per caratteri percettivi, ambientali e produttivi, il paesaggio più illustre dell’arboricoltura siciliana, ovvero quello irriguo dell’agrumicoltura. In Sicilia gli impianti di agrumi si chiamano “giardini” proprio per sottolineare la loro bellezza, oltre che la finalità produttiva. Il profumo della zagara assume così il senso di una presenza arborea che non è mai legata solo alla produzione, ma anche al piacere.

Secondo le testimonianze dei contadini del luogo, fino agli ultimi decenni del Novecento la Kolymbethra venne coltivata ad agrumento e a orto e mantenne l’aspetto di un meraviglioso giardino profumato di limoni e di aranci e ricco di mandorli, olivi, gelsi, melograni e fichi d’india.

La mancanza d’acqua ne causò in seguito l’abbandono sino all’intervento del FAI, che ha provveduto alla cura e al ripristino della vegetazione d’un tempo restituendo alla Valle dei Templi il suo originario valore, che non è solo archeologico, ma anche storico, geologico, botanico e agrario.

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Fonte: FAI

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