Blazer in velluto. Solo per uomini chic


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Ralph Lauren

Festività natalizie, tempo di giacche e abbigliamento formale. Un’occasione invisa a molti uomini, poco abituati ai classici stilemi dell’eleganza. Per ovviare a camicie in tessuti poco elastici o comunque difficili da indossare per la durata di pranzi e cene natalizie, e rimanere comunque inappuntabili, meglio optare per il blazer in velluto.

Pochi tessuti accarezzano i nostri sensi con una tale intensità e solleticano la nostra fantasia, narrandoci storie di interni opulenti ed abiti regali: il velluto, con i suoi toni brillanti e la calda sericità, ha questa dote, apprezzata ormai da secoli da stilisti, artisti e amanti del bello in genere.

Netta dichiarazione di inizio inverno e simbolo di eleganza, il velluto è un tessuto ereditato da una classe di epoche passate. Riflette la luce come lamine argentate. Corduroy, ovvero a coste, declinato nei toni del vino barricato o delle notti più cupe, ha arredato dimore e vestito nobili. Oggi gli stilisti lo reinterpretano su capospalla e accessori come a voler raccontare il ritorno di un’eleganza sfarzosa nei materiali, ma sobria nelle linee.

Il velluto è solo apparentemente difficile da indossare, se scelto nelle giuste proporzioni, mono-petto e mai doppio, slim, lasciato sempre morbidamente aperto, e in nuance sobrie (vanno bene le tonalità da sottobosco, dal borgogna al terra di siena, così come quelle fredde dei blu e degli ottanio), è un alleato affidabile, che permette alle altre componenti del guardaroba di essere più casual, senza mai strafare.

Se l’abbigliamento da abbinare al blazer in velluto può giocare di contrasti e alternanze tra formale e informale, sulle scarpe non ci sono deroghe che tengano: derby o oxford in pelle lucida, prive di motivi o trafori al laser, sono obbligatorie.

Le prime tracce di questo materiale si perdono in un luogo indefinito lungo la leggendaria “via della seta”, probabilmente nella regione del Kashmir, incastonata tra India, Pakistan e Cina, da cui, grazie allo spirito affaristico dei mercanti arabi, è giunto in Europa e in particolare in Italia, luogo d’origine, per tutto il XIII secolo e oltre, degli approvvigionamenti per tutto il continente, prodotti ed esportati dalle città di Lucca, Genova, Firenze e Venezia.

Più tardi questa tradizione è passata nelle mani dei Fiamminghi e i velluti di Bruges sono giunti nel XVI secolo ad avere una reputazione non inferiore a quelli delle grandi città italiane.

Questa stoffa, apprezzata dai nobili di tutte le epoche successive alla sua introduzione (tanto che Riccardo II d’Inghilterra stabilì nel 1399 che nessun altro tessuto avrebbe toccato la sua pelle e che in esso sarebbe stato seppellito), non ha mancato di ispirare illustri artisti, tra cui il più celebre rimane Tiziano, che nei suoi ritratti ne ha fatto ampio uso.

Fonte: Fabio – TempusVitae



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