Arti e Mestieri di una Venezia che non c’è più


Add to Flipboard Magazine.

Con l’aiuto di un veneziano doc, vogliamo ripercorrere quella parte ormai silenziosa della città più affascinante del mondo.  Vogliamo farvi conoscere quella parte di Venezia che non si deve perdere e quelle particolarità zittite dal flusso turistico tanto aggressivo da aver fatto scappare persino i veneziani con le radici più profonde.

Venezia non è un giocattolo, nemmeno l’ispirazione per una sola notte d’amore ma è l’essenza di una storia millenaria fatta di ingegno, di arte, di creatività, di genialità e di una incredibile capacità organizzativa. Non è semplice per un popolo gestire la vita sull’acqua e nell’acqua, eppure i Veneziani hanno saputo costruire dimore meravigliose, palazzi sontuosi,  ponti indistruttibili, chiese straordinarie, campi e calli (piazze e vie) che come in un ricamo prezioso si intrecciano nei Sestieri, ossia i quartieri che suddividono la città in sei parti, ognuna con una propria storia e di conseguenza con caratteristiche differenti.  La  numerazione civica è unica per ciascun sestiere, fatta eccezione delle aree più grandi, e talvolta raggiungono quattro cifre.  Una delle caratteristiche sono i Nizioleti, ossia indicazioni stradali tipiche veneziane che consistevano in  piccoli “lenzuoli” bianchi, fatti in pittura parietale, tant’è che i nomi delle strade o dei canali e le indicazioni verso i punti cruciali della città sono dipinti a mano direttamente sui muri delle case, dentro a un rettangolo bianco definito da un riquadro. La parola in sé ci incuriosisce e dalle varie ricerche affiora che proprio i Nizioleti sono uno spunto interessante per riportare alla luce i mestieri scomparsi, una sorta di memoria perenne. Ogni “nizioleto” portava il nome del mestiere che in quella calle, campo o campiello, si esercitava. Ad esempio, nel Sestiere di San Marco, esiste Calle delle Ballotte, era la via in cui operavano gli artigiani che confezionavano le ballotte o palline impiegate nelle votazioni  per le magistrature della Serenissima, da qui deriva il termine ‘ballottaggio’ poi diffuso a livello nazionale;  Sotoportego del Banco Giro si trova a Rialto, cuore commerciale e finanziario della città, indicava il luogo dove operava la banca di Stato; nel sestiere di Dorsoduro esiste la  Calle dei Cerchieri il luogo in cui si forgiavano i cerchi di ferro necessari alla confezione delle botti; nel Sestiere di San Polo si legge  Calle dei Nomboli, luogo di macellerie che esponevano tagli di carne;  Calle del Scaleter si trova in più zone e rappresenta il mestiere del pasticcere produttore di dolci con particolari segni somiglianti ad una scala, che venivano consumati specialmente durante i matrimoni.  Si dice anche però che questi dolci avessero la funzione di deridere i signori di Verona (gli Scaligeri appunto) con cui i Veneziani avevano rapporti burrascosi; e ancora la Calle del Pistor Indicava il luogo dove esistevano le botteghe dei panettieri, dal latino pistorius. Ma la più divertente è Calle Mosche nel Sestiere di Santa Croce,  indicava il luogo in cui erano fabbricati i falsi nei con cui le dame veneziane si abbellivano il volto.

Alcuni di questi mestieri hanno resistito fino ad alcuni decenni fa, ad oggi si può ancora notare qualche piccola e rara attività come quella dei squeraroli (costruttori di barche), le maestranze (il capomastro), il corniciaio. Tutto il resto non esiste più.  Persino il  parlare veneziano si sente sempre meno, il vociare delle persone che si danno appuntamento per una conviviale e colorita chiacchierata veneziana diventa una fortuna sentirla. Sono scomparse le  tradizioni, lavori artigianali ma anche l’ingegno del costruire e ampliare il bello in sintonia con l’estetica veneziana.  Puntiamo sempre il dito verso l’unica possibilità di non far morire quel che rimane di Venezia: l’incessante restauro e le cure continue fatte da persone competenti e con un anima in sintonia con i delicatissimi equilibri che permette a Venezia di esistere.

Daniela Russo e Giampietro  Baroni

Team CCLC

 

Qui di seguito riportiamo un piccolo dizionario dei mestieri

Alborante  maestro che fabbricava gli alberi delle navi
Acquavita  acquavite. Gli acquavitai, o venditori di acquavite, comprendevano anche i caffettieri.  Un ponte e una calle hanno preso questo nome da una bottega di uno di questi commercianti.
Acque  “botteghe da acque” era il vecchio nome dei caffè. A San Salvador vi sono una calle e un Sotoportego de le Acque.
Arte  inteso come corporazione. Termine di origine medievale. Associazione giuridicamente riconosciuta dal governo della Repubblica, che raggruppava tutti coloro che esercitavano lo stesso mestiere o professione.
Bastazo  facchino al servizio delle dogane, dell’Armiraglio de l’Arsenale e dei lazzaretti
Batelante  barcarolo di barche da trasporto, detto anche peater, burcer, draganter, che conducevano, rispettivamente, la peata, il burcio, la draga.
Batioro  artigiano che batteva sul marmo con un martello nella pergamena l’oro e l’argento, riducendoli in foglie sottili
Becheri  macellai
Biavarol  alimentarista
Bocaler  artigiani che fabbricavano e vendevano boccali, pentole, stoviglie e alti oggetti in ceramica e terracotta
Boteri  specialisti nel costruire le botti
Calegher  calzolaio
Canever  addetto alla cantina
Codega  facchino o servitore di piazza che accompagnava a casa la gente portando un fanale (forse deriva dal greco odegos ‘guida’)
Coltrero  fabbricante di coperte
Crivelador  operaio addetto alla vagliatura del grano
Drapier  fabbricante di panni di seta
Fanti Dei Cai  bassi ministri in servizio dei tre Capi del Consiglio dei Dieci. Erano sei, e vestivano una veste nera a maniche larghe; uno poi di costoro era particolarmente addetto agli Inquisitori di stato (Mutinelli)
Farinante  colui che trasporta la farina
Fioler  fabbricante di fiale per misure e lacrimatoi
Folador  addetto alla fola (mantice)
Forcheter  colui che vendeva posateria di legno
Forner  colui che cuoce qualsiasi vivanda nel forno per conto terzi, ma non il pane
Fritoler  venditore di frittelle
Frutajuolo o Frutarol  colui che vendeva frutta
Fusere o Fuseri  operai che filavano la canapa o altri filati
Fustagner  artigiano che lavorava il fustagno
Fritolin  colui che frigge il pesce
Ganzer  colui che tiene accostata la barca alla riva
Garzoti  coloro che usavano garzare i panni, cioè di sollevare la peluria utilizzando principalmente quella specie di pannocchia, a testa spinosa, detta cardo (in veneziano garzo), che divenne il simbolo dell’Arte dei garzoti e argagnoti, artigiani specializzati in qualità di scardassieri e come accotonatori dei panni di lana e perciò detti anche Petenadori.
Gastaldo  capo di un gruppo di gondolieri
Gua  arrotino
Lavorante  garzone che, finito l’apprendistato, iniziava a lavorare
Luganegher  pizzicagnolo, salumiere
Maestranza o maestro o mistro  capo operaio
Maestranzeta  operaio posto nella via di mezzo fra il lavorante e la maestranza
Mureri  muratori
Marangoni  falegnami in genere; da soaze falegnami intagliatori di cornici – da rimessi  impiallacciatori – da noghera mobilieri – da case

carpentieri edili – da squeri  costruttori di navigli – Asadori

specializzato nell’uso delle asce da piallo (ase, o dalaore)

Marinero o Mariner  marinaio
Masser  controllore per conto di un padrone o di una magistratura
Passamaner  artigiano che lavora i passamani, gli scorrimani delle scale
Patron o Patroni  incaricati di sorvegliare i lavori
Pestiner  lattivendolo, lattaio
Pignater o Scudeler  artigiani che fabbricavano e vendevano boccali, pentole, stoviglie e alti oggetti in ceramica e terracotta
Pistor  fornaio
Pizzegamorto  becchino
Proto  “il primo in ogni arte ma specialmente in quella de’ muratori e degli Arsenalotti” (Boerio). A Venezia era così chiamato anche l’ architetto addetto ai lavori di manutenzione e di restauro della basilica di San Marco. Dal greco protos, ‘primo’ – protomastro capo muratore responsabile dei lavori – anche architetto
Rasse Nel sestiere di san Marco. La ‘rascia’ o rassa era un panno di lana ordinaria con il quale si coprivano le gondole, così chiamato dal regno di Rascia (Serbia) da cui proveniva. La stoffa era utilizzata anche per la confezione dei Felzi, le cabine delle gondole.
Barbaria delle Tole Nel sestiere di Castello è una lunga via dove, fino a tutto l’Ottocento, esistevano vari magazzini di tole (tavole) per le opere di carpenteria. Barbaria deriverebbe dalla presenza nel luogo di alcune botteghe di barbiere oppure dal carattere burbero e selvatico dei montanari che lavoravano il legno.
Remeri  specializzato nella costruzione dei remi
Rampiner  marinaio specializzato nel lancio dei rampini e delle cime
Remer  artigiano che costruiva i remi
Revendigola  venditrice ambulante
Revendigolo  straccivendolo da abiti
Sabioner o Sabionero o Sabionante  operaio che porta la sabbia
Samiter  merciaio, venditore di drappi di seta
Saoner  fabbricante e venditore di sapone
Sartor  sarto
Scaleter  pasticcere.
Scapolo  antico nome di artigliere, soldato
Scoazzer  spazzino, netturbino
Scorzer  lavoratore del cuoio
Spezier  droghiere
Segadori o Segantini  specializzati nel segare la varie parti di un tronco
Sensale  mediatore commerciale. Incarico di carattere amministrativo che la Serenissima riservava ai sudditi provvisti di cittadinanza veneziana
Squerariol  costruttore di barche
Stramazzer  materassaio
Straseta o Strassarol  colui che compra ritagli di stoffe vecchie e buone
Strolego  astrologo
Tagiapiera o Chatajapiera o Tajapiera  tagliapietre
Tintor  tintore
Terazer  costruttore del pavimento alla veneziana
Testor  tessitore di panni di seta
Tiraoro  artigiano che lavorava l’oro e l’argento riducendoli in fili sottili e avvolgendoli sulla seta

 

Fonti: evenice.it –  venicewiki.org – Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito al reperimento dei materiali e alle spiegazioni dei significati



Devi essere registrato per inviare un commento Entra o registrati