Tolo Tolo: il nuovo film di Zalone, un Checco diverso dal solito


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Il povero Checco (Luca Medici) non sembra avere vita facile in Italia, dove provando ad inseguire i propri sogni da imprenditore, e scontrandosi violentemente con la burocrazia italiana, si vede costretto ad abbandonare la Madre Patria per cercare una miglior vita nella fortunata Africa. Iniziano qui una serie di avventure, pericoli, emozioni tant’è che in nome dell’amore e trovandosi di fronte la guerra, decide di tornare sui suoi passi e di riprendere la via di casa. E si ritrova a vivere in prima persona il viaggio che tanta gente disperata ed in cerca di salvezza cerca di compiere ogni giorno verso una nuova vita.

Dopo le tante polemiche anticipate dal trailer del film, la nuova pellicola di Checco Zalone arriva finalmente nelle sale preannunciando una nuova conquista del box office, spazzando via ogni dietrologia e critica.

“Tolo Tolo” vuol dire “solo solo” ed un titolo splendido e centrato per due ragioni: è il film d’esordio alla regia (in solitaria) di Checco Zalone ed è un richiamo a diversi aspetti essenziali della pellicola. Un film di svolta per l’attore, che dietro la cinepresa prova ad innestare un film con un ritmo e una regia più sofisticato rispetto ai precedenti. Il tema è quello dell’emigrazione e della fuga dalle zone di guerra, affrontato senza i timori e secondo la sua solita chiave, dissacrante, scorretta, paradossale ed a tratti seppur si voglia grottesca. Eppure decisamente a volte risulta un tantino politica e schierata, ovviamente ‘contro’. Ma soprattutto sorprende come la pellicola venga costruita con una ricchezza di soluzioni e un impegno cinematografico e tecnico che non aveva mai raggiunto questi livelli nelle precedenti prove del Checco interprete. Si sente che il film ha altre ambizioni.

L’aiuto come co-sceneggiatore di Paolo Virzì si sente, dove insieme riescono a dare alla commedia italiana quel tocco d’autore senza disdegnare quella per un grandissimo incasso. Per il resto Zalone è il solito personaggio che siamo abituati a vedere: l’italiano ossessionato a partire dall’abbigliamento firmato, fino al disprezzo per le regole e il desiderio di un paradiso altrove. Dalle riprese delle location africane ai movimenti di macchina ampi e studiati a certi effetti e ricostruzioni, fino agli inserti animati (su tutti il finale alla Pomi d’Ottone) si capisce perché ci sia voluto tanto per realizzare questo nuovo successo annunciato, che sicuramente ripagherà gli ingenti sforzi della produzione di Pietro Valsecchi, come da lui stesso ammesso. Il risultato finale è un film più equilibrato di altre occasioni anche se forse meno spumeggiante o caricaturale, che a tratti sembra uscire dal seminato, ma senza mai correre il rischio di sbandare. Nemmeno quando sbeffeggia razzismo e Fascismo, mette alla berlina la nostra politica più recente, prende in giro il nostro atteggiamento mediatico e interessato dei drammi che conosciamo, o denuncia le beghe tra alleati europei nella gestione degli esiti degli stessi.

È insomma un film dal respiro più ampio dei precedenti e con un budget più elevato (e si nota), dove Zalone ha riversato tutto se stesso in quattro anni di produzione, prendendosi un bel rischio ma dove viene promosso a grandi voti.

Piergiorgio Pietrantoni



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