Sindrome pronatoria. Cos’è, quali sono i sintomi e come intervenire


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Per sindrome pronatoria si intendono un insieme di segni e di sintomi dovuti ad un’errata conformazione del piede con eccesso di valgismo del retropiede, adduzione dell’avampiede di compenso, riduzione della volta plantare , che ha come effetto principale una riduzione della forza di spinta dell’arco mediale e del primo raggio del piede.

Il difetto meccanico si estrinseca in una difettosa distribuzione dei carichi in regione plantare che a sua volta provoca la sintomatologia dolorosa correlata al quadro clinico meglio conosciuto come piede piatto.

La sindrome pronatoria si può riscontrare sia nell’ adulto che nel bambino con caratteristiche decisamente differenti. Nel bambino le deformità sono “riducibili” e passibili di correzione sia grazie a meccanismi naturali legati alla crescita e allo sviluppo sia tramite tecniche correttive attive e passive. Nell’adulto lo stabilizzarsi e lo strutturarsi delle deformità (col passare del tempo sempre più caratterizzate dalla rigidità) porta allo sviluppo di diverse situazioni cliniche legate ora alla parte ossea (quadro artropatico della astragalo-scafoidea, sindrome della sotto-astragalica, altre) ora alle strutture capsulo legamentose e tendinee (vedi la tendinopatia del tibiale posteriore, la sindrome della coxa-pedis, le tendinopatie inserzionali del tendine d’Achille e della fascia plantare, altre).

TRATTAMENTO. Il primo approccio a questi quadri clinici è senza dubbio non chirurgico, laddove le deformità rispondono ancora in maniera soddisfacente alle tecniche fisioterapiche, ortesiche, farmacologiche. Una volta applicate tali procedure senza risultati apprezzabili sulla funzione e il quadro clinico sintomatologico, si può intervenire con le più diverse tecniche chirurgiche che devono vertere ad un miglioramento funzionale e meccanico della struttura podalica: la riduzione del valgismo calcaneare tramite osteotomie correttive, la ricostruzione della volta plantare tramite piccole ortesi senotarsiche (nel piede piatto del bambino) o artrodesi (blocchi articolari, nel piede piatto dell’ adulto), ritensionamenti tendinei e ricostruzioni (tenoplastiche) sia come gesto principale (lesioni lacerative tendinee, vedi lacerazione spontanea del tendine tibiale posteriore) che come gesto accessorio alle correzioni ossee, altre.

Per concludere: una sola definizione include più situazioni cliniche a loro volta caratterizzate da deficit funzionali del piede che si traducono in una disparata serie di quadri sintomatici di non semplice inquadramento nosologico e senza dubbio di complesso trattamento sia esso ortopedico che chirurgico.

 



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