NORMA E CAPRICCIO. Spagnoli in Italia agli esordi della “Maniera moderna”
Firenze, Galleria degli Uffizi fino al 26 maggio. La mostra si articola pertanto in quattro sezioni che, nel rispetto di una scansione geografica, intendono accostare prestigiosi capolavori creati da simili artisti a straordinarie testimonianze della produzione italiana fra Quattro e Cinquecento.
In quella d’apertura, dedicata a Firenze, si ricostruirà l’attività italiana di Alonso Berruguete, studiata da Roberto Longhi e Federico Zeri: si avrà così l’inedita possibilità di confrontare direttamente le opere riferite all’artista – oggi per lo più conservate agli Uffizi e in altri importanti musei italiani e stranieri (la Collezione Loeser in Palazzo Vecchio e la Galleria Borghese a Roma) – valutandone allo stesso tempo la modernità nell’accostamento a risultati significativi di pittori e scultori a lui contemporanei, fra cui Andrea del Sarto, Rosso, Pontormo, Baccio Bandinelli e Jacopo Sansovino. Si potrà giudicare il peso che la tradizione cittadina ebbe sull’arte di Alonso anche grazie ad autografi di Donatello, Leonardo, Michelangelo, Filippino Lippi e Piero di Cosimo, tutti presenti in mostra.
Nella seconda sezione, attorno alle tavole di Pedro Machuca, si rifletterà invece sul contributo di questo pittore alla bottega di Raffaello a Roma fra gli anni dieci e venti, verificando l’influenza che la lezione del Sanzio ebbe sull’Italia del Sud attraverso i dipinti di Pedro Fernández, attivo nella penisola fra Milano, il Lazio e la Campania.
La terza sezione proporrà al pubblico alcune eccezionali sculture eseguite da Bartolomé Ordóñez e Diego de Silóe durante la loro residenza partenopea nel secondo decennio del secolo, vertici assoluti della statuaria ‘manierista’: di esse si illustreranno i riflessi sulla cultura campana, grazie alle opere di Girolamo Santacroce e di Domenico Napolitano.
Nell’ultima sezione della mostra si presenteranno invece creazioni realizzate da questi stessi artisti iberici al loro rientro in patria, fra Valladolid, Granada e Toledo, così da permettere ai visitatori di valutare l’eredità della lezione italiana sul loro stile e sul loro linguaggio figurativo.
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