Controtendenza: il “Bon Ton” torna di moda


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Per la gioia del buon senso abbiamo il piacere di comunicare che è in vista un cambio di rotta. I tatuaggi sono considerati out, ora si corre dal medico estetico per cancellarne ogni traccia, a costo di spendere qualsiasi cifra. Aboliti i percing e gettati i mille orecchini che deturpavano ogni zona del corpo, ritornano di moda i gioielli sobri ed eleganti. Addirittura alcune femministe sono ritornate sui loro passi, dopo aver capito che non è necessario assomigliare agli uomini per ottenere una parità di diritti. Insomma sembra che ci sia un ritorno alla moderazione e una tendenza alla semplicità, anzi i personaggi più chic hanno bandito già da tempo le bizzarrie.
I primi segnali si sono avuti negli ambienti di lavoro, un ritorno a delle regole che impongono una certa rigorosità di stile e l’abbandono a quei falsi toni amichevoli che portavano all’anarchia e al disordine.
Ai nuovi manager o a chi ci tiene a essere impeccabile anche nei rapporti con persone di culture diverse, vengono proposti corsi di”Business etiquette”, dove si apprende il galateo comparativo, che insegna cosa fare e come muoversi in ogni circostanza di lavoro delicata.

Il maestro di etichetta, Nicola Santini, che detiene un lungo e prestigioso curriculum internazionale, ha tenuto seminari all’interno del master in Corporate finance all’Università Bocconi di Milano e  il corso di buone maniere della Liason Comunicazione di Bologna, a cui hanno partecipato i manager di molte grandi aziende, afferma “Vorrei eliminare il malcostume diffuso, ad esempio il fatto di dire “piacere” nel tendere la mano a una persona che non si conosce ancora, perché è un arcaismo ipocrita, ma basterà  dare la mano allo sconosciuto, dicendo semplicemente il proprio nome e cognome, e stando ben attento a quello dell’altro.
Non c’è nulla di più maleducato di non ricordare il nome di una persona appena presentata”. Non è assolutamente tollerabile  nelle situazioni lavorative chi, mentre si sta illustrando un progetto lascia squillare il cellulare, oppure di chi invita i propri ospiti in un ristorante caotico e poco adatto a una conversazione. Il Financial Times afferma che negli Stati Uniti, le storie d’amore nell’ambito lavorativo hanno destato allarme fino al punto di dover stilare dei contratti, i“love contracts”, a scopo protettivo sia per le aziende che per i dipendenti. Generalmente si tratta sempre di situazioni che sfociano alla fine in litigi e denunce, compromettendo la serenità dell’ambiente di lavoro e la produttività. In caso di relazioni nascenti o flirt è necessario rispettare alcune regole per non urtare la suscettibilità dei colleghi o di chiunque ruoti in quell’ambito. Il fenomeno è stato denominato “effetto Wolfowitz”, dal nome dell’ex presidente della Banca Mondiale, noto per aver promosso e aumentato lo stipendio della sua fidanzata Sasha Riza, cosa criticata dai salotti più esclusivi del mondo..  Diciamo che in certi casi, basterebbe avere “bon ton”,l’eleganza di continuare a comportarsi normalmente, come prima che iniziasse la relazione, senza evidenziare alcun favoritismo, comportandosi educatamente senza lasciarsi andare con affettuosità non adatte all’ambiente in cui si lavora e soprattutto nel caso di crisi d coppia è indispensabile lasciare altrove i malumori e le varie ritorsioni. Molte denunce per molestie sul posto di lavoro sono scaturite  da relazioni dapprima consensuali e successivamente cessate, o denunce per trattamenti di favore o al contrario per mobbing. Le aziende si sono rese conto che non porta ad alcun risultato istituire regole impossibili, come il divieto di avere relazioni all’interno del proprio ambiente di lavoro, anzi addirittura a volte si ottiene un effetto contrario. Pertanto il “love contract” serve a confermare che l’eventuale  relazione è consensuale, a mettere in chiaro le regole di comportamento all’interno dell’ufficio e a ribadire la policy relativa alle molestie sessuali. Qualche lezione di bon ton servirebbe a molti, specialmente ai seguaci di Wolfowitz, di cui il mondo è pieno.

 



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