In ricordo di Liz


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Elizabeth Rosemond Taylor, nota come Liz, la piccola Priscilla di “Torna a casa Lassie”, è morta ieri a Los Angeles all’età di 79 anni. Era nata a Londra, da genitori statunitensi nel 1932. Donna e attrice dai grandi numeri: due oscar, otto matrimoni e setti mariti (con un solo vero amore, quello per Richard Burton, che ha sposato due volte divorziando altrettante), innumerevoli flirt, due tentativi di suicidio, oltre cinquanta film girati per il cinema. Aveva esordito nel 1942 all’età di dieci anni con “There’s One Born Every Minute”.  E’ dell’anno successivo la parte in “Torna a casa Lassie”, la vicenda del cane collie che tanto ci ha appassionato. E’ attrice protagonista in “Gran Premio” (1944), dove recita la parte di una bambina che allena un cavallo e si conquista appunto la fama di “bambina prodigio”.

Comincia la scalata e nel 1961 vince l’oscar con “Venere in visone”, nel 1966 lo rivince con “Chi ha paura di Virginia Wolf ?”.

Ha recitato con James Dean (“Il gigante”), con Paul Newman (“La gatta sul tetto che scotta”), con Montgomery Clift (“Improvvisamente l’estate scorsa”): tutte perle del cinema; ma come dimenticare la sua deliziosa parte ne “Il padre della sposa”, dove è Kay, la diciannovenne figlia di Spencer Tracy e Joan Bennet?

Ma l’immagine e il destino di Liz, sono forse rappresentati dalla magnifica “Cleopatra”, sul set del quale conosce “l’uomo più uomo” della sua vita, Richard Burton.

Donna problematica, dalle molteplici sfaccettature, ha vissuto ogni attimo con intensità e con altrettanta intensità ha anche pagato un tributo alla vita, perché aliena alla normalità della realtà oggettiva che smorza le luci della star.

Dedita all’alcool ha frequentato un centro per la disintossicazione, dove ha conosciuto uno dei suoi mariti, un muratore di vent’anni più giovane. Si è impegnata con grande vigore nella lotta contro l’Aids, da quando nel 1985 l’attore e amico Rock Hudson morì a seguito della terribile malattia.

La stupenda e brava Liz (nomignolo che non amava), non si è risparmiata proprio nulla. La sua vita è stata l’esistenza leggendaria dell’ultima grande diva di Hollywood.

Come solo i grandi artisti possono permettersi di fare, rimarrà Immortale grazie alle scene indimenticabili girate. E saremo sempre più nostalgici nel vedere quei mondi così tragicamente umani ma romantici e sentimentali, ora molto più tenui.

I ciak che si girano oggi testimoniano di un’altra società che spesso non ci piace: vorremmo una nuova Liz Taylor ma sappiamo che è impossibile, perché per averla, servirebbe una realtà “indietro” di almeno cinquant’anni.

Addio Liz, testimone dell’eccesso, artista inarrivabile, donna di una bellezza unica e bambina così dolcemente proiettata nelle nostre tenerezze di bambini.

Ci mancherai, però non sarà per sempre; ma solo fino al prossimo film, che non tramonta mai, perché Immortale come te.

Danilo Stefani



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