L’Italia del vino e la sua storia


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Che già i romani fossero abilissimi coltivatori e conservatori di vino ce lo racconta Cicerone, quando ne trovò intatto nei suoi pregi un vino vendemmiato cent’anni prima. Ma, questo, forse, lo sappiamo tutti. Quello che conosciamo forse meno è l’importanza che, già in passato, il vino rivestiva nella nostra Penisola.

Teudorico fu il primo ad emanare leggi per la sua tutela, con pene severissime per chi “avesse colpito ingiuriosamente con calci l’uva e ad essa avesse mischiato nefandezze”. Una sorta di  primo rude abbozzo della legge antisofisticazione, ma che fu molto efficace per quei tempi.

Fu poi, la volta di Rotari, re dei Longobardi dal 636 al 652, a dedicare ben cinque capitoli di un suo editto alla difesa della vite, imponendo multe di sei soldi a chi avesse sradicato anche un solo palo a sostegno di una vite. E Carlo Magno, saggio e furbo, seguì la sua politica, come appare dai Capitolari, le leggi del Sacro Romano Impero.

Saltando, a piè pari qualche anno di storia, arriviamo al Quattrocento: quando al vino fu resa,  finalmente, giustizia dando via libera alla sua commercializzazione. Ed i vini italiani che fino ad allora erano solo una dozzina esplosero in numero.

Ma è dal 600 in poi che nacquero vere e proprie Accademie agricole che si occupavano espressamente “della coltivazione, della vendemmia, della fattura e della conservazione del vino”.

Fu, invece, Cavour, buongustaio e politico, ad intuire per primo l’importanza del vino per la nostra economia, affidando i suoi vigneti di Grinzane all’enologo Reims Louis Oudard; lo seguì subito la marchesa Barolo; mentre, Carlo Alberto acquistò immediatamente il Castello Verduno creando il Nebiolo…ed il dado è tratto!

Finalmente, il Bel Paese abbandonò definitivamente un certo empirismo che risaliva a tempi antichi cominciando a studiare il vino, approfondendo i misteri della fermentazione e puntando l’attenzione sulle varie problematiche della vite. E grazie a questo impegno la viticultura italiana è entrata nell’era moderna.

Arriviamo così  al vino di oggi ed all’amorosa passione che lo circonda.

Un produttore di  vino, oggi, in Italia non è solo una persona che fa affari ma sempre più spesso un vero  appassionato del suo mestiere e del suo prodotto. E grazie alle loro esperienze, alchimie e tentativi che ci sono vini  italiani sul mercato che nulla hanno da invidiare a quelli dei nostri cugini d’oltralpe.

Il vino italiano di oggi è frutto di una lunga storia, fatta di innesti di cultura su cultura, che dobbiamo conoscere, imparare a capire ed apprezzare sotto ogni suo tappo. Quindi, cin cin ma con il vino made in Italy.

Daniela Berti



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