IL CIBO E LA PSICHE


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E’ indubbio il grande legame esistente tra comportamento e alimentazione. Il trattamento dell’obesità, soprattutto in età evolutiva non può in ogni caso essere separato dalla valutazione del nucleo familiare. Infatti, la famiglia, oltre a trasmettere i caratteri genetici legati all’obesità può influenzare il comportamento e questo “imprinting” familiare risulta particolarmente importante in età prescolare.

Nelle famiglie dei soggetti obesi i modelli relazionali più frequenti sono i seguenti: a) modello dell’ “invischiamento”. Elevato attaccamento fra i suoi membri con intrusioni nei confini personali di ognuno. In questa situazione confusionaria i genitori possono perdere il loro ruolo gerarchico “alleandosi” con uno o più figli contro l’altro genitore, oppure uno dei figli assume il ruolo di genitore. Questo conduce paradossalmente ad una scarsa comprensione dei segnali e dei bisogni dei componenti familiari. Il cambiamento di uno dei componenti ha ripercussioni enormi ponendo in discussione il sistema famiglia. b) Iperprotettività. I componenti sono sempre pronti a proteggere e dispensare comunque cure eccessive. Il tentativo terapeutico è quello di ridurre il grado di iperprotettività, “contenendo” il potere di chi protegge. c) rigidità. Una famiglia rigida nega prima di tutto l’esistenza dei problemi al suo interno. Queste tre tipologie familiari hanno in comune una bassa soglia di tolleranza al conflitto e cercano, attraverso modalità diverse, di evitare i problemi. Al sorgere di cambiamenti relazionali (es. scolarità), nell’ambito delle famiglie iperprotettive e/o invischiate, si mettono in discussione miti collaudati. Quando non si riesce a reagire in maniera funzionale (per rigidità), superando il problema, un nuovo equilibrio viene trovato (evitamento) rafforzando il sintomo (es. obesità) e, spostando quindi l’interesse della famiglia dal problema emergente verso il soggetto e, per questo, invischiandosi in relazioni che non producono soluzioni positive del conflitto. D’altra parte, il cibo diventa una fonte facilmente disponibile ed affidabile di sostegno, soddisfazione e consolazione. Se il bambino obeso riesce a ridurre le emozioni negative con l’assunzione di cibo vi è una minore probabilità di dover affrontare un conflitto familiare. Di conseguenza, l’assunzione di cibo in seguito a stimoli emozionali negativi, diviene utile e funzionale a mantenere il legame familiare, riducendone la conflittualità. Il pediatra, che rappresenta il primo, e spesso l’unico nutrizionista-psicologo della famiglia, dovrà pertanto individuare le famiglie a rischio per poter consigliare, quando necessario, un trattamento psicologico familiare unitamente alla dietoterapia. Devi perdere peso? Ecco i principali consigli che si possono impartire al fine di ridurre gli eccessi alimentari, applicabili sia ai grandi che ai bambini in sovrappeso: si dovrebbe dapprima “bonificare” la propria abitazione da tutte le  “tentazioni alimentari” (biscotti, merendine, snack, insaccati, formaggini, dolci, ecc.). Evitare di bere succhi di frutta o bevande gassate zuccherate. E’ bene evitare di mangiare in maniera automatica e poggiare la forchetta sul tavolo tra un boccone e l’altro. Sarebbe utile servire gli alimenti in piatti di dimensioni ridotte, come i piatti da frutta. Comperare poi i cibi da una lista, senza improvvisare, scegliendo alimenti che richiedono una preparazione culinaria. E’ utile modificare lo stato d’animo prima di mangiare; lasciare la tavola alla fine del pasto; assumere un cibo per volta; evitare di tenere a tavola i piatti di portata o “pulire” il piatto; prepararsi in anticipo per gli eventi speciali  o a “rischio” (compleanni, festività); aumentare l’attività fisica (iscriversi in palestra, usare le scale e non l’ascensore o, nel caso del bambino, rendere il bambino più autonomo nelle attività quotidiane).  Inoltre è utile conoscere bene ciò che si mangia, analizzare il modo di mangiare, identificare cosa vi spinge a mangiar e distinguere la fame dalla voracità. E’ indispensabile spegnere la TV o computer mente si mangia e mangiare in un luogo preciso (non cambiare stanza o fare altro mentre si mangia). Cercate, invece,  di apprezzare l’odore, il gusto, il colore, la consistenza del cibo; fare la spesa a stomaco pieno. Sei già a dieta? Allora ecco cosa fare: tenere un diario di ciò che si mangia e un grafico del peso; evitare il “fai da te” ma seguire un programma alimentare prescritto da un medico esperto nel campo; non tenere in casa cibi proibiti e tenere esposti i cibi consigliati; rompere i circoli viziosi che inducono a mangiare con comportamenti alternativi. e perseguire obiettivi realistici (non illudersi di ottenere tutto e subito); evitare atteggiamenti e desideri perfezionistici (non” devo” ma “voglio”); focalizzare l’attenzione sullo stato di salute più che sul peso; esporsi invece di nascondersi; e, se capita, fare volontariamente “brutta figura” senza avere paura; ammettere e correggere gli errori senza vergogna; cercare di essere normali e non eccezionali.

 



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