Happy Money


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La notizia somiglia a un tuffo carpiato all’indietro. Alcuni degli attori di “Happy Days”, il telefilm degli anni 70-80 che ci ha intrattenuto e divertito diventando nel tempo un vero cult, fanno causa alla rete Cbs. Vogliono 40 milioni di dollari. Anson Williams, Don Most, Marion Ross, Erin Moran e gli eredi del defunto Tom Bosley, chiedono la giusta ricompensa perché, dicono i loro avvocati, “i personaggi della serie sono diventati un’icona della cultura americana” e loro non hanno mai intascato nulla sui ricavi derivati dalla serie (gadget di vario tipo per una montagna di soldi che si è accumulata dal 1985 – anno in cui si chiuse la produzione – a oggi). La Cbs non è riuscita a trovare un accordo con gli attori: proponeva circa 10000 dollari a testa, quindi il divario era enorme.

Dopo 26 anni, dunque, “Happy Days” tira le somme e chiede il conto. Il mix di humour e semplicità che il telefilm – ambientato negli anni 50’ e 60’ – così bene esprimeva, adesso sa un po’ di amaro. Gira che ti rigira siamo sempre al solito valzer:  quello dei soldi; con musicisti e ballerini sempre nuovi, ma tutti con il talento protagonista del “tacco e punta” giudiziario.

Chissà, forse tra cento anni (ricordando che “i giorni felici” tutto sommato erano un po’ anche i loro) arriveranno i parenti di “Fonzie” (Henry Winkler) e di “Richie” (Ron Howard): i due erano i protagonisti della serie tv e non compaiono nella lista degli attori firmatari della causa. Buona è stata la carriera cinematografica di Winkler, nonostante l’etichetta “fonziana”. Ottima, come regista, quella di Ron Howard (vincitore anche di un oscar con “A Beautiful Mind”).

Viene da chiedersi come mai tutto questo dopo quasi trent’anni. Il successo della serie non era, e non è stato, sempre evidente? I guadagni non erano allineati con i contratti degli attori? E perché gli interpreti di Fonzie e Richie Cunningham (autori, loro, di una  carriera ben più luminosa) si sono astenuti dalla causa alla Cbs? I conti non tornano, per nessuno.

Riguardiamoci quei “giorni felici”, con la spensieratezza di allora, quando il divertimento sembrava gratis.

 

Danilo Stefani



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