Epoche. Chiocciole, pitoni e carne speziata


Add to Flipboard Magazine.

Oramai viviamo nell’Iperstoria. In una fase della vicenda umana cioè, dove ogni ambito, quindi anche il benessere individuale e sociale, dipendono dall’ICTs e cioè dall’Information and Communication Technologies. In altre parole dall’elettronica e dall’informatica. Così come la scrittura ha determinato il passaggio dalla Preistoria alla Storia, così Internet, da cui siamo di fatto totalmente dipendenti, ha segnato il passaggio a questa nuova dimensione. Già molte nostre attività non sono più praticate né praticabili con modalità tradizionali, mentre molti altri mestieri stanno per essere inesorabilmente “travolti” da questo tsunami tecnologico. Nessuno in effetti sa dire se, ad esempio, tra qualche anno esisteranno ancora le riviste cartacee da comperare nei chioschi agli angoli delle piazze o se l’informazione viaggerà solo ed esclusivamente sul web. E così, tanto per non perdere il treno, tutti cominciano a produrre giornali online e periodici ebook.

Ma un figlio del secolo scorso, come io orgogliosamente mi vanto di essere, non può non continuare ad amare e a ribadire il primato della carta ed in generale dei sensi reali, contrapposti alla virtualità dilagante.

Quando proprio devo arrendermi e ammettere che nemmeno io oggi mi sentirei di sostituire un comodo e potente word processor con una pur gloriosa e mitica Lettera 22, allora mi consolo pensando che tutto sommato, i prodigi tecnologici che oggi invadono prepotentemente le nostre vite, vengono da lontano. E a ben guardare vengono proprio da quel “mio” mondo, da quegli anni  e da quei “giorni felici” dei decenni fin de siècle che ho avuto il privilegio e la fortuna di vivere e dove affondano le radici della mia sensibilità. È in quelle mitiche decadi che c’è lo snodo chiave. E forse, analizzare quei processi nel momento esatto in cui s’innescarono, ci può aiutare a districarci meglio nella complessità di questi nostri difficili giorni.

Internet, dicevamo. Ebbene il progenitore della rete, è noto, è stato il progetto Arpanet, che venne ideato negli anni ’60. Fisicamente la prima articolata connessione venne realizzata nel 1969 collegando quattro calcolatori tra università della California e dello Utah.

La prima email (servizio ideato da Ray Tomlison) venne spedita nel 1971.

Gli Emoticon, le faccine che usiamo per esprimere i nostri stati d’animo per email o sms, vennero ideati il 12 aprile 1979, da Kevin MacKenzie, mentre il primo virus informatico che bloccò Arpanet è datato 27 ottobre 1980.

Bisogna ammetterlo: sono soddisfazioni.

E che dire poi dello spam?

Avete presente?

«Enlarge your penis! […] Off Price!! ViagraPills $1.40/pill, Cialix Pills$2.21/pill, super LowPrice just for You»…

Ogni giorno le nostre caselle di posta ricevono email di questo tenore e tutti abbiamo imparato che si tratta di spam.

Spam dunque è un messaggio (normalmente commerciale) indesiderato o perlomeno non richiesto che ci giunge via posta elettronica.

Ebbene anche lo spam, vorrei vedere, nasce in tutto e per tutto, come concetto e come pratica, ancora una volta negli anni ’70.

Si ritiene che il primo spam via email della storia sia stato inviato il 1° maggio 1978 quando un certo Gary Thuerk, mandò un messaggio pubblicitario a 393 destinatari su Arpanet, per parlare dei prodotti della sua azienda di computer, la Digital Equipment Corporation.

Ma che cosa significa spam? Da dove deriva questo nome oggi così diffuso?

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, esso non è un acronimo, ma come vedremo è un portmanteau (una parola valigia).

La sua origine concettuale sta in uno spassosissimo sketch comico dei mitici Monty Python.

Nel corso di quattro stagioni, tra il 1969 e il 1974, nel loro Monty Python’s Flying Circus il gruppo inglese formato da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin, realizzò 45 episodi che vennero trasmessi dalla Bbc.

I Monty Python avevano un’educazione di alto livello (erano tutti laureati a Oxford o Cambridge), quindi le loro scenette erano intellettualmente molto raffinate, zeppe di citazioni filosofiche e letterarie e prendevano di mira (spesso in modo surreale) le idiosincrasie dello stile di vita britannico.

Ebbene c’è un loro episodio che si intitola proprio “Spam”, è la 25ª scenetta in assoluto prodotta dal gruppo (la 12ª della seconda serie) e venne trasmessa per la prima volta in Tv il 15 dicembre 1970.

La scena si svolge all’interno di una taverna in cui stanno mangiando un numero imprecisato di vichinghi con tanto di elmi cornuti. Dal soffitto, come se nulla fosse, viene calata una coppia britannica di coniugi (Eric Idle il marito, Graham Chapman la moglie) in abiti campagnoli ma contemporanei, che prende posto normalmente ad un tavolino e chiede cosa offra il menù. La cameriera, impersonata da Terry Jones, in un crescendo inarrestabile, comincia ad elencare tutte le pietanze che immancabilmente, si tratti di uova, pancetta, fagioli o varie loro combinazioni, contengono Spam. L’insistenza e la ripetizione, contrapposta alla riluttanza della signora che non ama lo Spam, è tale da diventare un vero e proprio tormentone, ripreso di tanto in tanto da surreali cori intonati dai vichinghi in sala.

I Monty Python con questo sketch volevano irridere la carne in scatola Spam che era un prodotto vero e proprio, all’epoca molto diffuso e pubblicizzato.

Spam, e cioè spiced ham, è carne di maiale speziata in scatola. È stata creata nel 1937 dalla Hormel Foods Corporation. In particolare si tratta di carne di spalla di maiale bollita e omogeneizzata, con aggiunta di prosciutto cotto, sale, acqua, zucchero e nitrito di sodio.

La parola spam dunque è un portmanteau proprio perché composta da due termini: “spiced” ed “ham”.

Un portmanteau è un tipo di valigia francese che contiene due comparti rigidi tenuti insieme da una cerniera. Lo stesso termine “portmanteau” è una parola portmanteau, composta dalle due parole porter (“portare”) e manteau (“mantello”).

Ad usare la prima volta questo termine nell’accezione che stiamo ricordando fu nientemeno che Lewis Carrol nel suo meraviglioso secondo libro delle avventure di Alice e cioè Through the Looking-Glass [Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò] (1872).

Carrol fa usare questa parola a Humpty Dumpty che cerca di spiegare ad Alice il poemetto nonsense Jabberwocky: «‘slithy’ means ‘lithe and slimy’… You see it’s like a portmanteau — there are two meanings packed up into one word. ‘Mimsy’ is ‘flimsy and miserable’ (there’s another portmanteau … for you)».

Lo stesso Carroll torna sull’argomento in un altro testo:

«Humpty Dumpty’s theory, of two meanings packed into one word like a portmanteau, seems to me the right explanation for all. For instance, take the two words “fuming” and “furious.” Make up your mind that you will say both words … you will say “frumious”»*.

Ecco spiegato perché in Gran Bretagna durante un brunch (brekfast – lunch) si possa mangiare Spam (spiced – ham).

C’è da notare, per chiudere, che la società produttrice di Spam, la Hormel, con grande intelligenza ha cavalcato la notorietà giuntagli dallo sketch dei Monty Python.

Ritenendo la creazione dello Spam «uno dei più grandi momenti nella storia dell’umanità», gli ha dedicato perfino un museo ad Austin nel Minnesota (http://www.spam.com/spam-101/the-spam-museum) e un gioco, naturalmente online (http://spamalot.spam.com/go/game/).

Consiglio a tutti, soprattutto a coloro che non l’hanno mai fatto prima, di cercarsi su Youtube (sigh) le scenette dei Monty Python. Sono perle d’arte pura…

È come immergersi per qualche minuto nell’atmosfera degli anni ’70 e in tal senso le brume inglesi aiutano.

 

Sui Monty Python e non solo si può leggere anche il bellissimo libro di Howard Sounes, Anni 70. La musica, le idee, i miti (Laterza, 2007).

Gabriele Paradisi

 

*un grazie a Boris Limpopo (http://borislimpopo.com).

 



Devi essere registrato per inviare un commento Entra o registrati