Storie di vita. Quel generoso medico di vagabondi e vip


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E’ molto noto e benvoluto in tutta Milano, popolarissimo nel quartiere di Brera dove da decenni vive e lavora nel suo studio di via Pontaccio. Medico condotto e poi dell’Asl, il dottor Giorgio Devitini ha curato le famiglie più eminenti della città, come gli Armani e i Pirelli. Figure importanti del giornalismo, intellettuali e principi del foro. Stilisti e imprenditori, come Leonardo Del Vecchio della Lux Ottica. Non mancano nomi della cultura, da Gae Aulenti a Corrado Stajano. Si va poi dall’aristocrazia – la principessa Colonna e la principessa Claudia D’Orléans, consorte di Amedeo di Savoia – al mondo dello spettacolo, per esempio Moni Ovadia, Dalila Di Lazzaro, Renato Pozzetto e famiglia. Ma anche tutta una folla anonima e popolosa di barboni, balie, colf, vecchietti del circondario. Per tutti è “il mitico”, o semplicemente el dutùr. Ma per lui, che oggi ha 76 anni, la salute del paziente è molto più importante dei fasti della notorietà.

Medico generico o di famiglia, come preferisce esser chiamato, il milanese Devitini è unanimemente conosciuto come perspicace diagnosta, coscienzioso e di grande disponibilità umana. Agisce con umiltà e prudenza, è molto raro che sbagli una diagnosi. Dicono che non spenga mai il telefonino, neppure a Natale, e per accorrere da un malato sia capace di interrompere una villeggiatura. Semplice, sanguigno, sempre capace di cordialità e calore umano: per questo il paziente è comunque protetto e gratificato. Devitini, che ha due figli grandi ed è tra l’altro interista sfegatato, è uomo carnale, edonista, amante della cucina povera – cassoeula, trippa e vino rosso – e di tutti i possibili piaceri materiali, a cominciare dalle belle donne. Oggi è Marina la sua adorata e unica compagna, che lui ama circondare di mille delicate attenzioni. Molto femminile e fresca, di una raffinata bellezza senza tempo, Marina  è apprezzata illustratrice e pittrice: a sua volta sempre a fianco del caro Giorgio, specialmente ora che lui lotta da leone contro una malattia grave.

La Brera degli anni settanta è un po’ diversa da quella attuale, patinata, modaiola e radical-chic. Allora un borgo vociante e bohèmien di artisti, artigiani, fruttivendoli, giovani pittori squattrinati, case di ringhiera con bagno di fuori. Gerani, cani e gatti, monelli in libertà. Piccole botteghe, locali notturni, osterie. El dutùr, che dal 1968 ha già maturato una dura scuola di vita come medico condotto nei paesi del Parmense – utilitaria e valigetta – si muove di casa in casa con la sua umanità un po’ rurale e naif tra ballerine, osti, tipografi e comuni poveracci. Spesso non si fa pagare. C’è il trans, ci sono le prostitute, ci sono le donnine dei night. Non manca la leggendaria mamma Lina del Jamaica, la cui età (101 anni) è di per sé la migliore pubblicità. In migliaia gli devono la vita, la gratitudine è palpabile.

Del resto, tutta l’esperienza personale e professionale di questo straordinario medico di vagabondi e vip è densa di aneddoti esemplari. Un giorno Camilla Cederna inciampa nel predellino di un tram, cade e resta malamente contusa. Sa già a chi rivolgersi: “Arriva il bravissimo medico del mio quartiere – annota – mi visita e scrive le ricette per ematomi e abrasioni.” Poi gli dedicherà un lungo pezzo. Devitini conosce e visita anche Pietro Valpreda, l’anarchico accusato in un primo tempo per piazza Fontana. Ne trae l’impressione di un uomo onesto. Diventa amico della famiglia Armani e di molte modelle. Un giorno lo stilista lo convoca perentoriamente al telefono: “C’è qui Brad Pitt, va subito visitato.” Risposta: “Chi è ‘sto Pitt? Mi spiace, ho un paziente” Questo è el dutùr Giorgio Devitini.

Gian Luca Caffarena



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