Quel gran genio di Fibonacci: da “Bugia” a verità


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 La noia e l’allergia per la matematica possono essere dimenticati nello spazio di un libro. Personaggi straordinari sono i pionieri del nostro sapere. Ricordiamoci da dove veniamo e di chi ha spedito i “bagagli” della conoscenza fino ai giorni nostri.

Il cammino della matematica, dal Medioevo fino all’epoca contemporanea, è fatto di un fascinoso percorso. Eppure, la scienza dei numeri – che ha influssi così ‘regolatori’ e basilari nel nostro quotidiano – sfugge spesso alla nostra considerazione storica.

Siamo nel XII secolo, e attorno al 1185, Leonardo da Pisa segue il padre, funzionario della dogana, nel viaggio che li condurrà al porto nord – africano di Bugia (Algeria).

Sarà l’inizio di una straordinaria storia che, ignorata dai più, ha influenzato la nostra vita, forse come poche altre scoperte. Leonardo da Pisa (in arte “Fibonacci”, soprannome coniato nell’ottocento dallo storico Guillaume Libri) a seguito di quel primo viaggio, divulgò in Europa il sistema metrico decimale scrivendo, nel 1202, il “Liber abbaci” – importantissimo testo di algebra del tempo e frutto dei suoi viaggi e studi – appreso dagli indiani e dagli arabi sulla Via della Seta mentre questi trafficavano sulle coste del Mediterraneo.

   Keith Devlin, con “I numeri magici di Fibonacci” – Rizzoli, euro 18,00, ci guida, con la storia dei numeri, nell’esplorazione avventurosa di un’epoca lontana ma seducente. L’autore, pur se professore di matematica (insegna a Stanford, negli Stati Uniti), usa un linguaggio comprensibile anche dai non addetti ai lavori (servendosi pure, dove possibile, d’illustrazioni e schemi).

    La famosa sequenza numerica di Fibonacci, che è nascosta in molti fenomeni naturali e avevamo già incontrato ne ‘Il codice Da Vinci’ di Dan Brown, grazie a Devlin, ci appare nella sua chiarezza e razionalità. Comprenderemo, inoltre, perché la figura di Fibonacci (considerato il maggior matematico del Medioevo) non ha avuto la fortuna che meritava, al contrario di altri scienziati e matematici apparsi nei secoli successivi.

    E’ davvero un saggio godibile e istruttivo quello di questo insegnate ‘prestato’, con eccellenti risultati, alla divulgazione scientifica.  La vita di Fibonacci è in parte oscura, perché pochi e scarni documenti sono sopravvissuti per poterla illuminare, ma questo non fa che rendere la sua figura più affascinante. L’autore descrive Pisa (uno dei fulcri del mondo Occidentale in quel tempo) e quel mondo medioevale, con uno scrivere scorrevole e misurato (appena 224 pagine) stampato – tra l’altro – in piccolo e comodo formato.

   Una dimostrazione di opera certosina applicata alla Storia, quella di Keith Devlin,  senza essere per questo tediosa o prolissa (o, peggio, incomprensibile).

   La via della divulgazione è importante come lo fu, un tempo, la via della seta (è essenziale che lo scrittore e l’editore, nel loro ambito, ne tengano conto – e in questo caso l’hanno fatto).

   La sequenza di Fibonacci richiama anche alle concatenazioni storiche, al fiorire della civiltà, al di là e al di sopra del soffermarsi su quelle ‘brutture’ che l’Uomo, nel suo lato oscuro, è capace di realizzare.

  L’Uomo rimane comunque ‘magico’, come i numeri di Fibonacci.

  Danilo Stefani

 



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