Il futuro dell’editoria e’ sul pc? Risponde Alessia Spigariol


Add to Flipboard Magazine.

Da un lato si pubblicano sempre più titoli e nuovi editori nascono e crescono, nel frattempo le librerie tendono a chiudere e quello della carta stampata sembra il settore dove le regole de marketing sono sovvertite. Solo a Roma negli ultimi mesi hanno chiuso le piccole librerie storiche come Remainders, Bibli e la Croce e sembra che il tasso di mortalità dei piccoli punti vendita sia di due a settimana, fagocitati dalle grandi catene. I libri sono sempre di più ma hanno una vita sempre più breve sugli scaffali, anche i grandi punti vendita ne ordinano una o due copie (sai mai la chiedano) e poi basta. Nel frattempo nascono identità sempre più liquide in cui accanto alla carta c’è l’elettronica, il frullatore, il cellulare e i dischi, forse nel tentativo di intercettare il lettore nascosto. E poi l’e-book, di cui tanto si parla ma i cui numeri sono ancora poco significativi, perchè gli amanti delle parole scritte hanno anche una grande passione per la carta, il suo profumo, il rumore delle pagine, i colori della copertina e così si entra in un mondo che oltre razionale diventa emotivo, una esperienza affettiva. Insomma, quella dell’editoria è una realtà complessa in cui spesso si naviga a vista e che sembra in declino. Abbiamo chiesto ad Alessia Spigariol, editor di Guerini e associati di Milano, di aiutarci a capire dove si sta dirigendo l’editoria italiana.

 

Si pubblicano circa 50mila titoli l’anno ma si legge sempre meno, non è un controsenso?

Dai dati contenuti nel Rapporto L’Italia dei libri. Un anno, le stagioni, due trimestri a confronto presentati il 23 marzo dal presidente del Centro per il libro e la lettura, Gian Arturo Ferrari sono poco meno di sei milioni gli italiani con più di 14 anni che hanno letto, nel 2011, tra i 9 e i 12 libri

Un dato significativo, che ben evidenzia l’anomalia italiana. Non è tanto l’implosione editoriale -comune anche ad altri Paesi, vedi ad esempio Francia e Spagna – a caratterizzarci, quanto piuttosto la percentuale bassa di lettori cosiddetti ‘forti’ o ‘abituali’.

Personalmente, condivido le proposte di Marco Cassini della Minimum Fax e, prima ancora, il manifesto di Marcos y Marcos, che hanno alimentato un vivace dibattito culturale sulla decrescita editoriale approdato anche sulle pagine culturali dei più importanti quotidiani. In un mondo – e in un mercato – dominato dai grandi gruppi editoriali e invaso spesso da titoli inutili o costruiti come pure operazioni di marketing, trovo sempre più valore nel coraggio dei piccoli e medi editori e nelle sigle indipendenti, per altro numerose e vivaci. Soprattutto credo nella costruzione di (pochi) progetti editoriali selezionati con cura, realizzati con professionalità, seguiti e sostenuti con passione. Solo preservando e rinforzando il nostro patrimonio di competenze – senza pregiudizi o chiusure nei confronti del nuovo che avanza – possiamo attraversare questo periodo di crisi.

Insomma meno quantità e più qualità su cui investire, in effetti spesso vengono fatte operazioni di pubblicazione di mille copie, per vantare un catalogo ampio e coprire i costi di produzione… ma quali sono a Suo parere i settori più interessanti?

La narrativa continua a essere il genere di lettura prediletto dagli italiani (il 61% dei libri letti sono libri di narrativa e letteratura). Noi di Guerini invece operiamo quasi prevalentemente nella saggistica e in questo ambito ho fiducia in una divulgazione seria e documentata sui grandi temi sociali. Gli snodi fondanti del nostro vivere, dalla politica all’economia alla giustizia al lavoro alla salute, affrontati senza inseguire con frenesia l’attualità e la cronaca, ma cercando di proporre riflessioni e approfondimenti di respiro più ampio. Scientificamente rigorosi ma accessibili a tutti.

Alcuni editori si stanno aprendo alla possibilità dell’ebook, altri si sono sposati sul printing on demand, voi rimanete fedeli al fascino della carta, a suo parere il futuro del libro è sullo schermo del tablet?

L’editoria digitale è in questo momento al centro dell’attenzione e comporta una progressiva ridefinizione delle regole che coinvolge tutti, dagli autori agli editori, dai librai ai lettori. Rimane, a mio avviso, difficile orientarsi e fare previsioni. Il libro elettronico rappresenta appena l’1,1% del mercato italiano nel 2011 (567 mila gli acquisti di e-book, contro i 22,7 milioni di copie cartacee), ma è raddoppiata la quota di lettori. La sensazione è, in ogni caso, quella di una rotta ormai segnata. Noi non abbiamo pregiudizi nei confronti del digitale e siamo aperti al nuovo, anche se, per ora, la nostra produzione è ancora decisamente su carta. Conduciamo alcuni esperimenti sul digitale, una sorta di carotaggio esplorativo che integra, non sostituisce, il cartaceo. E’ avvenuto ad esempio di recente con alcuni titoli importanti della collana Sguardi sul mondo attuale

La conversione all’ebook è voglia di innovazione o necessità di contenere i costi?

Principalmente un’innovazione, che come tutte le innovazioni ha dei risvolti economici.

La teoria di Chris Anderson sulla coda lunga sostiene che esiste un mercato della ‘nicchia’ che permette di vendere e bene anche titoli poco di cassetta, sfruttando la Rete. Voi quanto vendete nelle librerie e quanto su Amazon e ibs?

Assolutamente vero: Amazon ha dimostrato che si può fare business anche sulle code. La nostra quota di vendite on line è ampiamente sopra la media, fatto questo motivato da un pubblico di lettori forti, con gusti precisi, e avvezzo all’utilizzo di internet. Per fornire alcuni dati, la vendita on line di prodotto cartaceo si aggira in Italia intorno all’8-10% del mercato, noi ci posizioniamo intorno al 12-15%

Cosa ritenete vorrà il lettore nel prossimo futuro, la mia impressione è che il lettore medio non sappia bene quello che vuole ma che sia supino a chi gli propone meglio il prodotto…

Ci sono molti tipi di lettori ed è difficile capire cosa vogliano…di certo ogni editore sa di poter contare su un pubblico interessato alle sue proposte, ma siamo anche consapevoli che è necessario individuare strategie, oggi nuove, per raggiungerli. Credo che sia difficile portare le persone in libreria, quelle che ci vanno sono sempre le stesse, per catturare nuovi lettori occorre avvicinare il libro ai luoghi di incontro, portare il libro quasi a domicilio, porgerlo con umiltà ma creando un interesse.

J.R.M.

 

 

 



Devi essere registrato per inviare un commento Entra o registrati