Arrivato in Italia farmaco rivoluzionario per l’Epatite C


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Boston, 12 novembre 2012 – Finalmente è arrivato anche in Italia boceprevir, il primo di una classe di farmaci inibitori della proteasi, che agisce direttamente sul virus dell’Epatite C: il suo meccanismo d’azione sta producendo una rivoluzione contro la più insidiosa malattia del fegato, che nel mondo colpisce due persone ogni ora e rappresenta la prima causa di decesso per malattie infettive trasmissibili. Con questo farmaco, il sogno di eradicare completamente un virus temibile sta finalmente diventando realtà.

Analogamente a quello dell’Epatite B, il virus dell’Epatite C può cronicizzare nel 60-70% dei casi e chi diventa portatore cronico è esposto a gravi danni epatici, come sottolinea Antonio Gasbarrini, Professore ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Cattolica del S. Cuore, Roma, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Gastroenterologia, Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Roma e Presidente Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE), «solo il 15-20% dei pazienti che vengono in contatto col virus riescono a guarire dall’infezione spontaneamente, mentre la maggioranza evolve in un’infezione cronica. In questo caso l’organismo può convivere per molti anni col virus, che però in maniera subdola nel 20-30% dei casi può arrivare a causare una malattia del fegato severa, come la cirrosi e l’epatocarcinoma».

Risultato efficace contro l’HCV di genotipo 1, il più temibile, perché rappresenta il 60% delle infezioni globali ed è più refrattario ai trattamenti, boceprevir, aggiunto alla terapia standard con interferone peghilato e ribavirina, riesce a raddoppiare e addirittura triplicare la percentuale di guarigione dei pazienti, arrivando al 67% nei soggetti che avevano ricevuto il farmaco per 44 settimane.

«Boceprevir agisce diversamente dalle terapie standard che potenziano il sistema immunitario e ad esso delegano la risposta antivirale – spiega Savino Bruno, Direttore della Struttura Complessa di Medicina Interna a indirizzo Epatologico presso l’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano Boceprevir aggredisce il virus HCV con un’azione diretta, inattivando le proteasi, gli enzimi che consentono all’HCV, una volta entrato nell’organismo, di replicarsi all’interno delle cellule epatiche. Il blocco enzimatico inibisce la replicazione virale e l’eradicazione, una volta raggiunta, è definitiva».

Per più di un milione e mezzo di italiani con infezione cronica da virus dell’Epatite C la buona notizia è che il farmaco ha superato con successo l’esame della Commissione e del Consiglio di Amministrazione di AIFA. L’Agenzia ha, tuttavia, disposto che il suo utilizzo sia monitorato attraverso Registri che, a tutt’oggi, non sono stati ancora attivati.

 

A tal proposito Ivan Gardini, Presidente EpaC Associazione Onlus dichiara: «ci auguriamo che l’Aifa comprenda l’urgenza della situazione: c’è in gioco la vita di molti malati alle prese con una malattia in stadio avanzato. Auspichiamo che in futuro si prenda in considerazione la possibilità di rendere più flessibile il processo autorizzativo e istituire corsie di rapida approvazione per i pazienti a rischio più elevato come i trapiantati e i cirrotici».

La potenza di boceprevir, efficacissimo capostipite di una nuova classe di farmaci, ha dimostrato di estendere i suoi effetti anche nei confronti delle donne affette dal virus in menopausa o post-menopausa, per le quali, il trattamento standard a base di interferone peghilato e ribavirina ha dimostrato di non apportare i benefici sperati.

Come recentemente dimostrato da studi che per la prima volta prendono in considerazione le differenze di genere in epatologia, l’insorgenza della menopausa, caratterizzata dalla diminuzione dei livelli di estrogeni circolanti, determina un progressivo aumento dell’attività infiammatoria, sia a livello generale sia a livello epatico e un’accelerazione della progressione della fibrosi epatica, che nel giro di pochi anni può portare alla cirrosi.

Nel periodo menopausale aumentano nel sangue e nel fegato i livelli di alcune citochine, come TNF-alfa e IL-6, che sono fattori cruciali nella risposta ai trattamenti antivirali standard. In uno studio italiano prospettico su 1.000 pazienti con malattia epatica compensata da Epatite C, dei quali 442 erano donne, è emerso che le donne in post-menopausa trattate con interferone e ribavirina raggiungono una Risposta Virologica Sostenuta (SVR) con minore frequenza rispetto alle donne in età riproduttiva sottoposte al medesimo trattamento: 46% contro 67,5%.

Secondo Erica Villa, Professore Ordinario di Gastroenterologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, che per prima ha studiato la diversa risposta ai trattamenti da parte delle donne in menopausa affette da Epatite C, «boceprevir è un farmaco dall’azione potente, che riesce a bypassare lo stato infiammatorio più elevato che colpisce la donna in menopausa. È, infatti, in grado di migliorare drasticamente la risposta delle donne in menopausa rispetto alla terapia antivirale standard, dimostrando un notevolissimo recupero della Risposta Virologica Sostenuta, che ha raggiunto oltre il 60% di negativizzazione dell’HCV RNA a fine terapia».

Boceprevir è il frutto dell’impegno nella ricerca di MSD, l’azienda farmaceutica che da oltre 30 anni è al fianco di medici e pazienti nella lotta contro le infezioni virali. In tutti questi anni MSD ha centrato gli obiettivi più importanti della ricerca nel settore avendo messo a punto tutte le molecole capostipiti del trattamento: dal primo interferone al primo interferone peghilato, dalla prima terapia di combinazione ai vaccini per le epatiti di tipo A e B fino ad arrivare ai giorni nostri con il primo inibitore della proteasi.

Ma la ricerca MSD non si ferma: sono stati appena avviati due studi clinici di Fase II sul composto MK 5172 per il trattamento dell’infezione da Epatite C cronica di genotipo 1.

“MSD investe ogni anno 8.1 miliardi di dollari in Ricerca e Sviluppo, il 18% del suo fatturato. È grazie a questi solidi investimenti che possiamo essere in prima linea nella lotta contro le epatiti virali attraverso prodotti innovativi che hanno cambiato i paradigmi della cura. La scienza avanza rapidamente” ha dichiarato Pierluigi Antonelli, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia “e l’avvio di questi nuovi studi clinici è solo il prossimo passo nei nostri sforzi volti allo sviluppo di nuovi regimi terapeutici senza interferone per il trattamento dell’Epatite C cronica”.

MK 5172 è un inibitore della proteasi di seconda generazione che ha mostrato una potente attività antivirale in vitro su diversi genotipi del virus HCV e un’alta barriera alle resistenze. Si tratta di una molecola che può essere assunta oralmente una sola volta al giorno e senza l’aggiunta di interferone. I trials clinici valuteranno il composto in regimi di trattamento su un ampio spettro di pazienti affetti da infezione cronica da virus C dell’Epatite.

Nei prossimi anni MSD sarà l’unica azienda in grado di fornire il portfolio completo dei farmaci per il trattamento del paziente con Epatite C, con una serie di promettenti molecole (almeno 12) con meccanismi di azione complementari in grado di raggiungere un altro importante obiettivo: bloccare la replicazione del virus.



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