Race for the Cure, una corsa contro il cancro


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Spesso sono i grandi di dolori a far compiere grandi azioni e a trasformare una iniziativa in memoria di qualcuno in un progetto che aiuta l’intera umanità.

E’ il caso dell’americana  Cucinotta-Banfi, fondatrice della non-profit seconda solo al governo degli Stati Uniti per finanziamenti alla ricerca, ideatrice della Komen Race for the Cure, una corsa di 5km o una passeggiata di 2 km aperta a tutti, per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione, raccogliere fondi ed esprimere solidarietà alle “Donne in Rosa”, donne che si confrontano con questa malattia.

La corsa, che torna a Roma il prossimo 19 maggio con partenza dal Circo Massimo e che ha scelto come madrine le attrici Maria Grazia Cucinotta e Rosanna Banfi,  fu creata  per ricordare la sorella e ha, come fulcro delle sue attività, l’obiettivo di battere il cancro al seno nel mondo.

“In trentadue anni- dichiara Nancy Briener – l’associazione ha investito nella ricerca la straordinaria somma di 750 milioni di dollari. Più di un 1.5 bilioni di dollari sono stati investiti in programmi di educazione e nel sostegno economico e sociale alle donne e alle famiglie che affrontano il tumore per pagare le spese quotidiane di quante  non possono lavorare, per  l’acquisto di parrucche, di protesi e per le spese non coperte dalle assicurazioni sanitarie”.

La lotta contro il cancro si misura in base ai risultati e sono i numeri a fare da padroni: dal 1990 la percentuale di morte per cancro al seno, negli Stati Uniti, è diminuita del 33% e la percentuale di sopravvivenza su diagnosi precoce è oggi del 98%. La ricerca scientifica, l’affinamento delle terapie, l’innovazione tecnologica e la diagnosi precoce  sono gli elementi necessari per poter battere sul tempo l’incedere della malattia.

E’ di questi giorni la notizia diffusa dalla rivista scientifica Lancet Oncology circa i risultati di un maxistudio, condotto in Italia in collaborazione con clinici australiani, che ha visto come primo autore Stefano Ciatto, luminare della diagnostica e deceduto un anno fa a causa di un incidente automobilistico, che prevede l’utilizzo di un macchinario per mammografia in 3D. Questo tipo di esame offre al medico immagini migliori rispetto a quelle ottenute con strumenti tradizionali ed espone la donna anche a una dose inferiore di radiazione. Il suo valore aggiunto è che consente di studiare la mammella a strati permettendo così l’individuazione di un numero maggiore di tumori. Ciò significa che mentre con le apparecchiature fino ad oggi utilizzate si riescono ad individuare 5,3 tumori su 1000 screening effettuati, usando anche quella in 3D si sale a 8,1.

Nancy Briener lo sa bene: la ricerca è dunque fondamentale e la raccolta fondi per sostenerla è un’attività che salva la vita a migliaia di donne; nel 1983 al primo nastro di partenza, Race for the Cure a Dallas registrò 800 partecipanti. Nella sola tappa romana delle scorso anno gli iscritti sono stati oltre 50.000 e quest’anno,  con una tre giorni di festa, informazione e condivisione a partire da venerdì 17 maggio è atteso un numero ancora più grande. Vedere così tante donne indossare la maglia rosa, simbolo della vittoria sulla malattia, è il più bel segno di speranza ed impegno che si possa vedere in un solo colpo d’occhio nel percorso che si snoda nel cuore di Roma, tutto intorno al Colosseo. Una gioia che si ripeterà, tra i 152 appuntamenti nel mondo, a Bari il 27 maggio e a Bologna il 29 settembre.

Lavinia Macchiarini

 



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