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Giorgio Canali… La sua musica in “Tempesta”

Giorgio Canali… La sua musica in “Tempesta”
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giorgio_canaliVenerdi 12 luglio si è concluso uno dei più importanti festival musicali italiani, lo Sherwood Festival. Radio Sherwood, la storica radio padovana da molti anni organizza un mese di concerti, dibattiti, esibizioni artistiche. Il parcheggio dello stadio Euganeo di Padova si trasforma in un teatro perfetto, per una realtà ormai storica in città.

Un mix di emozioni intense che spaziano dalla musica, alla politica, alla cultura e allo sport, nel segno dell’indipendenza.

L’ultima serata infatti ha visto esibirsi sul palco del Festival numerosi gruppi rock indie. La Tempesta nella Foresta, questo il nome dell’evento, nel quale si sono esibiti diversi artisti  del panorama indipendente italiano: Tre Allegri Ragazzi Morti, Pan del Diavolo, Massimo Volume, Giorgio Canali e Rossofuoco, e molti altri.

Proprio al più importante ospite della serata, Giorgio Canali, abbiamo fatto alcune domande, riguardo  se stesso, la sua musica, e sul circuito indipendente italiano.

Giorgio Canali non ha bisogno di presentazioni, lui per chi ama il rock in Italia, è un artista e un produttore, che tutta Europa ci invidia.

 

La Tempesta è diventata, e sta diventando, un collettivo di artisti davvero importante, forse più grande del Consorzio Produttori Indipendenti, un’etichetta che ha prodotto per te, con te, della quale hai fatto parte, credi che queste realtà con gli anni possano sopravvivere o sarà difficile mantenere separato il business sfrenato dalle realtà più “intime” e critiche come la Tempesta appunto?

E’ una questione di quanto la gente è idiota o quanto la gente  è intelligente. E’ un problema di popolo, e siccome come dice Jorge Luis Borges: “La maggior parte della gente è tonta”, la risposta la dai da solo. La maggior parte della gente vota come sai, che sia quello pelato o quello meno pelato, perciò il problema non è nel movimento musicale o meno, il problema è nel movimento mentale. Siamo nati per soccombere.

 

Domani qui all’Euganeo ci sarà il concerto di Jovanotti, che sarà aperto dai Tre Allegri Ragazzi Morti. Te che hai lavorato con loro, e te che stimi molto Lorenzo, se puoi esprimerci le tue sensazioni su questa accoppiata, e se ritieni che aprire un “concertone” come questo, possa in qualche modo allontanare i Tre Allegri dal loro circuito indipendente e di nicchia.

Se il circuito indipendente e di nicchia è fatto da teste di cazzo si, se il circuito è fatto da persone intelligenti no, il problema è quello. Io non voglio nella mia vita un pubblico di teste di cazzo con la puzza sotto il naso che non appena c’è qualcosa che va fuori dal seminato, oppure dai loro ideali di merda non va più bene, non mi interessa. Nella mia vita, ho 55 anni, non ho mai cercato l’altra sponda  della cosa, però nel momento in cui le due cose si possono sfiorare non vedo perché non debbano farlo. I CSI hanno suonato prima di Lorenzo, Vasco Brondi (Le Luci Della Centrale Elettrica), ha suonato prima di Lorenzo. Entrambi ne hanno avuto un po’ di giovamento. Lorenzo dal suo punto di vista ha un mondo che si muove in maniera meno codificata. E’ un’opportunità per chi piccolo si trova in una situazione grande. Le cose hanno  un valore in se stesse.

 

Hai più volte detto in questi anni che gli Afterhours sono uno dei gruppi più importanti ed intelligenti del rock italiano, Manuel Agnelli, il cantante degli After, nella tua biografia dice: “C’è una grande dose di romanticismo nel rappresentare con rabbia quello che ti succede, anche quando è negativo, e in questo io credo di sentirmi molto vicino a Giorgio”. E’ anche per te , nella tua musica, così forte questa affinità, tra romanticismo e rabbia?

E’ normale, la rabbia è l’amore, l’amore è rabbia, non c’è un cazzo da fare, senò poi diventa dammi tra parole, quindi l’amore è rabbia. L’amore e la rabbia sono due sentimenti molto vicini, possono convivere in pieno, uno non esclude l’altro, anzi, si richiamano l’uno nell’altro. 

 

Poi una cosa scontata, ma forse non troppo. In poche parole cos’è per te il Rock?

Non lo so, per me il rock è… Il Rock and Roll è morto con Buddy Holly, era una frase di American Graffiti, un film di George Lucas del Settanta e qualcosa, Settantacinque Settantasei, non ricordo esattamente, parlava degli anni Sessanta quindi voglio dire… Il Rock and Roll è morto con Buddy Holly, tutto quello che c’è stato dopo è un altro Rock and Roll.

 

Quello che fai te lo puoi definire Rock and Roll?

Quello che faccio io è merda, è diverso, è merda buona (sorride).

 

Tanta gente però questa sera si è fiondata al tuo live.

Vorrei anche vedere, sono tredici anni che sto qui a fare queste cose, se non viene la gente mi sparo. La tempesta è un concetto molto particolare, è venuta fuori per caso, ne sono responsabile di questo caso, però alla fine sai, la Tempesta è una bella accozzaglia di menti malate che si incrociano. Non tutto quello che fa la Tempesta mi piace, anzi, ci sono delle cose che mi fanno veramente cagare, però il sistema è fighissimo, cioè ognuno è suo, suo di sé, capito? Però tutti assieme abbiamo una bandiera comune. Da un certo punto di vista è molto meglio del Consorzio (ndr Consorzio Produttori Indipendenti), dove c’erano dei direttori artistici, delle persone che gestivano la cosa, e spesso le cose che uscivano facevano veramente cagare.

E’ una specie di tatuaggio che abbiamo sulla pelle, essere della Tempesta non vuol dire fare parte di un’ etichetta, vuol dire fare parte di una corrente mentale.

Francesco Mazzetto

 

redazioneBonVivre

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