Rilevare l’Apnea Notturna per non mettere a rischio la vita


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APNEA NOTTURNAIn Italia 1.582.000 persone soffrono di Apnea Notturna senza saperlo e spesso l’unico sintomo, che passa inosservato, è un forte russamento.   Questa patologia è ancora più diffusa nei pazienti portatori di pacemaker, aumenta il rischio di mortalità e il rischio di sviluppare comorbidità cardiovascolari.

Intervista al dottor Alberto Braghiroli, Dirigente Medico, Divisione di Pneumologia Riabilitativa, Fondazione “Salvatore Maugeri”, I.R.C.C.S., Istituto Scientifico di Veruno (NO)

 

Cos’è la Sleep Apnea e come si manifesta?

Le apnee nel sonno sono una patologia molto diffusa causata dal fatto che esiste una zona del nostro apparato respiratorio che è in comune con l’apparato digerente: non si tratta di un tubo rigido, ma di un condotto che deve utilizzare la muscolatura per mantenere l’apertura delle vie aeree. Questa muscolatura tende normalmente a rilassarsi durante il sonno, ma alcune persone sono predisposte ad avere un rilassamento esagerato, quindi le pareti della gola cominciano a vibrare e la vibrazione causa il russamento, che di per sé non è una patologia. Tuttavia alcune forme di russamento, nelle quali le vibrazioni sono esagerate e cominciano a rendere difficile il passaggio dell’aria, diventano una malattia vera e propria perché il nostro organismo non è più in grado di assicurare un’ossigenazione adeguata.

 

Quali persone sono predisposte alla Sleep Apnea?

Inizialmente – è da una trentina d’anni che ci si è resi conto dell’entità e delle caratteristiche del problema – si pensava che il problema fosse fondamentalmente morfologico perché vedevamo persone molto obese, con un collo ingrossato, oppure persone che avevano le tonsille o l’ugola molto grosse: erano prevalentemente condizioni morfologiche che predisponevano al collasso delle vie aeree. In altri termini, in un collo molto grasso la forza che viene dall’esterno tende a far collassare le pareti della gola e viceversa: se all’interno della bocca abbiamo delle strutture molto voluminose, ovviamente anche queste tendono a creare ingombro e durante il sonno, quando la muscolatura si rilassa, l’aria fatica a passare. Oggi invece sappiamo che, nella maggior parte dei casi, il problema è di controllo della muscolatura, per cui ogni singolo paziente ha un bilancio differente che determina l’incapacità di mantenere una corretta apertura delle prime vie aeree: in alcuni casi lo si può prevedere dall’aspetto fisico delle persone, ma nella maggior parte dei pazienti questa problematica è particolarmente difficile da identificare.

 

Come si fa la diagnosi?

Esistono due grandi gruppi di pazienti, in relazione alla gravità con cui si manifestano le apnee. Si stima che in Italia il 4% della popolazione maschile e il 2% della popolazione femminile, quindi circa 2 milioni di persone, soffrano di un’importante alterazione della struttura del sonno indotta dalle apnee e di conseguenza manifestino sintomi che hanno una ripercussione sulla qualità della vita, in particolare una sonnolenza rilevante durante il giorno. Al risveglio, questi pazienti si rendono conto che il sonno non è stato riposante, non si sentono freschi, avrebbero ancora voglia di dormire, spesso al mattino hanno un po’ di mal di testa, si sentono poco lucidi. In questi pazienti, il problema vero è imparare a riconoscere i sintomi associati all’apnea notturna: sonnolenza durante la giornata, che nei casi più gravi può sorprendere tutte le volte che cala l’attenzione (mentre si è in riunione o davanti alla televisione), capacità di concentrazione ridotta, una minore memoria a breve termine, riduzione della lucidità: tutti sintomi difficili da correlare a qualcosa che succede durante il sonno, perché ovviamente durante il sonno non abbiamo la coscienza di ciò che succede.

Nell’altro gruppo rientrano quei pazienti affetti da una forma grave che, pur avendo le apnee, non hanno una sintomatologia durante il giorno che li aiuti a identificarle. Questa tipologia di pazienti rappresenta il 4% della popolazione, a cui si aggiungono un altro 20% della popolazione maschile e 10% della popolazione femminile che soffrono di apnee di quantità e gravità variabili. Le apnee, anche se asintomatiche, in un paziente affetto da altre patologie importanti di origine metabolica e vascolare che predispongono all’arteriosclerosi, o da una patologia cardiaca rilevante, come ipertensione grave, aritmia, fibrillazione atriale, un infarto subìto o problemi cerebrovascolari, comportano un aumento del rischio specifico per la patologia cardiovascolare.

Per le apnee di questo gruppo, è il medico che dovrebbe rendersi conto che c’è qualcosa che non funziona, perché spesso in questi casi i pazienti vengono intercettati quando le apnee hanno già causato altre problematiche e sono già in trattamento per una patologia cardiovascolare, difficile da mantenere sotto controllo perché, non curando le apnee, non si interviene su un fattore di rischio rilevante. Un esempio classico è quello delle aritmie, in cui i pazienti hanno la necessità di un pacemaker per curare un disturbo del ritmo e nel 50% presentano un disturbo respiratorio durante il sonno.

Questo ovviamente non significa che sia sufficiente curare le apnee e non si debba impiantare il pacemaker, ma limitarsi a mettere un dispositivo cardiaco in genere non permette di individuare e curare l’apnea notturna. Una importante novità in questo campo è data da un pacemaker di nuova generazione che consente da un lato di fare un test di screening, quindi di individuare la presenza delle apnee in persone che invece sono totalmente inconsapevoli, e dall’altro di tenere sotto controllo nel tempo le apnee così da trattarle correttamente e assicurarsi che anno dopo anno non si ripresentino.

 

Come riconoscere la Sleep Apnea se si dorme di fianco a una persona che manifesta le caratteristiche da lei descritte?

Gli uomini in genere sono russatori sonori, quindi sono un po’ più facili da individuare. Si tratta di un russamento rilevante, fastidioso per le persone che dormono vicino, russamento interrotto dalle apnee in cui il paziente smette effettivamente di respirare: questo è naturalmente molto allarmante per chi sta a fianco dell’apnoico che solitamente incomincia a scuotere la persona cara nel timore non riprenda a respirare.

Da questo punto di vista si può stare tranquilli: l’apnea si interromperà sempre perché i meccanismi automatici dell’organismo permettono di riprendere la respirazione che solitamente produce un brusco rumore di sblocco che cattura l’attenzione. In questo caso, senza allarmismi in quanto le apnee sono patologie che probabilmente datano già da mesi o anni, bisogna chiedere aiuto in un Centro che sia in grado di gestire questa patologia.

 

A chi bisogna rivolgersi e quali sono gli specialisti coinvolti nella gestione della SAS?

La patologia è multidisciplinare: neurologi, pneumologi e otorinolaringoiatri sono perfettamente in grado di gestire la patologia. La diagnosi richiede sempre un esame strumentale semplice che controlla la respirazione del paziente durante il sonno. Esiste una rete di Centri del sonno, e in particolare ne esiste una di tipo multidisciplinare, la rete dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, i cui Centri sono elencati nella mappa del sito dell’AIMS (www.sonnomed.it). Anche i Centri Pneumologici sono tutti censiti dall’Associa-zione Italiana degli Pneumologi Ospedalieri (AIPO) (www.aiponet.it) e gli stessi otorinolaringoiatri sono in grado di fare la valutazione iniziale delle persone che hanno questo tipo di problemi.

L’approccio è multidisciplinare perché è multidisciplinare il trattamento:

  • quello più efficace è l’utilizzo della CPAP (continuous positive airway pressure), una mascherina connessa con un sistema che manda una pressione positiva nelle vie aeree, impedendone il collasso
  • nelle forme meno gravi funzionano molto bene i dispositivi ortodontici che aiutano a collocare la mandibola in una posizione più anteriore, aumentando lo spazio delle vie aeree
  • ci sono poi casi trattabili chirurgicamente, soprattutto se c’è un grosso ingombro delle strutture faringee, tonsillari e del palato
  • infine abbiamo a disposizione anche terapie posturali per le persone che presentano il problema solo quando sono supine. In questi casi infatti esistono dei dispositivi elettronici che insegnano ad abbandonare questa posizione. Se il paziente si addormenta a pancia in su questi dispositivi inviano degli stimoli che inizialmente vengono riconosciuti durante il risveglio, ma poi col tempo e in maniera subliminale inducono il dormiente in posizione supina a spostarsi sul fianco, prevenendo così le apnee.

Il trattamento quindi prevede un ventaglio di possibilità, che devono essere scelte in maniera accurata per ogni singolo paziente da professionisti esperti di questa materia.

 

La polisonnografia

Polisonnografia è un termine che veniva utilizzato per un esame di laboratorio in cui alle persone venivano posizionati degli elettrodi per controllare la condizione e lo stato del sonno.

Oggi la tecnologia offre dei dispositivi piccoli e semplici, tranquillamente utilizzabili anche a domicilio, che permettono di registrare durante la notte l’attività respiratoria e l’attività cardiaca e di diagnosticare in modo molto semplice non solo la presenza di apnee, ma anche di individuarne la gravità, permettendo anche di individuare, nel caso sia necessario un trattamento, quale sia quello più opportuno. Questi dispositivi consentono di riposare in maniera assolutamente normale e fisiologica: si tratta di due bande elastiche da posizionare sul torace e sull’addome e di alcuni elettrodi per controllare l’elettrocardiogramma; una pinza morbida viene appoggiata sul dito e un piccolo sensore, che somiglia agli occhialini usati nell’ossigeno-terapia, viene inserito nel naso.

 

L’impatto sulla vita dei pazienti

Il problema della sonnolenza alla guida è un problema molto ampio. La sua causa principale è la carenza di sonno. Quando entra in gioco un qualunque motivo che altera il nostro sonno, la sonnolenza diventa particolarmente importante e le apnee sono solo una delle tante cause. Il problema è che non siamo educati a considerare la sonnolenza come un reale pericolo: se gli autisti professionisti sono in grado di conoscere e gestire la sonnolenza, l’utente occasionale della strada pensa invece di vincere la sonnolenza abbassando i finestrini e aumentando il volume dell’autoradio. In questi casi il pericolo è maggiore perché la sonnolenza può prendere il sopravvento e incidere sul numero e sulla gravità degli incidenti stradali.

Se si consultano gli archivi delle assicurazioni emerge che gli apnoici hanno un rischio doppio rispetto a chi non ha le apnee di avere un incidente stradale. Purtroppo non siamo in grado di prevedere, per ogni singolo paziente, se la persona andrà incontro a questo tipo di problema, l’unico predittore è un precedente addormentamento alla guida. Chi in passato si è riuscito a svegliare appena in tempo per evitare un incidente stradale dovrebbe essere particolarmente attento quando guida e non sottovalutare il pericolo.

Se si manifesta la sonnolenza bisogna utilizzare il classico sistema di accostare in un luogo sicuro, puntare la sveglia del cellulare e dormire 10-15 minuti, non di più perché altrimenti il problema peggiora. Un breve riposo è sufficiente per vincere la pulsione del sonno per almeno un paio d’ore e arrivare a destinazione in maniera sicura.

 

 

 



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